Due racconti
(“Convalescenza” e “il frutto della mia donna”) legati da un filo sottile, ma
robusto: nella vita puoi sapere cosa senti TU, ma non puoi – per quanto tu sia
empatico/a – sapere cosa provano gli altri. Anche se una persona ci sembra
felice, non è detto che lo sia davvero, anzi, forse quella persona prova una
cocente invidia nei nostri confronti pensando che siamo noi, quelli felici.
Ognuno di noi ha esigenze diverse e nessuno può pretendere di sapere cosa renda
felice una persona o cosa – al contrario – la faccia “avvizzire”. Siamo
creature fragili e complesse, bisognose di cure e attenzioni…
Due racconti
“corrosivi” e spiazzanti in cui disagi e sofferenze emergono da uno stile di
scrittura asciutto e ficcante.
Han Kang,
“Convalescenza” (“Convalescenza” e “Il frutto della mia donna”), Adelphi
Edizioni. Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra.
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