“La
morte di Ivan Il’ič” è un accorato
invito a riflettere. Non tanto sulla morte, quanto – piuttosto – sulla vita. Il
protagonista – Ivan Il’ič, appunto – ha trascorso,
infatti, tutta la sua esistenza cercando di costruirsi una realtà che
rispettasse i canoni di decoro imposti dalla borghesia russa del 1800. Ha
sfogato la sua infelicità famigliare sul lavoro,
assicurandosi di avere sempre l’approvazione della società; ha
mascherato la sua insoddisfazione generando una forma di confortante routine, un precario equilibrio di
abitudini per mezzo delle quali “dilapidare” la vita, giorno dopo giorno. E,
proprio quando tutto sembrava aver preso una gradevole piega, un banale
incidente domestico sovverte i pensieri
di Ivan, aprendogli la mente e mostrandogli la sua condotta da una prospettiva
completamente diversa. I dolori causati dalla “malattia” e l’inesorabile approssimarsi
della morte smascherano il terribile inganno e la profonda ipocrisia dietro
cui - per tanti anni – ha celato accuratamente
la realtà dei fatti: un matrimonio di convenienza, false amicizie, l’eccessiva
considerazione dei valori sbagliati. A pochi giorni dalla morte, Ivan Il’ič si
rende conto del fatto che tutto è stato una recita insensata, un insieme di
falsità e di menzogne. Si dà pena per l’indifferenza altrui nei suoi confronti
e si scopre a desiderare la loro compassione e la loro pietà, fomentando uno
stato di profonda angoscia nel lettore. In questo straziante flusso di
coscienza sulla strada per la
consapevolezza, il protagonista muta
persino la sua personale visione della morte che, da spaventosa e crudele
creatura, assume i contorni di una grande maestra di vita. La paura cede il
posto alla serenità.
Grazie a questo breve
racconto, il lettore è portato a riflettere sul fatto che ognuno dovrebbe
sfruttare la vita per seguire i propri sogni e non quelli degli altri. Tutti
dovremmo avere il coraggio di troncare le situazioni che ci causano disagi,
perché cercare di adattarci ad esse significherebbe coprire la nostra esistenza
con strati di menzogne. Non aspettiamo che sia la morte a svelarci i nostri
veri desideri e – soprattutto – non coltiviamo la convinzione che certe cose
possano capitare solo agli altri, perché – a volte – gli altri siamo proprio
noi!
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