“L’amante di Lady Chatterley è il libro forse più scandaloso della
letteratura inglese del Novecento. Scritto in Italia tra il 1926 e il 1928,
venne proibito in Inghilterra per oscenità e pubblicato in patria solamente nel
1960 dopo un lungo processo che fece epoca. Ambientato nella profonda
Inghilterra, vuole rappresentare il contrasto irriducibile tra il vitalismo dei
sensi e l’atrofizzazione della società industrializzata. Lo fa attraverso tre
figure chiave: Sir Clifford, reso invalido e impotente dalla Prima guerra
mondiale, bloccato su una sedia a rotelle, Lady Constance e il guardiacaccia
Mellors. Questi ultimi intrecciano una relazione sempre più appassionata e
sensuale, quasi una vera e propria iniziazione a quella serie di valori “naturali”
che invece la civiltà delle macchine tende inesorabilmente a cancellare. E’ la
figura di Lady Chatterley a scuotere nel profondo la morale vittoriana ancora
imperante nell’Inghilterra degli anni trenta. Con il suo rifiuto delle
convenzioni sociali e morali, Connie manifesta una ribellione più profonda. Nel
portare alle estreme conseguenze la sua storia d’amore, Lady Chatterley diventa
suo malgrado un personaggio rivoluzionario, per incarnare infine le più
profonde ansie sociali dell’universo femminile di quegli anni”.
RECENSIONE
Più che la storia in sé,
lodevoli sono l’analisi psicologica dei personaggi, la descrizione della società
inglese dei primi anni del 1900 e la trattazione di un tema assai scottante
sebbene del tutto naturale: il sesso (e la sessualità).
Ben marcato il divario
tra le classi sociali: la classe dominante composta dalla borghesia colta di Constance
(Lady Chatterley) e dall’aristocrazia di Clifford (Sir Chatterley) contro la classe lavoratrice
della società industrializzata. In mezzo a tutto questo c’è Oliver Mellors, il
guardiacaccia, che rappresenta – invece – la vera natura umana, quella natura schiacciata
dalle convenzioni e dai pregiudizi. Insieme a lui, Constance (Connie)
riscoprirà il valore del corpo e dei sensi e proverà l’essenziale differenza
tra esistere e vivere.
E’ interessante notare
come le caratteristiche fisiche delle varie classi sociali e dei personaggi che
le compongono siano emblematiche ed esemplificative del loro stato mentale.
“Ormai
non c’era che un’unica classe sociale: quella dei giovani affamati di soldi.
Ragazzi e ragazze allo stesso modo. L’’unica differenza era quanti soldi avevi
e quanti soldi volevi”. “Ma […] i soldi ti avvelenano quando ce li hai, e ti
fanno morire di fame quando ti mancano”.
Clifford e la sua
atrofia fisica che rispecchia l’atrofia dell’anima. Il suo cinismo fatto di
sole parole che riempiono la bocca ma sono assolutamente prive di ogni essenza
vitale. Le sue paure dettate dall’egoismo e dall’avarizia di veri sentimenti. L’assenza
di passione, la bramosia del denaro e il suo attaccamento alle abitudini, alle
consuetudini e al buon costume. Il suo
essere un uomo-bambino nel senso più spregevole del termine. La paura di
perdere la buona reputazione e la rispettabilità che lo rendono così arrogante
e insensibile alle vere pulsioni amorose. La sua asfissiante paura della
solitudine.
La differenza abissale
tra l’uomo e la donna: il primo visto come un bambino un po’ troppo cresciuto che vada costantemente
lusingato e coccolato e illuso che si faccia a modo suo, e la seconda, vista –
invece – come mera incubatrice di prole, disumanizzata e depredata dei suoi bisogni,
dei suoi desideri, dei suoi stimoli e dei suoi sentimenti. Carne per l’appagamento
sessuale di altra carne. Una creatura il cui unico sentimento pare debba essa
essere quello della vergogna e l’unica
azione la negazione di sé.
Mellors come iniziatore
di Connie alla scoperta e alla presa di coscienza del proprio corpo. Un ritorno
agli istinti primordiali che si sono evoluti con l’evolversi dei settori
industriali e tecnologici. Un’evoluzione che ha portato all’assottigliamento
delle percezioni sensoriali, corporee e mentali.
Il guardiacaccia è l’iniziatore perfetto
perché sta a diretto contatto con la natura e ne segue i ritmi così come Clifford
ne è completamente distaccato. Dall’una e dagli altri.
Questo libro è stato
vittima di innumerevoli critiche dal sapore aspro per via della sua
schiettezza. Schiettezza di temi e schiettezza di linguaggio. Ma la
terminologia usata – che sembra tanto cruda e scurrile – altro non è che un
modo per richiamare le nostre coscienze, per condurle al risveglio. Un esorcismo contro il torpore dei sensi.
La sessualità viene trattata senza tabù, con l’ausilio di descrizioni che
richiamano immagini estremamente vivide.
“Le
parole che all’inizio turbano tanto, dopo un po’ non turbano più. Forse perché
la mente umana è depravata dall’abitudine? Niente affatto. Questo accade perché
le parole hanno scandalizzato solo l’occhio, ma non lo spirito. Le persone
prive di spirito possono continuare a scandalizzarsi: di loro non ci importa.
Le persone dotate di spirito capiscono
di non essere scioccate, di non esserlo mai state; e provano un senso di sollievo”.
Chi sono le persone
prive di spirito di cui parla qui lo stesso Lawrence[1]?
Sono le persone che hanno perso la capacità di far convivere in armonia il
pensiero e l’azione, la mente e il corpo. Vediamo questo concetto nel dettaglio
leggendo le parole che seguono:
“La
forza evocativa delle parole cosiddette oscene doveva essere molto pericolosa
per le nature semplici, oscure e violente del Medioevo, e forse è ancora troppo
forte per le nature ottuse, semievolute e rallentate dei giorni nostri. Ma la
vera cultura ci permette di attribuire a una parola solo le reazioni spirituali
e fantastiche che appartengono alla mente, e ci evita le reazioni fisiche,
sconvolgenti e indiscriminate che attentano alla decenza sociale. In passato l’uomo
era troppo debole di spirito o troppo grezzo per contemplare il proprio corpo o
le proprie funzioni corporee senza farsi dominare e guastare da reazioni
fisiche. Ora non è più così. La cultura e la civiltà ci hanno insegnato a
separare la parola dall’azione, il pensiero dall’atto o dalla reazione fisica.
Ora sappiamo che l’atto non segue necessariamente il pensiero. In realtà
pensiero e azione, parola e atto sono due forme distinte di consapevolezza, due
vite che conduciamo separatamente. E’ certo molto importante mantenere una
connessione. Ma quando pensiamo non agiamo, e quando agiamo non pensiamo. Ciò
di cui abbiamo un gran bisogno è agire secondo i nostri pensieri. Ma
finché pensiamo non possiamo agire
veramente, e finché agiamo non possiamo pensare veramente. Queste due
condizioni, del pensiero e dell’azione, si escludono a vicenda, com’è naturale.
Tuttavia è bene che coesistano in armonia”.
Completamente travisato dalla maggior parte
dei lettori – dunque – il vero scopo di questo libro che Lawrence si premura di
sottolineare:
“Voglio
che uomini e donne possano pensare il sesso, profondamente, completamente,
onestamente e in maniera pulita”.
Perché- è vero – la scissione
tra mente e corpo c’è e la si sente, ma questo non significa che le due cose debbano
viaggiare su binari paralleli, anzi.
“Nelle cose del sesso, lo spirito arriva dopo;
e in realtà in ogni altro atto fisico”.
Mai come in queste
parole si può intendere lo spirito come Eros e l’Eros prescinde dal corpo, ma –
allo stesso tempo – ne ha bisogno:
“L’oscenità
esiste solo quando lo spirito teme e disprezza il corpo, e il corpo odia lo
spirito e gli resiste”.
Le cose belle fanno
paura e la prima reazione che scaturisce dalla paura è proprio la resistenza.
Per questo motivo, se si legge “L’amante di Lady Chatterley” alla luce della
naturalezza sessuale non si coglie alcun tipo di oscenità nelle parole usate.
“E’
la tenerezza, la consapevolezza sessuale. Il sesso non è che un contatto, il
più intimo dei contatti. Ed è proprio il contatto che temiamo. Siamo
consapevoli solo per metà, vivi solo per metà”.
“Quella
terra stava producendo una nuova razza d’uomini ultrasensibili alle questioni
economiche, sociali e politiche, ma morti e sepolti nella sfera spontanea e
intuitiva. Non erano che semi-cadaveri, ma con una terribile, insistente consapevolezza
dell’altra metà”.
[1] Lawrence
compose le prime pagine di questo testo nel 1929, come introduzione alla
pubblicazione dell’edizione parigina del romanzo. Pubblicate come un pamphlet a sé stante con il titolo My Skirmishwith Jolly Roger, in seguito
esse furono notevolmente ampliate e uscirono con il titolo di À propos of Lady Chatterley’s lover” nel
1930.