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LA BELLEZZA

lunedì 11 dicembre 2017

"Guida tascabile per maniaci dei libri" - The Book Fools Bunch. Edizioni Clichy



Il mondo dei libri è dominato da stranezze e paradossi, per cui se - da una parte - è vero che ogni anno vengono “sfornati” oltre due milioni e mezzo di titoli e che mai come ora  si è letto così tanto, è altrettanto vero che si leggono sempre meno libri.  Proiettati nella “giungla” delle parole  e delle immagini digitali, siamo sempre più schiavi di telefonini, schermi televisivi, tablet e PC. Si prediligono i post brevi e accattivanti sui social networks  ai romanzi o ai saggi, di sicuro più lunghi e impegnativi. In Italia, mediamente, meno di una persona su due ha letto almeno un libro in un anno. Ecco perché è nato “Guida tascabile per maniaci dei libri”, per opera di The Book Fools Bunch, nome dietro il quale si cela un misterioso gruppo di esperti e maniacali lavoratori dell'editoria italiana, con base a Firenze, che da anni oltre a proporre volumi che i grandi editori trascurano, si attiva organizzando flash mob, rave, performance, reading e altre simili «provocazioni» non istituzionali per sensibilizzare il nostro paese verso il problema della mancanza di attenzione al mondo dei libri. Come si può intuire già dal titolo, quello in questione non è un comune libro, bensì una sorta di “cartina” con la quale orientarsi al meglio nella scelta dei titoli da leggere. Stuzzicanti curiosità sugli scrittori più celebri, gli incipit dei libri più belli, stroncature di grandi capolavori ad opera di testate giornalistiche di rilievo o di autori famosi, elenchi di opere dal valore inestimabile, pensieri sui libri scaturiti dalla mente dei grandi della letteratura e molto altro ancora è possibile trovare in questa guida. E’ un libro atipico, ma indispensabile sia per i “divoratori di libri” sia per coloro che – al contrario – non sono abituati a leggere, ma vorrebbero avvicinarsi al mondo della letteratura con consapevolezza e serenità. E’ un libro che stimola il bisogno di leggere libri (perdonate la ripetizione); un libro che solletica la curiosità, un libro nato – per usare le parole di The Book Fools Bunch - come “atto d’amore”.  Amore per i libri, amore per le storie, amore per la bellezza e per l’orrore, amore per le donne e per gli uomini che hanno vissuto prima e accanto a noi e per quelli che verranno dopo di noi, amore per la memoria, per la vita, per l’amore. Tutte cose che sono dentro i libri e che stanno nei libri come non potrebbero stare in nessun altro luogo al mondo. Una “missione”, quella degli autori di questo volume, per permettere a tutti – lettori accaniti e non – di scoprire mondi, vivere avventure straordinarie, conoscere storie, sorridere e commuoversi attraverso le parole contenute nei libri.
Un consiglio: tenete carta e penna accanto a voi durante la lettura/consultazione di questa guida, così da poter prendere nota dei titoli che stimolano maggiormente la vostra curiosità e correre, subito dopo, in libreria o in biblioteca per soddisfarla!

martedì 28 novembre 2017

Mini post: "FAVOLE FUORILEGGE" di Nicolai Lilin. Einaudi.

Là dove sacro e profano si uniscono nascono le “Favole fuorilegge” di Nicolai Lilin. Ventiquattro piccole grandi perle tratte dalla saggezza siberiana, terra d’origine dello stesso Lilin. Favole fuori dagli schemi che celano insegnamenti essenziali per poter vivere una vita selvaggia, ma non priva di giustizia. Proprio come le favole di Esopo, anche quelle riportate dallo scrittore russo in questo libro posseggono – ognuna – una morale. C’è tutto, ma proprio tutto, qui: libertà, fiducia,  giustizia, speranza, onestà, misericordia, generosità, amore, dignità, astuzia, rispetto, bontà d’animo e altri valori o qualità dall’importanza incalcolabile; ma per mettere in luce questi punti sono indispensabili i rispettivi contrari: sete di potere, avarizia, disonestà, ingiustizia, avidità e ferocia inaudita, povertà e odio. Leggende che hanno come sfondo una natura selvaggia, infestata da spiriti, bestie parlanti, divinità e demoni; Folklore impregnato di magia, ma anche di fede: due cose che – qui – vanno perfettamente d’accordo se consideriamo il fatto che anche chi pratica la magia compie – in un certo senso – un atto di fede…  Un’illustrazione per ogni favola. Ogni disegno nasce dalla mano dello stesso Lilin, esperto tatuatore.

venerdì 20 ottobre 2017

Cosa accade quando siamo felici?



E’ strano come - cercando informazioni sulla felicità - si trovi solo ciò che la crea o la impedisce e non ciò che accade nel momento in cui la si conquista. Che cosa comporti realmente l’essere felici è assai difficile da sapere; perché non si sa come sia la felicità, ma una volta che si ottiene l’opportunità di provarla, si rischia di perdersi nel tentativo di trovarla ancora. La felicità è così effimera che tenerla stretta a noi diventa un’impresa non da poco, perciò  operiamo una costante ricerca, spesso senza accorgerci che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è sotto i nostri occhi. Pochi, invece, la trovano di continuo, perché hanno smesso di cercarla, iniziando, così, a vederla dappertutto. Forse, allora, la felicità crea dipendenza, come una specie di droga psicologica: più se ne ha, più se ne desidera e non si è disposti a condividerla con alcuno. Troppo raramente accade il contrario; non ci accorgiamo che “condividere” ha un significato ben diverso da “dividere”. Se cominciassimo a cambiare punto di vista, potremmo renderci conto che donando felicità agli altri, non ne rimane meno per noi perché è un bene illimitato cui tutti, indistintamente, abbiamo diritto. Proprio per la scarsa diffusione di questa prospettiva si scatena l’invidia in chi sente di esserne sprovvisto, nei confronti di chi, invece, sembra averla trovata. Dunque, stando a questi presupposti, siamo in grado di identificare, con maggior chiarezza, le conseguenze che scaturiscono dalla felicità. Di sicuro può succedere che diventiamo invidiosi, così come può accadere  che ci trasformiamo in persone dall’animo generoso. I generosi, però, si suddividono in due sottocategorie: i veri generosi e i buonisti di comodo. Sui primi ben poco c’è da dire se non che desiderano realmente portare agli altri la gioia di vivere; sui secondi, invece, è necessario spendere qualche parola in più. Il buonista di comodo non è spinto da un sentimento nobile e puro come la generosità, bensì da un senso di vanità, di esibizionismo, sfruttato per trarne un tornaconto personale, un possibile beneficio futuro.
Talvolta la felicità porta semplicemente altra felicità, in noi e negli altri, in modo quasi automatico. E’ naturale che ciò avvenga se attraversiamo tutte le fasi di questo sentimento: siamo felici, ci rendiamo conto di esserlo, accettiamo la nostra condizione serenamente e ringraziamo per averla ottenuta. Solo così saremo in grado di innescare quel meccanismo di reazione a catena che ci permetterà di attrarre sempre più felicità. Nelle suddette fasi di transizione si intravedono altre due conseguenze dirette della felicità: la gratitudine e la paura. Mentre la gratitudine ci permette di godere appieno del dono che ci  è stato fatto, la paura limita il nostro piacere. Ma perché così tanti hanno paura di provare una sensazione così bella? Perché, come afferma il personaggio di Charlie Brown, pensano che “ogni volta che si diventa troppo felici, accade sempre qualcosa di brutto”.
Anche l’avidità può essere conseguenza di una gioia profonda.  L’avidità vista però come un circolo vizioso in cui, citando Zigmunt Bauman (sociologo polacco, classe 1925) “non ci si ferma soddisfatti, e felici, quando un nostro desiderio si realizza. Piuttosto, ci si spinge subito a desiderare qualcos’altro che ci possa soddisfare in maniera migliore. Desideriamo il desiderio più che la realizzazione di esso”. Anche il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, prima di lui, sosteneva che “la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia”.  Entrambi ci trasmettono il messaggio che, nella vita, tutti abbiamo dei desideri che cerchiamo di realizzare. La frustrazione per il fatto di pensare che ci manca qualcosa, però, ci attanaglia e finche’  non otteniamo  ciò che stiamo cercando, saremo in preda al dolore. Una volta raggiunto il nostro obiettivo (se e quando  riusciamo a raggiungerlo) ci crogioleremo per un solo fugace attimo nella gioia, per poi cadere nella noia fino alla formulazione del successivo desiderio da rincorrere. Una specie di montagna russa, ecco cosa crea, a volte, la felicità. Fortunatamente, però, esistono anche persone “illuminate”, rese più sagge. Avendo fatto esperienza della felicità, questi individui divengono consapevoli che essa risiede nelle piccole cose, oltre che in quelle grandi; imparano ad amare la vita e, come se avessero una “meravigliosa malattia”, a “contagiare” inconsapevolmente anche chi sta attorno a loro, con questo sentimento positivo. Imparano che  non è così vero il luogo comune che domina la felicità e che la vede come una condizione pressoché irraggiungibile, sfuggente, ultraterrena, breve e inconsistente. Imparano che la felicità è un sentimento uguale per tutti (anche se ognuno la trova in cose diverse), ma che non tutti hanno il coraggio di accoglierla nelle loro vite. Certo, perché come afferma Holbrook  Jackson, scrittore del 1800, “la felicità è una forma di coraggio”. Chi trova la felicità, trova infatti un coraggio che non pensava di avere, uno status, una ricchezza interiore; perché non è la ricchezza che porta la felicità, ma la felicità che porta la ricchezza e per ricchezza – mi preme ribadirlo – non si intende espressamente quella in denaro, ma soprattutto quella interiore. La stessa cosa vale per il successo: Herman Cain, poliedrico personaggio statunitense, sostiene che “il successo non è la chiave della felicità. La felicità è la chiave del successo. Se ami quello che stai facendo, avrai successo”.
Il messaggio che tanti filosofi, tanti scrittori e tanti pensatori ci vogliono mandare è che non ci dobbiamo accanire nella ricerca della felicità perché tale ricerca “è una delle principali fonti di infelicità”, secondo Eric Hoffer (scrittore e filosofo dei primi del ‘900). Non dobbiamo nemmeno soffermarci a chiederci se siamo felici. John Stuart Mill ne è convinto e afferma: “Chiedetevi se siete felici e cesserete di esserlo”.
Sarebbe utile pensare alla felicità, guardare alla felicità come a qualcosa di meraviglioso che ci permette di crescere e di maturare quanto il dolore, ma senza tutti quegli “effetti collaterali” che esso comporta. E per corroborare questa teoria può essere emblematica l’affermazione di un aforista inglese vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900: “La felicità non porta la pace, ma una spada: ti scuote come un lancio di dadi sul quale hai puntato tutto, toglie la parola, annebbia la vista. La felicità è più forte di sé stessi e poggia il suo piede con fermezza sulla tua testa”.

mercoledì 18 ottobre 2017

"LE TEORIE FOLLI DELLA STORIA" di Philippe Delorme. Clichy



SOMMARIO
PREMESSA
-         IL MONDO FU CREATO SEIMILA ANNI FA
-         C’ERA UNA VOLTA LA GRANDE PIRAMIDE
-         QUEGLI ILLUMNATI CHE GOVERNANO IL MONDO
-         I COSACCCHI CONQUISTARONO L’AMERICA
-         GESU’ II, IL RITORNO
-         DEI VENUSIANI SULL’ISOLA DI PASQUA
-         GIOVANNA D’ARCO ERA UN UOMO
-         HITLER SI E’ NASCOSTO AL POLO SUD
-         L’UOMO NON E’ MAI ANDATO SULLA LUNA
-         NAPOLEONE DISCENDE DALLA MASCHERA DI FERRO
-         CRISTO SI ‘ FERMATO A SHINGŌ
-         CRO-MAGNON SAPEVA SCRIVERE
-         LA CINEPRESA PER VIAGGIARE NEL TEMPO
-         GLI EBREI VENGONO DALLO SPAZIO
-         GLI INGLESI RAPIRONO NAPOLEONE
-         LA FINE DEL MONDO ERA IERI
EPILOGO



Troppo spesso diamo per scontato l’assunto che la Storia sia una serie di fatti incontrovertibili; che essa non possa – nel senso che non dovrebbe - in alcun modo vacillare: se lo facesse, cadrebbero tutte le certezze alle quali ci aggrappiamo ogni giorno per giustificare le nostre azioni. E se la Storia fosse,  invece – come dichiarava Napoleone – “una serie di menzogne su cui ci si è messi d’accordo”? Se scoprissimo (o ci rendessimo conto) d’un tratto che ciò che noi chiamiamo Storia è una realtà – sì – ma di quelle studiate a tavolino da chi – sfruttando la fantasia, propria e/o altrui vuole ottenere vantaggi personali? Sarebbe estremamente doloroso perché emergerebbero, di noi, due caratteristiche di cui andare poco fieri: l’ignoranza e la facilità a credere. Perciò il dubbio amletico risulta non tanto “essere o non essere”, bensì “credere o non credere”. La mia risposta? Nessuna delle due cose. Si tratta – piuttosto – di chiedere; si tratta di cercare, di non fermarsi mai, neppure davanti ad una risposta che – ai nostri occhi – appare plausibile (se non addirittura possibile o accettabile). “Chi si ferma è perduto”.  Ma il mestiere dello storico non prevede “la contestazione o il relativismo. Il mestiere dello storico è quindi costrittivo e lascia poco spazio all’immaginazione […] sebbene sia impossibile pervenire a una piena oggettività nell’analisi dei fatti”. “[Uno storico può] solo tendere a delle porzioni di verità, proporre dei modelli senza imporli”. Un’altra qualità dello storico “deve essere l’umiltà, perché il suo passato avrà sempre le sue zone d’ombra, e non si può trovare una risposta a tutto”. C’è sempre qualcuno che, però, prova a strumentalizzare i fatti, gli accadimenti – da quelli assodati a quelli più vacillanti – per il proprio tornaconto, portando come vessillo un argomento che Philippe Delorme riassume così: “Una proposizione è vera perché niente dimostra che è falsa”. Lo scopo di questo libro è allora quello di tentare di scandagliare il pensiero di coloro che – con teorie strampalate, illogiche, ipercritiche, negazioniste, “parastoriche” o “pseudostoriche” – non fanno altro se non corroborare e far radicare ulteriormente (e paradossalmente) il lavoro degli storici.
Se leggerete “Le teorie folli della storia” per avere delle risposte univoche e delle verità schiaccianti, probabilmente finirete coll’avere ancora più domande, più dubbi e più incertezze, ma – in fondo – il bello sembra essere rappresentato dalla ricerca. Il tragitto che compiamo per arrivare alla meta è, spesso, più edificante della meta stessa. Lodevole il lavoro di ricerca compiuto dall’autore – Philippe Delorme – per sgretolare le macchinazioni più contorte, i giochi illusionistici dei detrattori della Storia. Molti dati vengono posti sul piatto per sfatare leggende metropolitane o bufale ben congegnate. Accuratezza e ricchezza di particolari fanno di questo libro un valido strumento per la demistificazione di alcune teorie, ma è bene ricordare che nulla deve spegnere la curiosità, perché essa è ciò che ci aiuta a non fermarci di fronte alla prima risposta.