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LA BELLEZZA

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lunedì 9 maggio 2016

Recensione del libro "Il bar sotto il mare" di Stefano Benni. Edizione Economica Universale Feltrinelli

Questo libro è come un banchetto di 24 portate (una per ogni racconto), ognuna delle quali sa deliziare in modo diverso. L'alternanza dei racconti è studiata "ad hoc" per trasportare il lettore su una montagna russa di emozioni e sensazioni, su una sorta di altalena di sentimenti e percezioni. Si ride moltissimo - a volte a crepapelle, a volte a denti stretti - ci si commuove, si riflette; si rabbrividisce, si prova amarezza, compassione, terrore, simpatia e antipatia, rabbia e inquietudine. I finali stessi sono mozzafiato, esilaranti o "da brivido" e in ognuno sembra di veder "aleggiare" un insegnamento, una morale. Per chi la vuole cogliere. Altrimenti ci si può semplicemente godere la trama dei racconti senza sentirsi obbligati a "guardare oltre".
"Il bar sotto il mare" impegna la mente e, allo stesso tempo la fa svagare perchè leggerlo è come guardare delle istantanee ben nitide o degli intensi cortometraggi. Benni descrive, infatti, ogni cosa, ogni persona e ogni vicenda in modo meticoloso e dettagliato senza però appesantire il lettore, bensì donandogli quasi dei "racconti subliminali". Leggere questo libro è pari al vedere, le vicende narrate, coi propri occhi. Sembra quasi di sentire quegli odori, di vedere e di toccare con mano quelle cose, nonché di udire quei suoni in prima persona. Tutto questo grazie, soprattutto, a due espedienti letterari: il particolare utilizzo del linguaggio e la figura del protagonista. Quest'ultimo parla, personalmente, solo all'inizio e alla fine del libro, ma percepiamo la sua presenza come "mezzo", come tramite tra noi e i cosiddetti ospiti. Il protagonista scopre, infatti, un mondo sommerso e fa immergere con sè anche il lettore. Il linguaggio - dicevamo - è l'altro espediente di cui l'autore si avvale per favorire "l'immersione" del lettore in ogni racconto e l'empatia con l'ospite. Benni utilizza un linguaggio diverso a seconda dell'ospite a cui dà voce. Passa volutamente e sapientemente da uno stile "sgrammaticato" ad uno colto e raffinato, dai termini ricercati, talvolta desueti; fa calare il lettore nel lugubre per poi farlo riemergere attraverso la creazione di neologismi "solitari" che a volte si incontrano e vanno a formare addirittura una lingua nuova, completamente inventata. Espressioni dialettali "svolazzano" tra le pagine e delineano i personaggi a 360 gradi, facendoli proprio "parlare come mangiano".
Benni è crudo, incisivo, schietto e diretto, ma, all'occorrenza, sa essere anche delicato, sensibile e discreto; la fantasia e l'inventiva traboccano e si amalgamano all'ironia e al sarcasmo. Si intravedono una vena poetica e una polemica e, proprio quest'ultima, si snoda in tre diversi tipi di critiche/denunce: quella politica, quella religiosa e quella sociale. Attraverso la vena poetica è possibile, invece, imbattersi in svariati tipi di amore e sentimento.
Grazie al talento letterario di Benni e alla sua fantasia, ogni pagina è una sorpresa, ogni storia è coinvolgente, ogni racconto e una scoperta di qualcosa di diverso, ma sicuramente mai banale o scontato.
Il protagonista rappresenta, in realtà, ogni lettore e, quando il libro finisce, si ha la sensazione che non finisca davvero, ma che - al contrario - continui alimentandosi con le storie dei lettori che decideranno di "immergersi" ne "Il bar sotto il mare".


Consigliato per chi vuole una lettura sostanziosa, ma leggera; per chi desidera allontanarsi dalla noia e dalla banalità quotidiane e per chi cerca un rifugio, un luogo sicuro ed accogliente, ma ricco di piacevoli imprevisti.