Domenica 12 maggio la sala ORO del
Salone del Libro di Torino ha ospitato Massimo Recalcati col suo ultimo libro,
intitolato: “La notte del Getsemani” (Edizioni Einaudi). Qui di seguito potrete trovare una
ricostruzione della conferenza. Buona lettura!
INTRODUZIONE:
Ne “La notte del Getsemani” non
abbiamo a che fare con Dio, bensì con l’uomo. È per questo che Massimo
Recalcati (psicoanalista) ha deciso di dedicarsi alla stesura di questo libro:
il tema gli era (e gli è) particolarmente congeniale.
LUCE
E BUIO…
Il focus, inizialmente, è sul contrasto tra la
luce irradiata da Gesù all’arrivo nel mondo e durante il corso della propria
vita e il buio che lo circonda durante la notte del Getsemani. In quella notte
il Verbo diventa carne, Gesù trasforma in esempio pratico i propri insegnamenti.
IL
SACRIFICIO…
Quella di Gesù è sempre stata considerata
una Passione sacrificale, un martirio, ma – secondo Recalcati – questo dogma
andrebbe rivisto: tutta la predicazione di Gesù ha, infatti, sempre mirato ad
allontanare le persone dall’esperienza del sacrificio e ad abolirne l’idea, perché la vita non è un bene sacrificabile!
IL
TRADIMENTO…
Solitamente, quando si parla dell’esperienza
del tradimento, si pensa alla figura di Giuda, e ci si dimentica di quella di
Pietro. Recalcati ci spiega, dunque, per quale ragione anche le azioni di
Pietro vadano considerate una forma di tradimento. Il tradimento è un inganno,
una strategia intenzionale tramite la quale chi tradisce trae un vantaggio. Si
può considerare tradimento la rottura di un patto da parte di uno dei
contraenti. Pertanto il tradimento implica che ci sia un legame di fondo tra le
parti. Ma per quale ragione gli allievi arrivano a tradire il maestro? Giuda
prova una forte attrazione nei confronti di Gesù, inizialmente, in quanto quest’ultimo
è come un magnete, ha il potere di attirare a sé le persone con la sola parola.
Giuda, quindi, può essere considerato non soltanto un serpente, ma anche un “innamorato”
deluso dal proprio Maestro. Il tradimento, infatti, parte spesso da una delusione,
da una de-idealizzazione, da una de-supposizione. Giuda inizia a pensare che
Gesù sia un esaltato e proprio da lì ha inizio la de-idealizzazione. D’altronde
gli allievi hanno un’idea del Maestro che non corrisponde mai completamente col
Maestro! Giuda è l’incarnazione della ragione politica e riversa su Gesù l’aspettativa
dello zelotismo; si aspetta che Gesù si ponga a capo del movimento di
liberazione dalla dominazione romana. Ma chi o cosa è il politico? Il politico
è quella figura sociale che tende a far prevalere la dimensione dell’universale su quella del particolare. Nell’episodio
della donna di Betania, per esempio, possiamo vedere ben chiara la
contrapposizione tra il politico (che ragiona a partire dalla povertà
universale) e la donna in questione (che, invece, si occupa del particolare,
cioè si occupa/si prende cura del corpo di Gesù). Nell’episodio sopra citato,
perciò, è Giuda a considerare Gesù un traditore (e il suo bacio assomiglia più
a uno sputo). Ma il vero traditore è Pietro. Pietro dichiara - apertamente e con
orgoglio - che il proprio amore per il Maestro esclude il dubbio, l’ambivalenza;
Pietro crede fermamente in Gesù ed era stato proprio in virtù di tale fede che
il Maestro lo aveva nominato suo successore. Ma allora qual è l’errore di
Pietro? L’errore risiede nel non aver considerato che anche l’amore più sincero
e devoto si basa su contraddizioni… Giuda si impiccherà, dopo aver tradito
Gesù. Pietro, invece, piangerà e le sue lacrime hanno un peso enorme:
dimostrano che la “pietra” si è umanizzata, ha finalmente riconosciuto la
contraddizione nell’amore e – così facendo – ha reso quell’amore più forte e
più grande.
LA
SOLITUDINE…
Gesù, prima di essere arrestato, fa una
richiesta ai propri discepoli: chiede loro di restare con lui, quella
notte. È come un bambino che sente il bisogno di avere attorno a sé l’affetto e
la solidarietà degli amici. D’altronde è un momento di una tragicità intensa!
Gli allievi, però, si addormentano e Gesù si ritrova solo, immerso nell’angoscia.
Per gli allievi è difficile vedere e – soprattutto – ammettere la fragilità del
Maestro: meglio è, per loro, preservare l’idealizzazione di Gesù nel loro sonno
e nei loro sogni. Nessuno riesce a capire le necessità del Maestro che non ha
solo la forma dell’uomo, non ha semplicemente un corpo: Gesù È un UOMO!
LA
PREGHIERA…
Gesù prega e, per Freud, la
preghiera rappresenta una forma di regressione all’infanzia. In questo caso non
si tratta tanto di regressione quanto –
piuttosto – di supplica: Gesù, infatti, supplica il Padre di interrompere il
Destino già scritto che incombe su di lui, di fare un’eccezione all’applicazione
della “Legge”. Anche il figliol prodigo chiede la stessa cosa dopo aver
sperperato il patrimonio; anche nell’episodio della donna adultera compare la
stessa supplica. Gesù sta (non troppo) implicitamente chiedendo al Padre di
prolungargli la vita, ma riceve in risposta il silenzio. Dio ha sempre risposto
alle preghiere del Figlio, non lo ha mai abbandonato, ma in quella notte sembra
essere venuta meno la formula del “Chiedi e ti sarà dato”. Per questo motivo si
dice che l’ateo sia più vicino a Dio rispetto a quanto lo è un credente: il
primo fa l’esperienza del silenzio di Dio… Anche sulla croce Gesù prova l’angoscia
dell’abbandono, ma rivolge a Dio una seconda preghiera che non è più una
supplica, anche se ha tutta l’aria di una immolazione, di un sacrificio a un
Padre che non prova Pietà per il proprio figlio. La vicenda della crocefissione
può essere letta in una chiave completamente diversa, d’altronde se Gesù è
venuto per abolire il sacrificio perché dovrebbe immolarsi lui stesso? La
seconda preghiera assume così la forma della fedeltà di Gesù nei confronti della
propria missione: è un’offerta di sé, non un’”automartirizzazione”! Guardando
la vicenda da questo punto di vista potremo vedere non un Gesù “vittima” del
proprio destino, ma “complice” del proprio desiderio e coerente con esso.
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