VIVA
LA VIDA è la biografia di Frida Kahlo, una pittrice messicana di
fama mondiale. Frida nacque il 6 luglio del 1907, ma per tutta la vita sostenne
di essere nata nel 1910 perché proprio in quell’anno scoppiava la Revolución
(evento storico cui Frida si sentiva particolarmente vicina). Gli ideali di
Frida – infatti – abbracciavano il comunismo in un modo assai bizzarro, ovvero
in modo puro e forte, ma – allo stesso tempo – romantico (o – quantomeno – è così
che lo definisce Cacucci).
Questa biografia nasce come
opera teatrale a quattro voci: la voce di Frida (ovviamente), di Diego Rivera (suo
grande amore), di Cristina (la sorella più amata da Frida, tra le sue cinque
sorelle) e di Tročkij; un’opera teatrale commissionata allo stesso Cacucci dal
musicista Andrea Centazzo. Nonostante l’impegno del produttore Maurizio
Feverati, però, l’opera non vide mai la luce in forma teatrale, fino al momento
in cui Cacucci decise di rispolverarla e di condensarla in un monologo con la
voce della sola Frida.
Ma perché questa donna ha
riscosso tanto successo?
Paradossalmente fu un
incidente stradale a conferire a Frida Kahlo la sua notorietà. Il 17 settembre
del 1925 Frida ebbe – infatti – un terrificante incidente che la menomò per
sempre, ma ella, allora diciottenne, non si dette mai per vinta e iniziò a
dipingere autoritratti strepitosi in cui tendeva a concentrare tutte le sue
emozioni e tutti i suoi sentimenti. Il
dolore fisico e quello dell’anima di Frida si possono quasi afferrare
osservando i suoi dipinti così come leggendo
le parole di Pino Cacucci.
Il suo grande sogno era
quello di sposare Diego Rivera, l’artista più famoso del Messico in quegli
anni, ed effettivamente questo sogno si avverò, anche se fu lo stesso Diego a
causare buona parte delle successive sofferenze di Frida.
In questo monologo dal
titolo estremamente forte ed esplicativo Pino Cacucci fa trasparire tutta la
forza, ma anche tutta la fragilità di questa donna che amava la vita, ma che –
allo stesso tempo – agognava la morte. E’ un libro molto toccante che fa
entrare il lettore in una dimensione del dolore davvero vivida: con Frida
patiamo sofferenze inaudite, ma – ancora una volta – insieme a lei troviamo
anche la forza e il coraggio di andare avanti. Si racconta che solo la madre di
Frida credette in lei quando nessuno osava farlo e la fiducia fu tale che, per
la figlia, fece costruire un cavalletto speciale affinché potesse dipingere
anche da sdraiata.
Nonostante le perenni
sofferenze fisiche e morali Frida non cedette mai all’autocommiserazione e
neanche accettava che altri la compatissero. Era una donna dalla forza di
volontà fuori dal comune, una donna da ammirare. La sua era una bellezza
bizzarra, ma intensa e affascinante. I suoi ideali erano grandi e i suoi
principi sani. Possedeva uno spiccato talento artistico e una straordinaria
tempra morale.
Pino Cacucci è riuscito a
rendere in maniera egregia la complessità di questa che – non dimentichiamolo -
era una donna prima di essere un’artista.