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LA BELLEZZA

lunedì 13 gennaio 2020

"L'animale che mi porto dentro" di Francesco Piccolo, Einaudi.


Nel libro di Francesco Piccolo, “L’animale che mi porto dentro”, convivono moltissimi elementi, tra cui:
-         L’importanza di sentirsi parte di “qualcosa” (un gruppo, un progetto, un obiettivo comune, ecc.).
-         Il sacrificio dell’ “Io” per appartenere a un “Noi”.
-         Il dualismo, anzi, il pluralismo: in ognuno di noi ci sono tanti “io”, tante personalità ed è difficile riuscire a farle convivere in modo equilibrato perché una tenderà a prevalere sulle altre oppure si alterneranno a seconda delle circostanze.[1]
-         Essere se stessi sfoderando una personalità ribelle che sarà motivo di delusione per la comunità oppure adattarsi (volenti o nolenti) per essere l’orgoglio di quella stessa comunità?
-         Il legame con i coetanei contrapposto al legame con gli adulti.
-         La pressione esercitata dalla prestazioni sessuali contrapposta alla potenza e all’’importanza dei sentimenti.
-         La paura di essere giudicati meno virili nel momento in cui, sulla “bilancia”, prevalgono i sentimenti.
-         Mostrare la propria vulnerabilità: dignitoso o inaccettabile?
-         Quanto contano i geni (intesi come patrimonio genetico) nello sviluppo della personalità di un individuo? Cioè: quanto si è simili/dissimili dai propri genitori?
-         Si possono usare l’indifferenza o l’ignoranza come scudo di protezione contro gli urti della vita?
-         Bestialità e sensibilità: motivi di orgoglio o di vergogna?
-         All’interno di ogni uomo c’è una comunità/assemblea di persone formata dai genitori, dagli amici, dai parenti, dai conoscenti, dalle autorità, dagli “idoli”, ecc. che ne controlla la personalità e ne determina le scelte e le decisioni.[2] Non si è mai soli, la sorveglianza è permanente, come in una prigione mentale in cui si è sia detenuti sia carcerieri…[3]
-         L’importanza di non identificarsi con nessuna delle proprie caratteristiche per lasciarsi liberi di scoprire tutte le sfaccettature della propria personalità.[4]
-         I difficili passaggi dall’infanzia all’adolescenza e da quest’ultima all’età adulta.
Un libro intimo, toccante, ricco e ben strutturato. Una lettura meravigli


[1] Se voleste approfondire questo concetto, vi consiglio la lettura di “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, Mondadori Edizioni.
[2] “L’occhio sociale, dal punto di vista dei maschi, è una versione ancora più estremizzata del panopticon, teorizzato da Foucault in Sorvegliare e punire, e cioè è una specie di controllo totale di tutti su tutti. non c’è solo lo sguardo di un sorvegliante su tutti gli altri, ogni maschio ha uno sguardo sugli altri e così tutti si controllano a vicenda. Ogni maschio è sorvegliante e detenuto. Ora, anche se tenti di sfuggire al controllo con la scelta di non fissare il tuo sguardo sugli altri, non per questo ti sei liberato dello sguardo degli altri su di te. In questo modo è l’intera comunità che assume il ruolo di controllore. Come dice Focault: il potere dello sguardo tiene tutti assoggettati, in uno stato costante di osservazione.
Osservare ed essere osservati: un modo di stare al mondo al quale un maschio cresciuto con le regole che gli sono state date (e che ho cercato di raccontare), difficilmente si sentirà liberato”. Pag. 175
[3] Se voleste approfondire questo concetto, potete leggere “La teoria del tutto raccontata da te” di Igor Sibaldi, Salani Editore.
[4] Per approfondire, potete leggere i pensieri di Carl Gustav Jung sul concetto di “ombra” e “Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hide” di Robert Louis Stevenson, Crescere Edizioni.

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