Il Tempo non esiste.
O – comunque – non è quello che noi crediamo.
Ho sempre pensato che fosse una
mera invenzione, un modo per scandire le nostre esistenze, ma – leggendo The Time Machine ho cominciato ad
elaborare nuove teorie. Quando pensiamo al Tempo, infatti, pensiamo a qualcosa
fatto di un passato immutabile, incancellabile e che (purtroppo o per fortuna,
a seconda dei casi) non tornerà mai più, di un futuro inconoscibile e
imprevedibile, e di un presente inafferrabile. Non è automatico immaginare che
ci siano, ad esempio, due tipi di Tempo: uno che potremmo definire “Naturale” e
un altro che, invece, potremmo definire “Artificiale”. Il primo è semplicemente
una serie di passaggi di stato della materia; il secondo è quello scandito
dagli orologi, creati dall’uomo per agevolare (o complicare?) la vita
quotidiana di ognuno di noi. Mi spiego meglio: se non ci fossero gli orologi,
le clessidre, i cronometri, le meridiane o qualunque altro strumento di
misurazione possiate farvi venire in mente, l’unico modo per accorgerci dello
scorrere del tempo sarebbe quello di prendere atto della successione di luce e
di buio. L’invecchiamento? Per sapere quanto è vecchia una persona facciamo un
calcolo prendendo l’anno in corso e sottraendo ad esso l’anno di nascita di quella persona; ma l’unità di misura che
utilizziamo è una nostra invenzione: in natura non esiste l’anno, così come non
esistono i mesi, le settimane, le ore, i minuti, i secondi e così via; ci sono
soltanto i movimenti della Terra: la Rotazione e la Rivoluzione.
Se non
avessimo inventato né gli orologi né il concetto di anno dovremmo limitarci a
constatare l’invecchiamento di quella persona attraverso le modifiche cellulari
del suo corpo. Ogni cambiamento avviene attraverso passaggi graduali che
determinano l’equilibrio del nostro universo. La caratteristica principale che
attribuiamo a questo passaggio è l’irreversibilità: un vaso rotto non tornerà
mai più integro; un vecchio non tornerà mai più giovane… È per questo motivo
che ci sentiamo smarriti quando ci accadono cose che esulano da questa
unidirezionalità del tempo. Mi riferisco a fenomeni quali, ad esempio, le
precognizioni, le coincidenze (o sincronicità), i sogni, i déjà-vu e così via. Questi eventi ci spingono a domandarci per
quale motivo possiamo spostarci più o meno agevolmente nello Spazio, ma non possiamo
fare la stessa cosa nel Tempo. Secondo il logico ragionamento accuratamente
descritto in The Time Machine,
possiamo spostarci nel tempo con la nostra mente, che è immateriale e priva di
dimensioni. Come? Con i ricordi… Ad esempio: ogni volta che ripensiamo
intensamente ad un fatto avvenuto nel nostro passato, torniamo indietro nel
tempo, all’istante in cui quello accadeva. Oppure: nel mondo onirico può
capitarci di essere - contemporaneamente – bambini e adulti; possiamo spostarci
più velocemente che nella realtà, possiamo trovarci in due posti nello stesso
momento. A volte, possiamo avere l’impressione di aver vissuto – nei sogni –
intere giornate, per poi scoprire – con nostra grande sorpresa, al risveglio –
che sono trascorsi solamente pochi minuti; e viceversa, naturalmente. Ma allora
che cosa è il Tempo? Qualcuno lo chiama “Quarta Dimensione”, sostenendo che sia
una ulteriore dimensione dello Spazio oltre alle tre canoniche (lunghezza,
larghezza e profondità). Altri sostengono che, unendo lo Spazio e il Tempo, si
vada a creare una nuova dimensione detta, appunto, “SPAZIO-TEMPO”. Su questo
argomento fisici e matematici discordano ampiamente. Gli studi compiuti da
famosi scienziati sullo spazio-tempo mi hanno portata a elaborare un’altra
teoria: potrebbe, un viaggio nel tempo, essere soltanto uno spostamento in un
altro universo? Sentiamo spesso parlare di multiversi, di universi paralleli,
di varchi spazio-temporali e così via, perciò, per quanto ne sappiamo, ogni
volta che viviamo un déjà-vu potrebbe
trattarsi di una intersezione tra due mondi…
Perché l’uomo è stato
capace di inventare macchine in grado di volare, sfidando la forza di gravità,
ma non è ancora riuscito a creare una macchina in grado di viaggiare nel Tempo?
Wells e molti altri hanno ipotizzato cosa potrebbe accadere se davvero esistesse
una Macchina del Tempo: sarebbe possibile visitare il futuro, andare a
sbirciare, in anteprima, le sorti dell’umanità, constatandone l’evoluzione e il
progresso o – al contrario – la decadenza. Oppure si potrebbe soddisfare la
curiosità su certi personaggi storici, facendo un salto nel passato, come
semplici spettatori… Nella pellicola del 2002, intitolata The Time Machine (film di fantascienza diretto da Simon Wells,
ispirato all’omonimo romanzo di H. G. Wells
e al film del 1960 L’uomo che
visse nel futuro, di cui The Time
Machine costituisce un remake),
il protagonista/viaggiatore costruisce una Macchina del Tempo per tornare nel
passato e cambiare il destino della sua amata. Questo comportamento innesca due
enormi interrogativi:
1.
Sarebbe possibile cambiare il passato?
2.
Sarebbe etico?
Il film cerca di
fornire una risposta ad entrambe le domande, ma non intendo fare alcuno spoiler! Farò, invece, un ragionamento:
abbiamo detto che il ricordo è – per ora – il solo mezzo a nostra disposizione
per tornare indietro nel tempo, mentalmente. I ricordi influenzano molto il
nostro presente in quanto ci tormentiamo o – al contrario – ci crogioliamo in
essi attribuendo alla memoria un potere enorme. Ci ammaliamo, a volte, sommersi
dai rimpianti o dai rimorsi! Ecco, ho notato che questo può valere anche per il
futuro. Immaginazione, sogni e desideri sono ugualmente in grado di influenzare
il nostro presente. Ad esempio: se – da piccolo – volevi fare l’avvocato, hai
scelto scuole che ti insegnassero la professione di avvocato, immaginando e
proiettando te stesso in un futuro in cui avresti avuto uno studio legale tutto
tuo e avresti fatto arringhe in aule di tribunale gremite. La tua scelta del
presente (la scuola) è stata determinata da un sogno, da un desiderio o da uno
scenario futuro soltanto immaginato, da un obiettivo che avresti voluto
raggiungere. Man mano che si verificava, quel presente diventava passato e i
risultati di quel passato (chiamati comunemente “successi” e “insuccessi”)
hanno determinato – a loro volta – il tuo presente, la tua attuale condizione o
situazione. Passato, presente e futuro sono, dunque, in continuo divenire, in
perpetua trasformazione e si determinano a vicenda, come nella danza di Shiva,
in cui ogni cosa è energia e muta continuamente oppure – passato, presente e
futuro – sono, come in alcuni dei nostri sogni più intricati, sempre con noi,
tutti e tre contemporaneamente, in ogni istante? È interessante notare – a
questo proposito – l’utilizzo che Wells fa del prefisso “TO-“ in parole come
“TODAY”, “TOMORROW” e “TONIGHT”, scritte – infatti – così: “TO-DAY”, “TO-MORROW”,
“TO-NIGHT”. Lo scopo potrebbe essere quello di sottolineare il passaggio da un
tipo di Tempo ad un altro, sottintendendo che passato, presente e futuro non
possono coesistere… Invece a me piace pensare di essere un insieme di quello
che sono, di quel che sono stata, di quel che sarò e – perché no? – anche di
quel che non sono, non sono stata e non sarò. A proposito di espedienti narrativi, sono descritte molto
accuratamente le sensazioni che il viaggiatore prova all’interno della
macchina. Stordimento, soprattutto, come quello che si prova sulle montagne
russe; ed è comprensibile dato che viaggia stando fermo… Praticamente il
principio del mal d’auto!
Se proprio vogliamo
cambiare qualcosa, però, forse possiamo farlo cambiando le nostre intenzioni
per il futuro. Questo, naturalmente, può risultare un metodo applicabile soltanto
da chi non crede che ci sia un Destino prestabilito… Un tasto dolente, ne sono
consapevole, perché può coinvolgere credenze religiose o – addirittura – intere
filosofie di vita. La cosa più difficile è non coinvolgere/sconvolgere la vita
di altre persone. Infatti, ogni scelta che operiamo avrà – inevitabilmente –
qualche ricaduta su altri. Col nostro comportamento influenziamo sempre
qualcuno, pertanto gli interrogativi etici e quelli morali sono dietro ad ogni
angolo! Per non parlare dei paradossi e degli anacronismi. Cosa accadrebbe –
infatti – se davvero potessimo tornare FISICAMENTE (e non solo mentalmente) nel
passato e riuscissimo a cambiare qualcosa? Potremmo impedire la nostra stessa
nascita, come in Ritorno al Futuro? Probabilmente
no, altrimenti rischieremmo di incorrere in un evidente paradosso: per impedire
la mia nascita – infatti – dovrei tornare indietro nel Tempo e cambiare il
passato, ma cambiando il passato non ci sarei nel presente per tornare in quel
passato e cambiarlo! E se invece, andando nel futuro (o nel passato),
trovassimo qualcuno o qualcosa che occupa il nostro stesso spazio fisico? Ci
disintegreremmo all’istante? O ancora: se nel futuro veniste a conoscenza di
fatti che riguardano qualcuno a voi caro, tornereste indietro per
comunicarglieli? [Alcune di queste tematiche vengono riprese e affrontate anche
in varie puntate della serie televisiva intitolata The Big Bang Theory.]
“Cose terribili
accadono ai maghi che si intromettono nel tempo!” Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban.
Molte altre
perplessità hanno cominciato ad affollarmi la mente da quando ho letto The Time Machine, tra cui queste: ci
sono più futuri a nostra disposizione o – ogni volta – si crea un futuro in
base alle nostre scelte presenti? Se così fosse, avremmo anche molti passati
che avremmo potuto vivere, ma che non abbiamo vissuto? La Macchina del Tempo
saprebbe – quindi – dove portarmi, se la impostassi su un viaggio nel futuro?
E che cosa accadrebbe al desiderio – che, da
sempre esiste nell’essere umano - di
cancellare la morte?
Non conosco la
risposta a queste domande, ma il solo fatto di pormele mi fa sentire viva,
perciò il mio consiglio per tutti voi, cari lettori, è: non smettete mai di
fare e farvi domande!
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