Da sinistra: E. Rattalino, M. Cibrario, G. C. F. Villa, F. Leon, A. Anfossi |
Dopo aver elogiato la bellezza di Palazzo Madama e l’importanza storico-artistica del luogo, il Professor Villa ha tenuto un discorso molto impegnativo su propositi da attuare e obiettivi da raggiungere, discorso di cui ho trascritto un estratto:
“Ciò che mi ha spinto a fare domanda è stato uno straordinario ed eccezionale insieme di professionalità. Sinceramente non conosco luogo d’Italia, nessun Museo Civico Italiano che abbia uno Staff come quello della Fondazione Torino Musei: uno Staff scientifico, uno Staff amministrativo e uno Staff operativo che hanno, appunto, eccezionali qualità e straordinarie potenzialità.
Palazzo Madama ha una storia che – dal mio punto di vista – può restituire moltissimo. Noi, oggi, abbiamo un dovere fondamentale che è quello di tornare attraverso i nostri Musei – soprattutto dopo questa stagione pandemica – a preparare i cittadini del futuro. Come possiamo riuscirci? Attraverso una precisa conoscenza. Palazzo Madama è un insieme di oltre 70.000 opere: parte sono quelle esposte, parte sono quelle che nel corso degli anni hanno germinato non solo in Torino ma nel Piemonte; pensate a Venaria Reale e a quanto degli arredi di Palazzo Madama è lì depositato. Abbiamo opere iconiche: penso ad Antonello da Messina, […].
Ebbene, dobbiamo fare in modo che tutti questi oggetti tornino a parlare a un pubblico. E possono tornare a un pubblico, ai cittadini, solo ed esclusivamente attraverso l’aiuto dei cittadini stessi, così da far sì che questo Palazzo – che è al centro della città – torni ad essere al centro della vita di ciascun torinese, di ciascun piemontese e di ciascun visitatore che da noi arriva.
Torino è una città del tutto eccezionale ed è solo uscendone che te ne rendi conto. Io ho avuto la fortuna, nel corso della mia carriera – lavorando per oltre dieci anni nelle scuderie del Quirinale – di curare mostre di importanza significativa: da Bruxelles a Parigi, da Tokyo a Mosca e San Pietroburgo ho potuto fare esperienze di contesti e mondi differenti. Rapportando ognuna di quelle esperienze a quella che è Torino mi son reso conto che ciò che noi abbiamo è stato sempre preso ad esempio ed è germinato potenzialmente al di fuori della nostra città. […] La Consulta di Torino è qualche cosa che ho sentito spesso citare in giro per l’Italia come modello esemplare d’approccio culturale. Abbiamo, poi, il Centro Conservazione e Restauro di Venaria Reale che – come tutti sappiamo – è un’eccellenza assoluta, le Scuole Tecniche San Carlo, il Conservatorio, l’Accademia Albertina delle Belle Arti, i Teatri… Dal mio punto di vista un Museo è il luogo in cui tutto questo deve tornare a esprimersi perché noi stessi siamo la rappresentazione di tutto questo. Nasciamo, infatti, come Museo di Arti applicate, ma siamo l’insieme delle collezioni dei torinesi, siamo l’insieme delle pulsioni dei torinesi che qui hanno donato e che attraverso queste donazioni si sono raccontati. Ecco, il nostro compito è quello di riportare tutto ciò all’esterno; dobbiamo restituire un’aura ad alcuni capolavori attraverso un linguaggio che parli ai pubblici più differenti. Quindi, tutte le strutture che vi ho citato – ma pensiamo anche al nostro sistema di biblioteche, al nostro sistema di quartieri – devono interagire nel narrare e nel dare gli stimoli per farlo; dobbiamo ricostruire un rapporto tra il contenitore esterno e quello interno. Abbiamo professionalità di altissimo livello che possono ripartire dai nostri depositi e dalla loro conoscenza, dagli inventari, per raccontarli attraverso mostre che abbiano un taglio nuovo, immersivo, un taglio che possa essere tale da narrare qualcosa a ciascuno. Abbiamo la necessità di riprendere il nostro ruolo internazionale attraverso le nostre collezioni. Siamo perfettamente in grado di costruire dialoghi molto importanti e precisi per il nostro territorio. Oggi sappiamo che l’asse centrale che distingue le aziende italiane piccole, medie e grandi rispetto alle aziende mondiali è la propria memoria. Le radici… E sappiamo anche che di un “prodotto” – come si suol dire – l’80% è narrazione. I nostri Musei sono questo; dentro i nostri Musei c’è esattamente l’esperienza che ci distingue dal resto del mondo e Palazzo Madama deve tornare ad essere non solo il collettore, ma anche lo specchio di tutta un’esperienza che vada al di fuori di Torino e che ci ricolleghi con i nostri territori in modo significativo. Quindi, c’è da fare un lavoro sull’interno che riparta inevitabilmente dalle scuole di ogni ordine e grado, comprese le Università; un lavoro che coinvolga anche le grandi Istituzioni torinesi che in noi possano trovare un interlocutore, e porci in un dialogo il più costruttivo possibile per far sì che il Museo torni veramente ad essere un Museo “diffuso”. Ciascuno dei dipinti che ci circondano, ma anche ciascun mobile, dovrà tornare ad avere un significato. Oggi, quando vediamo un mobile, come le panche che avete ai vostri lati, non abbiamo più la percezione di quello che è il lavoro artigianale alla base; non abbiamo più la capacità di “lettura” di un dipinto attraverso i suoi materiali…
Palazzo Madama è uno dei pochi Musei al mondo in grado di raccontare questa storia, ma è ovvio che dobbiamo decrittarla secondo quelli che sono gli strumenti della società attuale, suscitare lo stupore e – di conseguenza – l’attenzione. Proprio l’attenzione è ciò che permette di capire che questo straordinario Palazzo situato al centro di Torino non è qualcosa da osservare dall’esterno, ma è qualcosa da attraversare costantemente e continuamente. La Fondazione ha in animo, tra l’altro, l’eccezionale recupero della facciata di Palazzo Madama, un recupero che non sarà solo strutturale, ma che restituirà quello che è stato il pensiero di Juvarra. Ovviamente ci sono anche altri luoghi di Palazzo Madama – come ad esempio le cantine juvarriane - che possono tornare ad essere oggetto di sviluppo...
Il tema di base è sostanzialmente uno: Palazzo Madama è la nostra Storia e la Storia sono le storie dell’Italia e sono – in qualche modo – il nostro apporto a una Storia europea più ampia e più complessa. Questo edificio, al centro della città, deve ora tornare a essere il Palazzo al centro dei cittadini e in un dialogo coi cittadini trovare tutte le linee che ci consentiranno di riportarlo all’esterno.
Quello che ho imparato
girando per il mondo è che ogni società ha i suoi schemi e i suoi approcci, e
fare una mostra a Tokyo è radicalmente diverso dal farla a San Pietroburgo o a
Londra, a Parigi o a Madrid. Ogni città ha la sua Storia e ogni Nazione ha un
suo approccio espositivo, ma anche percettivo. Noi abbiamo tutti gli strumenti
per riuscire, attraverso le nostre collezioni, a restituire tutto questo, ad
aprirci nuovamente al mondo e a far sì che i 600mila visitatori di Palazzo
Madama per le Olimpiadi non siano una eccezionalità legata a un evento; far sì
che i torinesi tornino più volte durante l’anno a Palazzo Madama perché qui
trovano un’emozione, un elemento di apprendimento, di crescita, ma anche e
soprattutto perché possano recuperare l’aura della loro memoria”.
Colgo l’occasione del discorso del nuovo Direttore, dei suoi propositi di recuperare il passato e la memoria storica di Torino e di costruire il futuro di Palazzo Madama, per segnalare a tutt* coloro che leggeranno questo articolo che dal 25 giugno ’21 è disponibile la App di Palazzo Madama. FTM – acronimo dell’App in questione, nato da Fondazione Torino Musei – permette di immergersi nel meraviglioso mondo di Palazzo Madama, ma – tra non molto – darà possibilità di conoscere anche i mondi della GAM (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino) e del MAO (Museo d’Arte Orientale di Torino). Il progetto è stato realizzato per rendere maggiormente accessibile (e fruibile) una bella fetta del patrimonio artistico-culturale a grandi, piccini, persone curiose e anche a coloro che dispongono di poco tempo ma non vogliono rinunciare ai piaceri della Bellezza. Una volta scaricata, l’App consente di preparare i visitatori (grazie a una serie di informazioni consultabili anche da casa) alla visita vera e propria, quella dal vivo. Arrivati a Palazzo Madama, infatti, FTM potrà essere utilizzata come guida (e mappa) per proseguire il tour. Tutti i contenuti multimediali, dedicati all’area del museo in cui il visitatore si trova, sono attivati automaticamente da particolari dispositivi collocati all’interno delle sale, attraverso un segnale Bluetooth. I contenuti, realizzati come clip video, sono tutti accompagnati da sottotitoli con font ad alta leggibilità e voce guida. L’applicazione, quindi, non rappresenta un’alternativa all’audio-guida, bensì un’integrazione, un servizio complementare. Si potrà scegliere tra tre itinerari (a Palazzo Madama): 1. “Alla scoperta del Palazzo”; 2. “Avventure al Castello” (dedicato ai più piccoli); 3. Itinerario breve (della durata di circa 30 minuti). E, già che ci sono, vi segnalo che l’esposizione de “La Madonna delle Partorienti” (o “degli Angeli”, come veniva chiamata nel 1500) sarà visitabile fino al 30 agosto 2021. Successivamente farà ritorno alle Grotte Vaticane della Basilica di San Pietro, sua sede originaria. L’affresco – realizzato dal celebre pittore Antoniazzo Romano – è stato, infatti, restaurato e viene proposto in tutto il suo antico splendore grazie all’accurata ricostruzione delle parti mancanti (la mandorla e gli angeli sono infatti andati perduti), ad opera di Giorgio Capriotti e Lorenza D’Alessandro. Il suggestivo allestimento, curato dall’architetto Roberto Pulitani, prevede un’esposizione in quattro sezioni, all’interno delle quali è prevista la contestualizzazione dell’opera, una riproduzione tridimensionale della Cappella della “Madonna delle Partorienti”, una zona dedicata alla diagnostica, al restauro conservativo dell’opera e alle analisi comparative, un’immagine del dipinto prima del restauro dal vero dell’affresco inserito in una riproduzione di parte del vano della cappella.
Personalmente, ho avuto l’onore e il piacere di vedere in anteprima la mostra e – posso dirlo – è davvero commovente assistere al cambiamento da così (immaginate la mia mano col palmo verso il basso) a così (ora immaginatela col palmo rivolto verso l’alto). È come un piccolo miracolo che avviene proprio sotto i vostri occhi!