“Dopo che un bramino
ha profetizzato la sua morte imminente, Alberto Giuliani ha iniziato a
viaggiare nei luoghi in cui scienziati, politici e visionari stanno lavorando
per renderci eterni. Gli immortali è
il racconto di quello che ha visto ai confini del mondo e dell’umanità”.
[Dalla quarta di copertina.]
Pur rappresentando un
tabù ancora molto potente, la morte è – oggi – protagonista, più che mai, della
letteratura e non solo. Le possibilità, più o meno concrete e tangibili di
sconfiggerla stanno facendo tremare le religioni e – nello stesso tempo –
stanno fortificando la scienza e la fiducia che le persone ripongono nella
tecnologia. La filosofia e l’etica (o – forse sarebbe meglio dire – la bioetica)
gridano a gran voce i loro interrogativi e alimentano la fiamma delle
perplessità e dei dubbi. La morale è già stata messa al tappeto dalle moderne consapevolezze.
Di cosa? Del fatto che sono in crescita le possibilità (e – con esse – le probabilità)
che la vita ha di essere prolungata a sfiorare la soglia dell’eternità. Quanto
siamo vicini a questo traguardo? Quali opportunità e quali pericoli nasconde l’idea
della vita eterna?
“«[…] non c’è
prosperità senza disgrazia, o profitto senza perdita. Allo stesso modo non c’è
vita senza la morte. Questa è una verità universale. Non c’è scienza che possa
cambiare questi equilibri»”. [Pag. 205]
“Spesso ci si imbatte
nel proprio Destino sulla strada presa per evitarlo”.
[Dal film d’animazione Kung Fu Panda].
Tutto ciò che ci
accade è frutto del Caso oppure esiste davvero un Destino già scritto? E, se il
Destino esistesse e fossimo in grado di conoscerlo in anticipo, potremmo scegliere
di seguirlo o di evitarlo, a piacere? Cercare di fuggire da esso o – al contrario
– andargli incontro portano allo stesso risultato? E, se tutto è già scritto, da chi è stato scritto?
E quando? E perché? Cioè: quanto siamo artefici del nostro Destino e quanto
siamo attori di quello stesso Destino? Ed è possibile che esista un Destino
dell’Umanità? Voglio dire: cosa è stato scritto (se qualcosa è stato scritto)
per il genere umano? La morte oppure l’immortalità? È contro natura la prima o
la seconda?
“«[…] l’unico futuro
lo dobbiamo cercare dentro di noi […]. Ho immaginato una strada per imparare
gradualmente a prendere possesso di noi, della magnificenza dell’eternità del
tempo e della trascendenza nell’immanenza».
«Dunque il potere è
ormai passato da Dio agli uomini».
«Mi pare sia così dal
giorno in cui l’uomo ha desiderato essere eterno».
«Cioè da sempre».
«Nelle scelte di ogni
giorno, nei progetti, in ogni piccola azione. L’uomo è una macchina programmata
per sopravvivere. Non a caso tutte le religioni prospettano una vita dopo la
morte; il nostro obiettivo è vivere per sempre. La scienza dà concretezza e
rigore a queste aspirazioni, le rende chiare, finite, gli dà un nome. Può far paura,
ma ha cercato di risolvere il problema della morte un passo alla volta. E forse
oggi ci siamo riusciti»”. [Pag. 193]
“In un mondo nel
quale ogni cosa si potrà decidere, il
fato non cesserà di essere rifugio”. [Pag. 192]
La vita ha valore
proprio perché sappiamo che non vivremo in eterno? Questa domanda, in
particolare, invita a riflettere sui pro e sui contro dell’eternità.
“«Davvero non c’è
alternativa? Voglio dire, è tutto molto buono. Ma perché cambiare la natura
delle cose e ricercarne lo stesso sapore?»
«Non lo facciamo per
piacere. Lo facciamo per non morire».
«Ma non finiremmo per
uccidere ugualmente ciò che siamo? Cambiando il DNA aggiusteremo ogni difetto,
ma ci perderemo per strada la bellezza della diversità, dell’errore.
Diventeremo tutti uguali, che è un po’ come dire che saremo tutti estinti,
nella superbia».
«Le questioni filosofiche
non spettano alla scienza. La nostra missione è quella di creare un futuro
migliore per ogni essere umano. Le tecnologie hanno sempre un lato buono e uno
cattivo, e sempre si corrono dei rischi. Ma non si possono porre limiti alla
curiosità umana. Semmai sono le applicazioni; quelle devono essere regolate dal
buon senso».
«Non ti fa paura?»
«Che cosa, esplorare
la vita?»
«No, diventarne il
Creatore».
«Sbagli il punto di
vista. L’essere umano è un animale solo e in cerca di se stesso. È condannato a
idearsi continuamente, perché è l’unico che può farlo. Io sono d’accordo col
tuo amico veggente quando dice che sarai tu a decidere la tua fine. Il problema
è che non siamo in grado di immaginare la nostra esistenza come qualcosa di
diverso dalla nostra esperienza. Per questo nel momento della fine la tua
scelta sarà limitata dal pensiero, da ciò che conosci. Quello che qui stiamo
facendo è una grande occasione e l’unica cosa etica da fare è investire nell’intelligenza
creativa, come fanno i nostri cinquemila giovani ricercatori. Sognano e
ricostruiscono il futuro. Semplicemente perché è il loro».
[…] L’uomo si stava
trasformando in un dio senza croce e questo edificio era la cattedrale del
nuovo sapere.
Nella visione del
professor Xu non esistevano colpe né peccati, i limiti dell’etica si spostavano
col progredire delle tecnologie e valevano solo i principi delle cause e dei
loro effetti”. [Pp. 190 e 191]
Tra i contro si può
annoverare il fatto che vivere per sempre potrebbe dissipare la spinta a godere
pienamente di ogni istante, senza sprecare neanche un attimo. Tra i pro,
invece, si può inserire il fatto che, se avessimo un tempo illimitato, magari
potremmo sfruttarlo per svelare tutti i misteri dell’universo (o, quantomeno,
quelli che desteranno la nostra curiosità). Oppure potremmo lasciarci
soggiogare dalla noia data dal poter fare qualsiasi cosa in qualunque momento…
I limiti – si sa – sono freni, ma anche propulsori e i limiti temporali ci
spingono, fin dalla nascita, verso la conoscenza. Se venisse a mancare tale
limite, dunque, il rischio di cadere nella noia (considerabile, in questo caso,
alla stregua della morte intellettiva) sarebbe altissimo. Forse potremmo addirittura
arrivare a desiderare la morte perché,
dopo aver vissuto per migliaia di anni, ci sentiremmo sempre più stanchi e
sempre meno curiosi.
Cosa rende, dunque,
una vita degna d’esser vissuta? (Prima faccia della medaglia della morte). Le
relazioni con gli altri? Gli affetti? Le esperienze? Analizzando questi fattori,
possiamo giungere a una considerazione/domanda che – forse – rappresenta l’altra
faccia della sopracitata medaglia: perché temiamo la morte? La nostra paura è
basata sul fatto che ne sappiamo poco o nulla oppure è perché non vogliamo
abbandonare/perdere i nostri cari?
Le carte, le rune, le
linee delle nostre mani e tutti gli altri mezzi di divinazione raccontano il
nostro futuro o soltanto uno dei nostri possibili futuri? In fondo, dire “Destino”
è come dire “destinazione”, ovverosia “meta”, “punto di arrivo”, non “percorso”…
E “morte” può voler dire tante cose, tra cui “cambiamento”, proprio come nei
tarocchi…
Ma veniamo al punto
cruciale. Cosa fareste se vi annunciassero il momento esatto in cui morirete?
-
Cerchereste il modo per sfuggire a
quella predestinazione?
-
Vi rassegnereste ad andare incontro a
ciò che sarà?
-
Vivreste ogni giorno come fosse il
primo, l’ultimo o l’unico?
-
Vi impegnereste a vivere appieno ogni
istante che vi separa dalla “fine”?
Già, “fine” tra
virgolette… Sapete perché? Perché, in realtà, non sappiamo cosa sia la morte. E
– forse – così come
“«Non basta avere l’orologio
per essere padroni del tempo». [Pag. 206]
non basta sapere
quali sorprese ha in serbo per noi la vita, per dire di poterla controllare!
Eppure, oltre alla propria vita, l’uomo sta cercando di controllare anche la
vita dell’intero pianeta, dei fenomeni naturali e delle altre creature, sia
animali sia vegetali…
Con Gli immortali, Alberto Giuliani è
partito dalla propria esperienza personale per svelarci le nuove frontiere dell’umanità:
dalla clonazione ai viaggi su altri pianeti, dalla robotica umanoide alla crioconservazione
(o sospensione) passando per molto altro ancora. Un libro in grado di
sovvertire la nostra visione della vita e, naturalmente, della morte. Un libro per riflettere. Davvero.
“«Non c’è mai un buon
momento per morire» scrissi io.
«Ma ci sono molti
modi per vivere» rispose lui”. [Pag. 207]
Se volete approfondire questo argomento, potete leggere anche il mio articolo:
"IL PROBLEMA DELLA MORTE: testi a confronto".
Ecco il link: