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LA BELLEZZA

martedì 29 ottobre 2024

CROSSING. Attraversare una Collezione

 

Le tre sculture di stoffa e sapone di Frédérique Nalbandian, per "Crossing", a Palazzo Madama, Torino.

Chi ha detto che un Museo d’Arte Antica non possa contenere anche Arte Contemporanea? Certamente è necessario saper scegliere con attenzione e cura cosa affiancare al passato, e come farlo in modo tale da favorire un dialogo tra le opere – anche se, a dirla tutta, non ho mai visto opere litigare tra loro per via del gap generazionale… Nel caso della nuova integrazione operata da Palazzo Madama, a Torino, la scelta è opportunamente caduta sulle opere di 4 (quattro) artisti, in particolare, e ora vi racconterò tutto.

In occasione di Artissima 2024, la cima dello scalone juvarriano, la veranda – anch’essa juvarriana -, la sala delle ceramiche e quella dedicata ai vetri, sono state arricchite con delle opere estremamente particolari che vanno a integrarsi e, allo stesso tempo, creano una sorta di contrasto con il panorama artistico presente in Museo. L’esposizione, non a caso, è stata chiamata “Crossing. Attraversare una collezione”. In sostanza, si tratta di un percorso – dall’antico al contemporaneo - in cui coesistono incontri, fusioni, inciampi, richiami/rievocazioni e racconti/narrazioni. Un percorso che comincia proprio in cima alla grande scalinata progettata da Filippo Juvarra (Messina, 1678 – Madrid, 1736) e realizzata tra il 1718 e il 1721 per Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Ad attendere chi sale, infatti, ci sono 3 (tre) sculture di Frédérique Nalbandian che richiamano fortemente il passato, dunque si sposano bene con la fondazione romana dell’edificio. L’estetica, almeno, è antica, ma i materiali utilizzati non interpellano il classico marmo, bensì la stoffa e il sapone. L’effetto finale è indistinguibile da quello che darebbe una pietra calcarea come il marmo, eppure la tecnica è più simile a una colata di cera che ad un’operazione da scalpellino. “È proprio nel gioco dell’illusione, nell’inversione tra percezione e realtà, che l’opera di Nalbandian balza nel contemporaneo tracciando sia un dialogo tra forme che appartengono alla scultura antica sia omaggiando l’eredità dell’Arte  Povera che proprio a Torino ha avuto uno dei suoi luoghi nevralgici”.[1]

Le tre sculture di stoffa e sapone di Frédérique Nalbandian, per "Crossing", a Palazzo Madama, Torino.


Questo dialogo tra il passato e il presente è forte anche nelle ceramiche di RunoB, giovane artista cinese di nascita e veneziano d’elezione, che ha contribuito all’allestimento della mostra con 10 (dieci) vasi da lui dipinti seguendo tematiche assai moderne e quanto mai inedite nel mondo dell’arte, ovvero il fast-food e il food-delivery.

 

RunoB e le sue maioliche, per "Crossing", a Palazzo Madama, Torino.

 È una bizzarra rilettura della produzione maiolica, ma perfettamente in linea con l’antico. Per la realizzazione delle sue opere l’artista si è ispirato alla situazione creatasi durante il lungo periodo della Pandemia di Covid, periodo in cui le persone sopravvivevano proprio grazie al duro lavoro dei delivery-men, ovvero di coloro che consegnavano cibo a domicilio.

Alcune opere di RunoB per "Crossing", a Palazzo Madama, Torino.

 I vasi,  usati - sia in Cina sia in Italia – soprattutto per il contenimento e il trasporto di acqua, vino, olio, riso e grappa - sono un richiamo alle grosse bisacce da rider che vediamo ancora oggi sfrecciare sulle strade delle nostre città e simboleggiano l’indispensabile, ciò che è necessario alla vita, mentre alcune figure rappresentano addirittura una narrazione, un racconto che parla di libertà.

RunoB e il racconto del rider/centauro, per "Crossing", Palazzo Madama, Torino.

 È il caso della figura del centauro, un gioco di parole e immagini nato dall’associazione tra il motociclista (per una metà cavallo e per l’altra uomo) e l’uomo delle consegne: durante il percorso narrativo avviene la trasformazione completa in cavallo, una creatura libera che si allontana felicemente dai confini dettati dalla reclusione forzata, lascia la città e va a vivere nella natura. L’intento è quello di creare una sorta di memoriale, un archivio di ricordi - fatto di immagini – per non dimenticare quel passato tanto drammatico, quel pezzo della Storia mondiale che ancora brucia nel nostro presente.


 

“Il grande tondo di quasi due metri che Marta Sforni ha realizzato appositamente per Crossing è certamente un omaggio al monumentale lampadario del 1928 dei Fratelli Toso che domina il centro della sala dedicata ai vetri, ma al contempo si inserisce in una ricerca, sia pittorica sia concettuale, che l’artista sta portando avanti da anni. Il lampadario veneziano è infatti il soggetto per eccellenza della pittura di Marta Sforni e, al contempo, esso rappresenta per l’artista una sorta di stella, un astro che fa parte di una costellazione articolata che da Murano trova connessione e rimandi anche in luoghi lontani, ovunque un lampadario veneziano abbia trovato collocazione. L’originalissima e personale tecnica di Marta Sforni racconta questi giardini pensili per sottili velature che si concentrano in particolare sui dettagli – le bossette, in termine tecnico, e i fiori – dei questi sontuosi manufatti antichi”.[2]

Il grande tondo di Marta Sforni, per "Crossing", a Palazzo Madama, Torino.


Il colore è ammaliante… E poi il significato simbolico si sposta dalla sfera del tempo delle altre opere per adagiarsi al tema dello spazio: il passato temporale si trasforma in lontananza spaziale.

“A chiudere il percorso di Crossing, la veranda juvarriana ospita la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano particolarmente attento ai temi della memoria e di un quotidiano restituito attraverso un uso inatteso e spettacolare degli oggetti. Le sue costruzioni modulari sono schedari monumentali che vanno intesi come un immenso raccoglitore di memoria e, di conseguenza, di conoscenza. Sono torri di Babele in metallo e cartoncino o lamine plastiche, oggetti presenti in ogni ufficio, e che qui ribadiscono però la ragione stessa del museo, inteso come rifugio del sapere in cui persino l’etimo deriva dalle Muse, mitologiche figlie di Zeus, e custodi della memoria e della conoscenza da tramandarsi nei secoli”.[3]

Le "torri di Babele" di Giuseppe Lo Cascio, per "Crossing", Palazzo Madama, Torino.


Di nuovo il tema dell’archiviazione, dunque, dove lo schedario diventa testimone di un tempo che fu, e portatore di un messaggio che tende al futuro. In un Museo che ospita il passato per raccontarci l’oggi e, soprattutto, aprire la nostra visione a ciò che sarà o, quanto meno, potrebbe essere…

Questi quattro blocchi artistico-narrativi sono come dossi sulla strada: segnalano al viaggiatore che è il caso di rallentare e prestare maggiore attenzione al presente, alla direzione, ma – soprattutto – al futuro

 

 

"CROSSING. Attraversare una collezione", a cura di Cristina Beltrami, è a Palazzo Madama (Torino), dal   28/10/2024 al 08/12/2024.



[1] Dalla cartella stampa.

[2] Dalla cartella stampa.

[3] Dalla cartella stampa.

 

giovedì 24 ottobre 2024

IN ASCOLTO, una mostra di Sergio Unia.

 

Sergio Unia, "Maia con l'aquilone", 2018, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

Se, come me, siete affamati di bellezza, la cercate ovunque, la vedete in ogni cosa e la sapete cogliere in ogni momento, allora vi consiglio caldamente di andare a visitare la mostra allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama (a Torino): “SERGIO UNIA. IN ASCOLTO”, dal 23 Ottobre 2024 al 09 Dicembre 2024.

Tale mostra, nata su iniziativa della Fondazione CRC, nell’ambito del progetto “Donare”, presenta 13 (tredici) bellissime sculture in bronzo dell’artista monregalese Sergio Unia (Roccaforte Mondovì, 10 Marzo 1943). La Fondazione CRC, a cui sta particolarmente a cuore l’obiettivo di condividere la bellezza e la cultura del proprio territorio, ha proposto al Prof. Villa (Direttore di Palazzo Madama) una collaborazione proprio in tal senso, ma poiché a volte la vita ci sorprende con le sue coincidenze e sincronicità, la collaborazione è quanto mai in linea con una serie di cose di cui adesso vi parlerò.

Partirei col riferirvi[1] i concetti espressi dalla psicologa Maura Anfossi (Fondazione CRC), intervenuta in conferenza stampa. Secondo Anfossi, è bello uscire da una mostra con un messaggio e – nel caso della mostra di Unia – possiamo portarci a casa ben due messaggi:

1)    Il valore della cura e quello dell’attenzione al dettaglio. Queste opere, con la loro grazia, richiamano alla gentilezza, al garbo e alla misura, allontanandoci dal narcisismo tipico del nostro tempo e spingendoci verso un’osservazione più attenta e meno superficiale, sia di ciò che ci circonda, sia di ciò che abbiamo dentro. E poi, il fatto che alcune opere facciano riferimento all’antichità, e altre alla gioventù e alla spensieratezza, ci porta ad assistere a una narrazione delicata del passaggio tra le generazioni. D’altronde, non è possibile guardare avanti se dimentichiamo le nostre radici... Come la quercia, infatti, abbiamo bisogno sia di radici che affondino saldamente nella terra, che di aria, sinonimo di una visione del futuro che ci attende.

Sergio Unia, "Bimba, Rossana", 2010, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

2)    Il tema del desiderio. Il desiderio delle nuove generazioni è, purtroppo, bloccato, perciò è bello pensare che una mostra possa aiutarli e aiutarci a tornare a desiderare. E, per “desiderio” non s’intende certamente la brama di cose materiali, bensì di bellezza, soprattutto di bellezza interiore.

Quando è venuto il turno del Prof. Villa di contestualizzare la mostra in oggetto, sono emerse quelle coincidenze e sincronicità di cui vi ho accennato poche righe fa… 

Sergio Unia, "Adolescente con flauto. Rossana", 1991, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

 

Innanzitutto, dovete sapere che il tema scottante al quale Palazzo Madama si sta dedicando attualmente riguarda la crisi climatica[2], l’incrinato rapporto tra Uomo e Natura, perciò è chiaro che una mostra come quella di Unia - la quale tende alla riscoperta dei valori antichi - ci fa riflettere molto su come dovremmo trattare oggi il territorio  (e, per estensione, il pianeta), a come valorizzarlo, salvaguardarlo e proteggerlo; a come invertire la rotta, insomma. La mostra di Unia ci porta a immaginare una nuova integrazione dell’uomo all’interno del mondo e a pensare a un nuovo patto – fondato sul rispetto – tra l’Uomo e la Natura.

Dal Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

 Il fatto, poi, che l’esposizione si snodi attraverso il rigoglioso Giardino Medievale si sposa perfettamente con l’intento tematico-espositivo di Palazzo Madama.

La magia del Giardino Medievale, a Palazzo Madama (Torino).

Senza contare il fatto che, secondo il mio modesto parere, in questo modo si ottengono due benefici: la mostra esalta la bellezza del Giardino e il Giardino, dal canto suo, esalta la bellezza della mostra, in una sorta di rapporto di reciprocità. Il Giardino cessa così di essere un semplice sfondo per assumere il ruolo di co-protagonista, all’interno dell’esposizione.

Sergio Unia, "Bimba sui pattini", 2002, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

Il Prof. Villa ci ha inoltre ricordato che Palazzo Madama contiene le Collezioni Civiche Torinesi, una delle maggiori raccolte europee di arti applicate che ha nella scultura e nei materiali come il bronzo, la terracotta, il gesso, il vetro e la ceramica il suo cuore, la sua consistenza primaria, perciò lavorare con uno scultore che utilizza mezzi antichi e che si rifà a una tradizione accademica, che segue quelli che sono i grandi modelli del passato, a partire da Cennino Cennini (1370), sembrava opportuno proprio per raccontare il Museo Civico d’Arte Antica e il suo ruolo, cioè dialogare col proprio territorio, portare alla luce le eccellenze di quello stesso territorio e soprattutto sottolineare dei rapporti e consolidare dei legami.

Sergio Unia, "Danzatrice, Elena", 2008, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

Cuneo ha, in tali ambiti, grande forza e influenza e questi requisiti li sta trasmettendo anche alla città di Torino, grazie alla collaborazione instauratasi tra i due Comuni.

Dal Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

L’inaugurazione di Artissima (tra pochi giorni) e la presenza di Chef pluristellati, qui a Torino, pronti ad offrire un dialogo tra la cucina piemontese e le grandi cucine del mondo, sono cose che ci permettono di ampliare il cerchio della comunicazione, di includere altri settori all’interno del panorama culturale.

Sergio Unia, "Bambino con la conchiglia. Zoltan" (dettaglio), 2005, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

“In ascolto” consiste di 13 sculture in bronzo, come ho già accennato all’inizio di questo articolo. Sceglierle, tra una rosa che contava 35 proposte, è stata un’ardua impresa, egregiamente compiuta grazie ad un lavoro comune, svolto da tutti i Curatori/Conservatori del Museo. Le opere scelte sono quelle che meglio richiamano l’attenzione sui temi dell’infanzia – coi suoi giochi e la sua spensieratezza – dell’adolescenza – con le sue inquietudini – e dell’antico. Opere che “profumano” di antico, collocate in un luogo – il Giardino Medievale di Palazzo Madama – che richiama suggestioni antiche… Cosa chiedere più di questo?

Sergio Unia, "Giochi, la cavallina", 1999, bronzo. Dalla mostra "In ascolto", allestita nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.

Unia, per sua stessa ammissione, ha sempre cercato di essere un testimone del proprio tempo senza, però, dimenticare il legame col passato. D’altronde, lo hanno sempre affascinato i temi che sono in grado di suscitare emozioni forti, come l’amore, la guerra, la natività, la violenza, la poesia… Le 13 opere scelte, dunque, sono emblematiche del lavoro di questo artista dallo stile così classico da essere quasi “senza tempo”…

Dal Giardino Medievale di Palazzo Madama, a Torino.



[1] Ho riferito i concetti così come li ho intesi, sperando di aver reso giustizia ai significati originali.

[2] Vi lascio qui di seguito il link all’articolo che ho scritto per le mostre “Change!” e “Memorie d’acqua”.

http://manumelaracconti.blogspot.com/2024/09/change-e-memorie-dacqua.html