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LA BELLEZZA

venerdì 23 novembre 2018

RIFLESSIONI SULLA MACCHINA DEL TEMPO



Il Tempo non esiste. O – comunque – non è quello che noi crediamo.

 Ho sempre pensato che fosse una mera invenzione, un modo per scandire le nostre esistenze, ma – leggendo The Time Machine ho cominciato ad elaborare nuove teorie. Quando pensiamo al Tempo, infatti, pensiamo a qualcosa fatto di un passato immutabile, incancellabile e che (purtroppo o per fortuna, a seconda dei casi) non tornerà mai più, di un futuro inconoscibile e imprevedibile, e di un presente inafferrabile. Non è automatico immaginare che ci siano, ad esempio, due tipi di Tempo: uno che potremmo definire “Naturale” e un altro che, invece, potremmo definire “Artificiale”. Il primo è semplicemente una serie di passaggi di stato della materia; il secondo è quello scandito dagli orologi, creati dall’uomo per agevolare (o complicare?) la vita quotidiana di ognuno di noi. Mi spiego meglio: se non ci fossero gli orologi, le clessidre, i cronometri, le meridiane o qualunque altro strumento di misurazione possiate farvi venire in mente, l’unico modo per accorgerci dello scorrere del tempo sarebbe quello di prendere atto della successione di luce e di buio. L’invecchiamento? Per sapere quanto è vecchia una persona facciamo un calcolo prendendo l’anno in corso e sottraendo ad esso l’anno di nascita  di quella persona; ma l’unità di misura che utilizziamo è una nostra invenzione: in natura non esiste l’anno, così come non esistono i mesi, le settimane, le ore, i minuti, i secondi e così via; ci sono soltanto i movimenti della Terra: la Rotazione e la Rivoluzione.

 Se non avessimo inventato né gli orologi né il concetto di anno dovremmo limitarci a constatare l’invecchiamento di quella persona attraverso le modifiche cellulari del suo corpo. Ogni cambiamento avviene attraverso passaggi graduali che determinano l’equilibrio del nostro universo. La caratteristica principale che attribuiamo a questo passaggio è l’irreversibilità: un vaso rotto non tornerà mai più integro; un vecchio non tornerà mai più giovane… È per questo motivo che ci sentiamo smarriti quando ci accadono cose che esulano da questa unidirezionalità del tempo. Mi riferisco a fenomeni quali, ad esempio, le precognizioni, le coincidenze (o sincronicità), i sogni, i déjà-vu e così via. Questi eventi ci spingono a domandarci per quale motivo possiamo spostarci più o meno agevolmente nello Spazio, ma non possiamo fare la stessa cosa nel Tempo. Secondo il logico ragionamento accuratamente descritto in The Time Machine, possiamo spostarci nel tempo con la nostra mente, che è immateriale e priva di dimensioni. Come? Con i ricordi… Ad esempio: ogni volta che ripensiamo intensamente ad un fatto avvenuto nel nostro passato, torniamo indietro nel tempo, all’istante in cui quello accadeva. Oppure: nel mondo onirico può capitarci di essere - contemporaneamente – bambini e adulti; possiamo spostarci più velocemente che nella realtà, possiamo trovarci in due posti nello stesso momento. A volte, possiamo avere l’impressione di aver vissuto – nei sogni – intere giornate, per poi scoprire – con nostra grande sorpresa, al risveglio – che sono trascorsi solamente pochi minuti; e viceversa, naturalmente. Ma allora che cosa è il Tempo? Qualcuno lo chiama “Quarta Dimensione”, sostenendo che sia una ulteriore dimensione dello Spazio oltre alle tre canoniche (lunghezza, larghezza e profondità). Altri sostengono che, unendo lo Spazio e il Tempo, si vada a creare una nuova dimensione detta, appunto, “SPAZIO-TEMPO”. Su questo argomento fisici e matematici discordano ampiamente. Gli studi compiuti da famosi scienziati sullo spazio-tempo mi hanno portata a elaborare un’altra teoria: potrebbe, un viaggio nel tempo, essere soltanto uno spostamento in un altro universo? Sentiamo spesso parlare di multiversi, di universi paralleli, di varchi spazio-temporali e così via, perciò, per quanto ne sappiamo, ogni volta che viviamo un déjà-vu potrebbe trattarsi di una intersezione tra due mondi…
Perché l’uomo è stato capace di inventare macchine in grado di volare, sfidando la forza di gravità, ma non è ancora riuscito a creare una macchina in grado di viaggiare nel Tempo? Wells e molti altri hanno ipotizzato cosa potrebbe accadere se davvero esistesse una Macchina del Tempo: sarebbe possibile visitare il futuro, andare a sbirciare, in anteprima, le sorti dell’umanità, constatandone l’evoluzione e il progresso o – al contrario – la decadenza. Oppure si potrebbe soddisfare la curiosità su certi personaggi storici, facendo un salto nel passato, come semplici spettatori… Nella pellicola del 2002, intitolata The Time Machine (film di fantascienza diretto da Simon Wells, ispirato all’omonimo romanzo di H. G. Wells  e al film del 1960 L’uomo che visse nel futuro, di cui The Time Machine costituisce un remake), il protagonista/viaggiatore costruisce una Macchina del Tempo per tornare nel passato e cambiare il destino della sua amata. Questo comportamento innesca due enormi interrogativi:
1.        Sarebbe possibile cambiare il passato?
2.      Sarebbe etico?
Il film cerca di fornire una risposta ad entrambe le domande, ma non intendo fare alcuno spoiler! Farò, invece, un ragionamento: abbiamo detto che il ricordo è – per ora – il solo mezzo a nostra disposizione per tornare indietro nel tempo, mentalmente. I ricordi influenzano molto il nostro presente in quanto ci tormentiamo o – al contrario – ci crogioliamo in essi attribuendo alla memoria un potere enorme. Ci ammaliamo, a volte, sommersi dai rimpianti o dai rimorsi! Ecco, ho notato che questo può valere anche per il futuro. Immaginazione, sogni e desideri sono ugualmente in grado di influenzare il nostro presente. Ad esempio: se – da piccolo – volevi fare l’avvocato, hai scelto scuole che ti insegnassero la professione di avvocato, immaginando e proiettando te stesso in un futuro in cui avresti avuto uno studio legale tutto tuo e avresti fatto arringhe in aule di tribunale gremite. La tua scelta del presente (la scuola) è stata determinata da un sogno, da un desiderio o da uno scenario futuro soltanto immaginato, da un obiettivo che avresti voluto raggiungere. Man mano che si verificava, quel presente diventava passato e i risultati di quel passato (chiamati comunemente “successi” e “insuccessi”) hanno determinato – a loro volta – il tuo presente, la tua attuale condizione o situazione. Passato, presente e futuro sono, dunque, in continuo divenire, in perpetua trasformazione e si determinano a vicenda, come nella danza di Shiva, in cui ogni cosa è energia e muta continuamente oppure – passato, presente e futuro – sono, come in alcuni dei nostri sogni più intricati, sempre con noi, tutti e tre contemporaneamente, in ogni istante? È interessante notare – a questo proposito – l’utilizzo che Wells fa del prefisso “TO-“ in parole come “TODAY”, “TOMORROW” e “TONIGHT”, scritte – infatti – così: “TO-DAY”, “TO-MORROW”, “TO-NIGHT”. Lo scopo potrebbe essere quello di sottolineare il passaggio da un tipo di Tempo ad un altro, sottintendendo che passato, presente e futuro non possono coesistere… Invece a me piace pensare di essere un insieme di quello che sono, di quel che sono stata, di quel che sarò e – perché no? – anche di quel che non sono, non sono stata e non sarò. A proposito di  espedienti narrativi, sono descritte molto accuratamente le sensazioni che il viaggiatore prova all’interno della macchina. Stordimento, soprattutto, come quello che si prova sulle montagne russe; ed è comprensibile dato che viaggia stando fermo… Praticamente il principio del mal d’auto!
Se proprio vogliamo cambiare qualcosa, però, forse possiamo farlo cambiando le nostre intenzioni per il futuro. Questo, naturalmente, può risultare un metodo applicabile soltanto da chi non crede che ci sia un Destino prestabilito… Un tasto dolente, ne sono consapevole, perché può coinvolgere credenze religiose o – addirittura – intere filosofie di vita. La cosa più difficile è non coinvolgere/sconvolgere la vita di altre persone. Infatti, ogni scelta che operiamo avrà – inevitabilmente – qualche ricaduta su altri. Col nostro comportamento influenziamo sempre qualcuno, pertanto gli interrogativi etici e quelli morali sono dietro ad ogni angolo! Per non parlare dei paradossi e degli anacronismi. Cosa accadrebbe – infatti – se davvero potessimo tornare FISICAMENTE (e non solo mentalmente) nel passato e riuscissimo a cambiare qualcosa? Potremmo impedire la nostra stessa nascita, come in Ritorno al Futuro? Probabilmente no, altrimenti rischieremmo di incorrere in un evidente paradosso: per impedire la mia nascita – infatti – dovrei tornare indietro nel Tempo e cambiare il passato, ma cambiando il passato non ci sarei nel presente per tornare in quel passato e cambiarlo! E se invece, andando nel futuro (o nel passato), trovassimo qualcuno o qualcosa che occupa il nostro stesso spazio fisico? Ci disintegreremmo all’istante? O ancora: se nel futuro veniste a conoscenza di fatti che riguardano qualcuno a voi caro, tornereste indietro per comunicarglieli? [Alcune di queste tematiche vengono riprese e affrontate anche in varie puntate della serie televisiva intitolata The Big Bang Theory.]
“Cose terribili accadono ai maghi che si intromettono nel tempo!” Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban.
Molte altre perplessità hanno cominciato ad affollarmi la mente da quando ho letto The Time Machine, tra cui queste: ci sono più futuri a nostra disposizione o – ogni volta – si crea un futuro in base alle nostre scelte presenti? Se così fosse, avremmo anche molti passati che avremmo potuto vivere, ma che non abbiamo vissuto? La Macchina del Tempo saprebbe – quindi – dove portarmi, se la impostassi su un viaggio nel futuro?
 E che cosa accadrebbe al desiderio – che, da sempre esiste nell’essere umano -  di cancellare la morte?
Non conosco la risposta a queste domande, ma il solo fatto di pormele mi fa sentire viva, perciò il mio consiglio per tutti voi, cari lettori, è: non smettete mai di fare e farvi domande!

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