"L'eleganza del riccio"
Renée ha 54 anni e si è cucita addosso il ruolo di portinaia, coprendo con molta attenzione la sua vera natura. Fa ciò che gli altri si aspettano che una portinaia faccia e sta bene attenta a non svelarsi. La vera Renée è intelligente, colta, brillante, arguta e appassionata d'arte, di cinema, di teatro, di musica, di letteratura, ma nessuno deve scoprirlo. Ha trascorso tutta la vita mimetizzandosi, omologandosi ed adattandosi ad uno stereotipo. Perchè? Per paura di soffrire, di incorrere in un destino segnato, di morire senza aver mai vissuto.
Paloma è la figlia dodicenne di una famiglia borghese che abita nello stabile in cui presta servizio Renée. Paloma si è cucita addosso il ruolo della ragazzina mediocre, coprendo con molta attenzione la sua vera natura. Fa ciò che gli altri si aspettano che faccia e sta bene attenta a non svelarsi. La vera Paloma è intelligente, colta, brillante, arguta e appassionata d'arte, di cinema, di teatro, di musica e di letteratura, ma nessuno deve scoprirlo. Ha trascorso ogni istante della propria vita cercando di non destare sospetti, abbassandosi ad un livello decisamente inferiore al suo. Perchè? Per paura di soffrire, di incorrere in un destino segnato, di morire senza aver mai vissuto.
Praticamente l'una il riflesso dell'altra - nonostante la sostanziale differenza di età - Paloma e Renée sono quasi la stessa persona. E' come se l'una fosse la continuazione dell'altra; l'una l'estensione e l'eredità morale dell'altra; l'una la gioventù dell'altra.
Paloma ha la ferma intenzione di suicidarsi e ha anche già stabilito la data in cui metterà in atto questo insano gesto.
Renée rappresenta quindi la persona che diventerebbe Paloma se decidesse di invecchiare e - allo stesso tempo - Paloma rappresenta la gioventù trascorsa da Renée.
A stravolgere le loro vite arriverà Kakuro, il quale - grazie alla sua enorme sensibilità d'animo e di pensiero - riuscirà a carpire il segreto che accomuna le due protagoniste; Kakuro incarna la spinta ad uscire dal guscio, incarna l'occasione, il destino e il desiderio di vivere secondo la propria essenza, senza veli, senza paura del domani. Kakuro sarà il collante tra Renée e Paloma e insegnerà alla prima ad aver fiducia in sè stessa e nel prossimo, così che Renée possa trasmettere questo messaggio di speranza a Paloma. Gli eventi assumeranno - in questo modo - delle pieghe assolutamente inattese e commoventi.
"L'eleganza del riccio" diventa così il manifesto ironico e - in alcuni tratti - sarcastico della critica alla borghesia, alla sua ricchezza in denaro contrapposta alla sua povertà intellettuale. E' un romanzo che mette al bando la superficialità, che cerca di svelarci l'importanza della vita e che ci spinge a vivere le nostre passioni e i nostri interessi "alla luce del sole" fino a che il destino ce lo consente. D'altronde non abbiamo alcuna idea di cosa ci riservi il domani, pertanto è inutile - se non deleterio - crearsi un mondo virtuale, una realtà perfetta che non potremmo condividere con altri. Solo lasciandoci trasportare dalle emozioni e dai sentimenti potremo dire di aver vissuto veramente.
"Vita degli elfi"
"Vita degli elfi" non è un romanzo comune. E' un libro di poesia pur essendo scritto in prosa; è un libro in cui - tra una parola e l'altra - sembra aleggiare la magia. La Barbery sa "galleggiare" tra il sacro e il profano, tra la religione e la magia e - anche se entrambe prevedono la fede - il confine tra queste due tematiche è molto sottile e labile. L'onirico si mescola alla realtà, formando un amalgama perfettamente bilanciato. Per poter ottenere questo effetto, l'autrice si avvale di numerose figure retoriche all'interno della narrazione: personifica la natura, fa "sbocciare" ossimori evocativi di immagini e sensazioni, rendendo ancora più evidente la compresenza di realtà e magia. Le parole d'ordine per descrivere al meglio questo romanzo sono: osmosi e sinestesia. Osmosi perchè il passaggio dal mondo della natura al mondo degli umani è continuo; sinestesia in quanto tutte le sensazioni e le emozioni provate dalle due protagoniste (Clara e Maria) sono convertite in immagini, suoni e profumi. Viceversa, immagini, suoni e profumi sono tramutati in sensazioni ed emozioni. In questo libro - infatti - sono coinvolti tutti e cinque i sensi più il sesto. Addentrarsi nella lettura di questo romanzo è come varcare la soglia di un mondo fatato, incantato. Impossibile non rimanere disorientati, all'inizio, ma lasciarsi condurre dolcemente dall'autrice passo dopo passo, si rivelerà essere la scelta giusta. Flashback meravigliosi catapultano il lettore nel passato dei personaggi e gli consentono di vivere quelle vicende insieme a loro. La neve è il collante tra le storie, è la tavola bianca su cui vengono dipinte, di volta in volta, le vite delle protagoniste.
Vite ed esistenze normali si trasformano, in questo romanzo, in esistenze celestiali. Avvengono cose che hanno del reale e del surreale. Una narrazione "sospesa", quella della Barbery. Sospesa tra due mondi che si compenetrano a vicenda. "Vita degli elfi" è l'elogio della natura, della saggezza e delle usanze nonchè delle conoscenze ormai perdute quali - ad esempio - l'utilizzo delle erbe officinali e persino della pranoterapia. Muriel Barbery lancia un accorato appello al genere umano perchè finalmente torni ad essere in armonia con le forze della natura, affinchè l'eterna lotta tra i due mondi cessi. La chiave perchè questa pace si realizzi è l'alleanza; e non c'è alleanza senza rispetto.
Che mondo meraviglioso sarebbe questo se noi umani potessimo parlare con gli animali, se potessimo guarire gli infermi con l'energia, e - soprattutto - se dispensassimo amore anziché odio!
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Questo libro sembra viaggiare su un'altra frequenza, sulla frequenza della magia, la quale è posta a metà tra la realtà e la fantasia. Ci si può perdere tra le pagine pur restando comodamente seduti sulla poltrona di casa propria. Leggere questo romanzo significa prenotare un biglietto per salire su una macchina in grado di far viaggiare nello spazio e nel tempo; leggendo "Vita degli elfi" si entra e si esce - infatti - continuamente attraverso un portale le cui immagini sono sfocate e nitide allo stesso tempo, sfumate e dettagliate contemporaneamente. Cose visibili, ma impalpabili sono narrate in questo libro che è come una voce nel vento invernale o nella brezza estiva. Le forti emozioni che ho provato leggendo i romanzi della Barbery, mi hanno fatto pensare che questa autrice abbia il dono di scrivere romanzi all'interno dei romanzi stessi: sensazioni ed emozioni sono come altre storie scritte tra le righe. Moniti ed insegnamenti si percepiscono come presenze astratte, ma forti e ben delineate. La capacità dell'autrice di farmi emozionare e commuovere, si è rivelata imponente in entrambi i romanzi. Se possibile, trovo che ci sia stato addirittura un climax ascendente di abilità stilistiche, quasi una crescita da "L'eleganza del riccio" a "Vita degli elfi". Di sicuro, la Barbery ha - per quanto mi riguarda - confermato uno straordinario talento letterario.
Per terminare le mie considerazioni personali, oserei aggiungere che "Vita degli elfi" mi ha ricordato alcuni libri e anche alcuni film. Nella prima categoria annovererei: "Il barone rampante" di Italo Calvino (per l'abitudine della piccola Maria di passare buona parte delle giornate appollaiata sugli alberi), "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare (per le considerazioni che la Barbery fa sull'essenza delle cose e il loro legame coi nomi) e "La Bibbia" (per un passo che mi ricorda il Peccato Originale). Nella seconda categoria ho trovato, invece, alcuni punti in comune con "Maleficent" (per la guerra tra i mondi), "La Profezia di Celestino" (per la visione dell'energia degli esseri viventi), "Semplicemente irresistibile" (per il passaggio delle emozioni tra i vari personaggi attraverso la musica, anche se nel film, lo stesso passaggio avveniva tramite il cibo) e "L'apprendista stregone" (per la miscellanea di realtà e magia).
PUNTI DI CONTATTO TRA I DUE ROMANZI
-Entrambi i romanzi sono dei concentrati di filosofia e poesia.
-Entrambi elogiano la semplicità e l'enorme ricchezza d'animo racchiusa nelle persone umili.
-Il tema della predestinazione ricorre in entrambi i libri, con la sola differenza che ne "L'eleganza del riccio" Renée e Paloma cercano in ogni modo di non incappare in un destino che sembra loro segnato, mentre in "Vita degli elfi" Maria e Clara vanno incontro ad una profezia che le vede protagoniste.
-Nel secondo romanzo - così come nel primo - il lettore può chiaramente verificare la presenza del passaggio di consegne dalla vecchiaia alla gioventù. L'esperienza del passato ricade inevitabilmente sul presente e quindi sul futuro.
-E' presente - in entrambi i romanzi - l'invito ai genitori a prestare maggiore attenzione ai propri figli e a riconoscerne i talenti.
-Questioni religiose permeano tutti e due i libri: dissertazioni sul bene e sul male, sul sacro e sul profano, sul credere e sul non credere.
-Viene conferita sempre grande dignità ai defunti e alla morte in generale.
-Il dolore attraverso cui l'autrice fa passare il lettore è sempre catartico e gli permette di "purgarsi" da pregiudizi, preconcetti e suggestioni dettati dal mondo moderno. Attraverso le lacrime che la Barbery fa versare ai suoi lettori, questi ultimi sono in grado di abbandonare i fardelli e lasciar andare le zavorre del superfluo, così da rivestirsi con valori morali ormai perduti o dimenticati.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per essere passato/a di qua. Cosa pensi di questo post? Lasciami un commento e ti risponderò al più presto!!!