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LA BELLEZZA

martedì 20 febbraio 2024

Marguerite Duras, "Il viceconsole"

 

Marguerite Duras, "Il viceconsole", Feltrinelli.

“Lei cammina, scrive Peter Morgan.

Come si fa a non ritornare? Bisogna perdersi. Non so. Imparerai. Vorrei che mi indicassero come perdermi. Bisogna non avere riserve mentali, disporsi a non riconoscere più nulla di quello che si conosce, dirigere i propri passi verso il punto più ostile dell’orizzonte, vasta distesa di acquitrini solcata ovunque da mille argini senza che si sappia perché”.

Un incipit seducente, ma un libro deludente.

Questo libro è paragonabile al tentativo di ricreare una pagnotta da un mucchietto di briciole.

Questo libro è come un cane che gira su se stesso nel disperato e inutile tentativo di afferrarsi la coda.

Questo libro è torpore allucinato; è fatto di lampi che squarciano la “luce crepuscolare” e il caldo afoso e opprimente dell’India, il silenzio assordante con rumori sordi.

Questo libro  sembra composto da diapositive sulle quali è impossibile costruire una trama vera e propria.

Questo libro è fatto di dettagli che si ripetono e che diventano gli unici pilastri sui quali si regge il peso del nulla, della fame, dell’assenza.

In questo libro c’è sempre qualcuno che parla a qualcuno che non ascolta.

È come se qualcuno volesse entrare (o uscire) da qualche parte, ma trovasse la porta chiusa. Poi la porta si apre, ma scopriamo che non c’è più nessuno là fuori (o là dentro). E forse non c’è mai stato.

C’è il bisogno di amare, ma non c’è nessuno da amare. Poi c’è qualcuno che potrebbe essere amato, ma nessuno che lo ami.

C’è una musica – sempre la stessa – e c’è la noia.

Non succede niente, come in un eterno ritorno di un’eterna attesa di un eterno e pesante nulla.

Questo libro è il trionfo delle negazioni: se ne trovano da una a tre in ogni frase.

Questo libro ha l’inconsistenza di un sogno che, forse, non è nemmeno mai stato sognato. Eppure c’è sempre qualcuno che dorme, in questo libro.

Un libro folle e snervante.

Questo libro è tutto il contrario di tutto.

Questo libro non mi è piaciuto. E mi dispiace perché, invece, “L’amante” mi aveva conquistata. Con quel suo “Presto fu tardi nella mia vita”

 

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