E giorni beati!
Come acque di primavera
Voi siete passati…
[Da una vecchia romanza…]
Acque di primavera si
apre con una riflessione cinica, ma ineluttabile:
“[…] la tristezza dovuta alla consapevolezza della vecchiaia, non si
può in nessun modo né consolare, né dissipare: bisognava solo aspettare che se
ne andasse”.
Il protagonista di questo
romanzo – ultima fatica di Ivan Turgenev – è Dimitri Sanin. Abilmente camuffata
da storia d’amore, quella di Sanin è – in realtà – la storia di ognuno di noi,
della vita che scorre davanti ai nostri occhi senza che possiamo in alcun modo
arrestarla né – tantomeno – riavvolgerla come un nastro per poter tornare
indietro.
“Sanin [n.d.r.] rifletteva sulla vanità, sull’inutilità, sulla volgare
falsità di tutte le cose umane. Passava in rassegna una dopo l’altra tutte le
età dell’uomo […] e non aveva pietà per nessuna”.
Quasi un saggio sulla
pericolosità del libero arbitrio, Acque di primavera
è sicuramente un romanzo di formazione da cui possiamo trarre una
serie di insegnamenti importanti, ma una
sola conclusione: “Il
passato, qualunque esso sia, non può ritornare se non sotto forma di nostalgia”
[Alice Farina, traduttrice e curatrice della prefazione di Acque di
primavera]. Essendo una storia con chiari riferimenti autobiografici,
non può non essere pregna di riflessioni sul potere della memoria e sul ruolo
che giocano il tempo e la paura della morte sulle nostre vite.
Si è davvero pronti ad
ammettere che la vecchiaia è eternamente lontana quando si hanno solo venti anni?
Non è forse vero che
passato, presente e futuro sono indissolubilmente legati tra loro?
E quanto influiscono la
nostra forza di volontà e il nostro carattere, sulle scelte che facciamo?
A tutto questo, risponde il
nostro protagonista Sanin, un personaggio multi-sfaccettato e polivalente per
cui ci troviamo a fare il tifo nella prima parte del romanzo, ma che impareremo
ad allontanare e – forse – persino a compatire nella seconda parte.
Da orgoglioso duellante per
la salvezza dell’onore a schiavo della vergogna, Sanin sacrifica la felicità
profonda del primo amore per la folle bramosia di una bellezza sfrontata e
travolgente, ma vuota e cinica. Irrazionalità apparente o follia pura? Col
senno di poi, probabilmente, tutti cambieremmo qualcosa del nostro passato – se
potessimo tornare indietro nel tempo – ma poiché sappiamo che non si può, dalla
parte di quale dei due Sanin sentiamo di doverci schierare? Cosa scegliereste,
voi, tra la certezza di un futuro roseo, tranquillo, romantico, ma duraturo e
la certezza di un periodo intenso, travolgente e passionale, ma breve?
ATTENZIONE: non sono ammessi
i rimpianti!
Turgenev ha una scrittura
romantica e avvolgente che trasforma la prosa in poesia. Il titolo stesso – in fondo
– ne è la prova: la primavera è una metafora per identificare la giovinezza e l’acqua
è intesa come la intendeva il filosofo Eraclito, quando parlava del Panta Rei (Tutto Scorre).
Avete voglia di mettervi
alla prova? Allora Acque di primavera è il libro adatto a voi!
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