CHI
è GIUSEPPE MONTESANO?
“Non abbiamo tempo?
E allora leggiamo in treno, in aereo, nella metro, a letto, sotto il tavolo,
sotto il banco. Leggere per vivere vuol
dire attingere a quell’energia che fa essere la realtà diversa da una prigione,
e dobbiamo diventare lettori selvaggi proprio ora che non abbiamo tempo”:
Giuseppe Montesano parte dal suo Lettori selvaggi per distillare un
appassionato pamphlet che compendia un’intera visione dell’uomo e della
conoscenza e si propone come rifondazione di un umanesimo contemporaneo.
Montesano parla a ciascuno di noi: a chi gli si siede vicino in metropolitana,
a chi rifugge ogni slogan e certezza, a chi non teme la propria ignoranza
perché sa trasformarla in sete di conoscenza.
Con le pagine di
questo libro partiamo per un viaggio attraverso le conquiste delle neuroscienze
che si ribellano alla dittatura digitale, siamo investiti dal grido di chi non
accetta le semplificazioni sciocche spacciate per progresso, e siamo colti
dallo stupore sprigionato da una poesia letta ad alta voce e condivisa parola
per parola. Montesano argomenta e racconta, e ci ricorda che aprire un libro
vuol dire entrare nel regno della libertà. Il lettore disposto a lasciarsi
cambiare dai libri che incontra, pronto a nascere e ad amare di nuovo a ogni
pagina, è un lettore selvaggio: nell’avventura ha da perdere solo la sua
prigionia, e ha tutta la vita da guadagnare.
Sabato 12 maggio 2018, nella Sala Blu del Salone del
Libro di Torino Goffredo Fofi ha intrattenuto un fitto dialogo con lo scrittore
Giuseppe Montesano (autore di Come
diventare vivi. Vademecum per lettori selvaggi). Qui di seguito troverete la
trascrizione (basata sulla rielaborazione dei miei appunti) delle tematiche
affrontate durante la conferenza: buona lettura.
Come reagire all’interno
della società di oggi? Come stare nell’inferno del presente in maniera attiva? E’
vero che leggere è importante per vivere, ma le cose sono cambiate, col passare
degli anni: un tempo leggere era importante per pensare, oggi – invece – è importante
per non pensare, per fuggire dalla realtà. Bisogna cercare i libri necessari,
quelli che ci scuotano dal torpore, che ci mettano in crisi, che mettano in
discussione le nostre certezze e – con esse – i nostri blocchi. Stiamo
assistendo a un nuovo tipo di analfabetismo: gli analfabeti di oggi (che
prendono il nome di ANALFABETI FUNZIONALI DIGITALIZZATI) sanno leggere, ma
ignorano. Leggere per vivere, dunque, ma è necessario saper scegliere le cose
giuste da leggere. Innanzitutto.
Non tutti i libri rappresentano la cultura, e
leggere i libri “sbagliati” fa male in quanto impedisce al cervello di attivare nuove
connessioni neuronali. Il nostro cervello è in grado di “crescere” soltanto
quando incontra degli ostacoli, quando subisce degli “shock”, delle “scosse”
emozionali (oltre che culturali).
Ultimamente sembra sia
stata abolita la parola “sforzarsi”. Tante persone – ad esempio - non prendono più appunti con carta e penna,
ma questo comportamento è deleterio perché chi scrive col tablet non opera una selezione, una scrematura delle informazioni
prima di digitarle: scrive tutto.
Facciamo fare ai
dispositivi digitali ciò che prima facevamo noi. E’ una sorta di delega delle
azioni… E delle responsabilità.
E’ nato un nuovo tipo
di narcisismo: abbiamo bisogno di riconoscimenti, di approvazione, di like e non sopportiamo la competizione.
Dobbiamo essere al centro di tutto, migliori di tutti.
Non abbiamo più uno
sguardo critico sul mondo, sulle notizie. Non riusciamo più a vedere il futuro
davanti a noi perché – considerato il modo in cui stiamo vivendo – non abbiamo
più un futuro!
Abbiamo perso la
capacità di aspettare: tutto deve essere immediato. Non rispettiamo i tempi
della mente e neppure quelli del corpo. Per questo motivo non sopportiamo più né
le ferite né i dolori: vogliamo delle forme di “oppio” che attutiscano il
nostro impatto col mondo e con la realtà circostante. Ci stiamo velocemente
avviando verso intelligenze artificiali che non sono in grado di provare
sentimenti verso il prossimo o verso il futuro.
Non abbiamo più
contatti con le coscienze complesse: allacciare relazioni interpersonali è
diventato incredibilmente complicato, ma non abbiamo capito che ogni cosa, ogni
cambiamento riguarda sia il singolo individuo sia il rapporto del singolo individuo
con gli altri. Infatti è l’unione degli individui che crea le comunità…
E, tornando alla
facoltà di sforzarsi, c’è da dire che il piacere di fare qualcosa che porta ad
un’evoluzione personale, ad una crescita, è enorme. Il piacere è direttamente
collegato alla crescita individuale, pertanto il piacere di leggere nasce nel
momento in cui ciò che sto leggendo mi sta facendo “salire di livello”.
Leggendo arrivo a comprendere delle cose, ad apprendere delle cose e – poiché la
cosa mi piace – voglio capire di più, voglio imparare sempre di più. Questo è
il senso del titolo del libro di
Montesano: Diventare vivi. Per “diventare
vivi” occorre una crescita continua che – certamente - non sarà esente da cadute o ferite (e non lo
dovrà essere), ma porterà a molti benefici.
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