Post in evidenza

LA BELLEZZA

mercoledì 12 luglio 2017

"ACQUE DI PRIMAVERA" di Ivan Turgenev. Edizioni Clichy.



Oh, anni lieti
E giorni beati!
Come acque di primavera
Voi siete passati…
                        
 [Da una vecchia romanza…]
Acque di primavera si apre con una riflessione cinica, ma ineluttabile:
“[…] la tristezza dovuta alla consapevolezza della vecchiaia, non si può in nessun modo né consolare, né dissipare: bisognava solo aspettare che se ne andasse”.
Il protagonista di questo romanzo – ultima fatica di Ivan Turgenev – è Dimitri Sanin. Abilmente camuffata da storia d’amore, quella di Sanin è – in realtà – la storia di ognuno di noi, della vita che scorre davanti ai nostri occhi senza che possiamo in alcun modo arrestarla né – tantomeno – riavvolgerla come un nastro per poter tornare indietro.
“Sanin [n.d.r.] rifletteva sulla vanità, sull’inutilità, sulla volgare falsità di tutte le cose umane. Passava in rassegna una dopo l’altra tutte le età dell’uomo […] e non aveva pietà per nessuna”.
Quasi un saggio sulla pericolosità del libero arbitrio, Acque di primavera è sicuramente un romanzo di formazione da cui possiamo trarre una serie  di insegnamenti importanti, ma una sola conclusione: “Il passato, qualunque esso sia, non può ritornare se non sotto forma di nostalgia” [Alice Farina, traduttrice e curatrice della prefazione di Acque di primavera]. Essendo una storia con chiari riferimenti autobiografici, non può non essere pregna di riflessioni sul potere della memoria e sul ruolo che giocano il tempo e la paura della morte sulle nostre vite.
Si è davvero pronti ad ammettere che la vecchiaia è eternamente lontana quando si hanno solo venti anni?
Non è forse vero che passato, presente e futuro sono indissolubilmente legati tra loro?
E quanto influiscono la nostra forza di volontà e il nostro carattere, sulle scelte che facciamo?
A tutto questo, risponde il nostro protagonista Sanin, un personaggio multi-sfaccettato e polivalente per cui ci troviamo a fare il tifo nella prima parte del romanzo, ma che impareremo ad allontanare e – forse – persino a compatire nella seconda parte.
Da orgoglioso duellante per la salvezza dell’onore a schiavo della vergogna, Sanin sacrifica la felicità profonda del primo amore per la folle bramosia di una bellezza sfrontata e travolgente, ma vuota e cinica. Irrazionalità apparente o follia pura? Col senno di poi, probabilmente, tutti cambieremmo qualcosa del nostro passato – se potessimo tornare indietro nel tempo – ma poiché sappiamo che non si può, dalla parte di quale dei due Sanin sentiamo di doverci schierare? Cosa scegliereste, voi, tra la certezza di un futuro roseo, tranquillo, romantico, ma duraturo e la certezza di un  periodo  intenso, travolgente e passionale, ma breve?   
ATTENZIONE: non sono ammessi i rimpianti!
Turgenev ha una scrittura romantica e avvolgente che trasforma la prosa in poesia. Il titolo stesso – in fondo – ne è la prova: la primavera è una metafora per identificare la giovinezza e l’acqua è intesa come la intendeva il filosofo Eraclito, quando parlava del Panta Rei (Tutto Scorre).
Avete voglia di mettervi alla prova? Allora Acque di primavera è il libro adatto a voi!

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere passato/a di qua. Cosa pensi di questo post? Lasciami un commento e ti risponderò al più presto!!!