Oggi parliamo di un libro che hanno letto tutti, un libro di
cui tutti hanno parlato tanto e bene. Allora perché ne parlo anch’io? Perché se
tutti l’han visto come un capolavoro della letteratura americana, io – invece –
l’ho visto come un discreto libro d’intrattenimento. Diciamo che avrei gridato
al capolavoro se a scriverlo fosse stato un esordiente, ma essendo stato
scritto da Kent Haruf, autore già affermato nel panorama letterario, beh…per me
ha un valore diverso.
Lei vedova. Lui vedovo. Entrambi residenti in un paesino del
Colorado, chiamato Holt. Entrambi maturi, ma soprattutto, soli. Poi la
proposta: Addie propone a Louis di trascorrere le notti insieme, nella stessa
casa (quella di lei), nella stessa stanza, nello stesso letto. All’inizio lo sconcerto, da parte di Louis,
poi la curiosità di sapere come sarebbe e infine la prova.
Addie torna a dormire serena con Louis accanto a sé e tutto
fila liscio, nella castità e nel pudore, nell’amicizia e nella tenerezza che
contraddistinguono le loro notti. Finché il paese viene a sapere della loro
“relazione” e i cittadini gridano allo scandalo. Il comportamento della
“coppia” è scabroso, inaccettabile. E’ dura per i due non dar peso alle
malelingue, ma per un po’ reggono.
Ogni notte si raccontano l’uno all’altra e viceversa. Si
svelano e ne emergono i ritratti di due individui assolutamente unici nella
loro normalità. Vite ordinarie, le loro. Entrambi, nel loro passato, hanno sia
gioie sia dolori.
La voce dello scandalo – però – arriva fino alle orecchie del
figlio di Addie che sta attraversando un brutto periodo con la propria moglie e
per questo motivo ha deciso di portarle il nipotino, Jamie, nell’attesa che le
cose si sistemino. Addie accoglie il nipotino con gioia immensa e la stessa
gioia avvolge anche Louis che diventa per Jamie un forte punto di riferimento.
Addie – però – verrà costretta a scegliere tra il nipote e il nuovo “compagno” con
il quale – nel frattempo – l’amicizia si è rafforzata fino a sfiorare un
sentimento ben più profondo.
Non vi racconterò il finale – ovviamente – ma solo le
impressioni che questo libro ha lasciato sulla mia pelle.
Innanzitutto partirei col dire che il romanticismo che fin
dai primi momenti domina le pagine, si interrompe bruscamente verso la fine e questo mi ha
destabilizzata non poco. Vedere infrangersi la tenerezza, la favola, il sogno,
davanti ai miei occhi mi ha intristita tantissimo. E ricordo di aver pensato:
"Io leggo per evadere dalla quotidianità nera e scontata che mi circonda e qui
ci piombo dentro con tutte le scarpe? Che tristezza, che delusione, che
amarezza!" Forse è solo colpa dei miei gusti, di ciò che mi aspettavo. Ah, il
peso delle aspettative! Il mio desiderio di vedere le cose finire diversamente.
Ma va beh, pazienza.
Analizziamo nel dettaglio le impressioni: COSA CI VOLEVA
RACCONTARE HARUF?
. La differenza tra le coppie di un tempo e le coppie di
oggi? Una volta, se qualcosa si rompeva, si incollava, ci si mettevano delle
pezze si andava avanti e nessuno, a
parte i due coniugi interessati, si accorgeva di qualcosa. Ora è tutto diverso.
Le coppie scoppiano per un nonnulla, i figli – soprattutto i più piccoli – ne
pagano le spese e le conseguenze spesso sono disastrose.
. Ci voleva forse dire che nei paesi la gente mormora, cede
al pettegolezzo, si lascia andare al pregiudizio e alla parola “scandalo”
troppo facilmente?
. Ci voleva raccontare la caducità della vita, l’urgenza di
fare ciò che desideriamo fare prima che sopraggiunga il momento della nostra
dipartita?
. Ci voleva portare a ragionare sul fatto che ogni scelta,
anche la più banale, è in grado di cambiare la nostra vita radicalmente?
Ci voleva far capire che in ogni coppia, anche in quella che –
vista dall’esterno – appare quasi normale (o addirittura perfetta), può
nascondere in realtà dei drammi (o comunque almeno un dramma)?
. Voleva dirci di cogliere l’attimo, il famoso carpe diem?
Se voleva dirci tutto questo, lo ha fatto a meraviglia, facendomi
piombare – però – in una tristezza profonda. Queste cose le sapevo già… per cui
avrei tanto desiderato che il finale lasciasse presagire un futuro un po’ più
accomodante e meno cinico. Volevo intravedere una luce in fondo al tunnel e
invece…tristezza, tanta tristezza.
L’idea in sé e per sé
era bella, originale, ma trovo che sia stata sviluppata in modo scontato.
Quello che – invece – mi è piaciuto tanto di questo libro è
la tenerezza, la dolcezza che si cela dietro il desiderio di condividere il buio
della notte. La tenerezza nella sicurezza che ci può fornire la presenza di una
persona accanto a noi. Ecco. Questo mi è piaciuto tanto. Il fatto di
condividere la propria solitudine con quella di qualcun altro e il fatto che le
due solitudini – insieme – possano dare vita ad una grande compagnia reciproca.
Un bel libro, quindi, ma non all’altezza delle mie
aspettative.
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