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LA BELLEZZA

lunedì 13 gennaio 2020

"Il Cantico dei Cantici", a cura di Guido Ceronetti, Adelphi.


“Attribuito al re Salomone, celebre per la sua saggezza, per i suoi canti e anche per i suoi amori, Il Cantico dei Cantici fu composto non prima del IV secolo a.C. ed è uno degli ultimi testi accolti nel canone della Bibbia, addirittura un secolo dopo la nascita di Cristo, col sinodo rabbinico di Iadne”.
Un testo molto complesso, di difficile interpretazione, tant’è vero che forse sarebbe meglio non interpretarlo, ma limitarsi a contemplarlo così come si contempla il vuoto che – essendo tale – ha la facoltà di contenere tutto. Il Cantico dei Cantici parla di Amore, anzi, di Amori, vale a dire di tanti tipi di Amore: da quello sensuale e passionale a quello romantico passando per tutto ciò che c’è nel mezzo. È il racconto delle antiche metà che si cercano, che si bramano, che ambiscono a ricongiungersi, ma che non sono destinate a farlo, se non – forse – in sogno. E- come l’infinito che va in cerca della fine non può e non deve trovare il/la proprio/a compagno/a – così i due amanti saranno destinati a perpetuare la reciproca ricerca, arrivando a ricongiungersi solo in una realtà ideale o in una dimensione onirica. È una poesia struggente, in grado di infiammare i sensi in quanto pervasa dalla presenza dell’Eros, dal primo all’ultimo verso. Ma Il Cantico dei Cantici è anche la rappresentazione della nudità (=Sacro) “vestita” di parole umane perché possa essere descritta senza mettere in pericolo chi legge. Il Sacro, infatti, è un “vuoto tagliente”, ovvero un contenuto molto pericoloso all’interno di un contenitore bellissimo che ha duplice funzione: proteggere l’osservatore dalla bellezza straziante della perfezione e compiere un rito di iniziazione ad essa. Il Cantico dei Cantici è – dunque – il divino, la sua essenza che si manifesta attraverso le “vesti” umane, ovvero le parole. Il testo è ambiguo, ma scardina le profondità del lettore che scopre così, in sé, un calore e una potenza che non immaginava di avere e lo induce a iniziare la ricerca di ciò che gli manca davvero: l’Amore verso se stesso e verso gli altri, la propria scintilla divina, il proprio Io.

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