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LA BELLEZZA

giovedì 20 gennaio 2022

LE TRE B DI BASTIANO

 

Disegno di Manuela Barbagallo

 

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail meravigliosa da una persona di nome Chiara. Chiara mi ringraziava per la mia analisi del libro più famoso di Michael Ende, “La Storia Infinita” e, tra le tante cose belle che mi ha scritto, c’era una domanda riguardante il nome (anzi, i nomi) che l’autore ha scelto per il suo protagonista: Bastiano Baldassarre Bucci. Nella domanda Chiara ha portato alla mia attenzione alcune cose che, in effetti, non avevo mai visto nell’ottica in cui le aveva viste lei. Così ho fatto qualche ricerca…

Già da molto tempo, in realtà, volevo fare un approfondimento ulteriore su questo argomento, perciò questo mi è sembrato il momento giusto.

Per quanto riguarda la ridondanza della lettera “B”, ho scritto parecchio nei miei precedenti saggi (di cui vi lascerò il link alla fine di questo articolo), ma ho deciso di riunire un po’ i pezzi. Qui di seguito gli stralci:

“E in quanto a buone maniere, […] non ne hai neppure per cinque lire. Altrimenti ti saresti per lo meno presentato.”

“Mi chiamo Bastiano […] Baldassarre Bucci”

“Nome piuttosto curioso […] con quelle tre B. Ma già, questa dopotutto non è colpa tua, il nome non te lo sei dato da te.”

Curioso. Bastiano Baldassarre Bucci. Tre B. Quasi a sottolineare il fatto di essere destinato a vivere come eterno secondo.

[Curiose anche le tre C di Carlo Corrado Coriandoli, ma di questo – magari- parleremo un’altra volta.]

 

“Nessuno sa quanto a lungo potrà durare la tua Grande Ricerca. Può darsi che ne vada di ogni ora che passa! Vai a dire addio ai tuoi genitori e ai tuoi fratelli!”.

“Non ne ho”, replicò Atreiu. “I miei genitori furono entrambi uccisi dal bufalo, poco dopo che io ero venuto al mondo”.

“Chi ti ha allevato?”

“Tutti gli uomini e le donne insieme. Per questo mi hanno dato il nome  di Atreiu, che tradotto nella Grande Lingua significa: ‘Figlio di tutti’”.

Certo. Atreiu è figlio di nessuno, quindi è figlio di tutti e per questo motivo la sua esperienza di Ricerca, di crescita e di maturazione può essere quella di ciascuno di noi. A questo punto Ende ci pone davanti al parallelismo tra Atreiu e Bastiano (notare, tra l’altro,  le lettere iniziali dei due nomi, A e B): mentre Atreiu si sente figlio di tutti, Bastiano si sente figlio di nessuno.

“Ciò nonostante però Bastiano fu contento di poter avere in questo modo qualcosa in comune con Atreiu, perché per il resto non aveva con lui nessuna somiglianza purtroppo; non aveva il suo coraggio, la sua decisione e non gli somigliava neppure nel fisico. Eppure anche lui, Bastiano, anche lui era alla Grande Ricerca, e non sapeva dove lo avrebbe portato e come sarebbe andata a finire”.

 

La lettera Bet

Bet è la seconda lettera dell’alfabeto ebraico ed è l’Archetipo di tutti i recipienti poiché, per la sua particolare conformazione, rappresenta il simbolo della capacità recettiva. La sua forma, infatti, ricorda quella di un contenitore chiuso su tre lati e aperto a sinistra, sul quarto. Da questo lato, secondo la Qabbalah, provengono le forze negative, pertanto il fatto che sia aperto proprio in tal punto, ci porta a pensare – ancora una volta – all’imprescindibilità degli opposti nel delicato gioco dell’equilibrio nel Mondo: se non ci fosse il Male non potremmo sperimentare il Bene e neppure avremmo la possibilità di decidere ogni giorno quale strada prendere. Non potremmo batterci per ciò che è Giusto perché non sapremmo che cosa è Giusto e che cosa è Sbagliato. E non potremmo sperimentare il Libero Arbitrio e, con esso, uno degli atti di Libertà più belli che ci siano, ovvero la libertà di Creare.

“è la malattia che rende piacevole e buona la salute, la fame la sazietà, la fatica il riposo” [Eraclito, Frammento 20, pag. 63, “Dell’Origine”, Feltrinelli]

 

“Questa è anche la ragione per cui la proprietà della misericordia è la più adatta per la creazione del mondo: perché a essa non si può aggrappare alcuna forza impura. Questo perché le forze impure si possono aggrappare solamente in un posto dove ci sono mancanze. E poiché non ci sono mancanze di nessun genere nelle proprietà della misericordia, non potrà mai esserci contatto tra Bet e le forze impure”. [Pag. 150 dello “Zohar”]

“La lettera Aleph restò fuori e non entrò per presentarsi al Creatore. Il Creatore le disse: «Perché non vieni da Me come hanno fatto tutte le altre lettere?» Aleph replicò: «Perché ho visto tutte le lettere lasciarTi senza la risposta desiderata. Inoltre, Ti ho visto donare alla lettera Bet questo grande regalo. E, in verità, il Re dell’universo non può riprendersi indietro il suo regalo per donarlo a qualcun altro!» Il Creatore replicò: «Sebbene Io creerò il mondo con la lettera Bet, porrò Te in testa a tutte le lettere e la Mia unicità sarà espressa solo attraverso di te; tutte le azioni e le ragioni di questo mondo incominceranno sempre con te e l’unicità sarà in te sola»”. [Da pag. 151 dello “Zohar”]

Persino l’Infanta Imperatrice, in qualche modo, si avvale di Bastiano e dei suoi desideri per ricostruire Fantàsia. Vi potrete facilmente accorgere, infatti, che il nome e il cognome del terrestre Bastiano iniziano proprio con la lettera “B” (Bastiano Baldassarre Bucci).

 

Ma se Bet rappresenta la Creazione nonché l’esistenza del principio negativo nel Mondo, Aleph (ovvero la prima lettera dell’alfabeto ebraico) è “l’unione degli opposti. È la soglia fra il manifesto e l’inconoscibile, il segreto e il rivelato, il potenziale e l’attuale”. [“Nuovo manuale di Cabala”] La sua forma è data da due metà contrapposte: nella parte alta risiedono le Acque Superiori, quindi la Conoscenza pura e illuminata, mentre nella parte bassa sono rappresentate le Acque Inferiori, vale a dire l’affettività, l’emotività e l’istinto. Aleph rappresenta l’Uno, l’Assoluto, Dio nella Sua interezza che ha in sé il Tutto.

E – guarda un po’ – il nome di Atreiu inizia proprio con la lettera “A”…

 

 

 

LA “B” DI BASTIANO BALDASSARRE BUCCI…

Ancora una volta devo dire “grazie” ai libri di Igor Sibaldi, questa volta – in particolare – per una bellissima spiegazione della lettera “B” che si trova nel suo “Libro della Creazione”, edito da Mondadori (da pag. 105 a pag. 107, capitolo che, non a caso, si intitola: “La biografia della B”).

“Nelle religioni l’inizio è per lo più un modo di escludere qualcosa che vi era prima, e che sarebbe d’imbarazzo. […] Quanto all’inizio di tutti gli inizi delle nostre grandi religioni, cioè alle prime parole della Genesi, è opinione comune che non vi sia esclusione più radicale.

In principio Dio creò il cielo e la terra

significherebbe che quello, e soltanto quello, si debba ritenere il vero «principio», cioè la negazione di qualsiasi «prima». E molti obbediscono, e credono che così sia; e molti no, e ritengono che chi scrisse la Genesi non avesse voluto far sapere che cosa vi era stato prima (per esempio, da dove venisse il Dio creatore) o che non lo sapesse e che, con quella frase, volesse imporre il  suo non-sapere, per impedire che si indagasse più in là.

Il testo ebraico dà torto sia agli uni sia agli altri. Vedremo che l’espressione solitamente tradotta con «in principio» […] non significa all’inizio, e che il verbo «creò», in ebraico, non è al passato remoto: sicché non è vero che in quel lontanissimo istante cominciò tutto. Ma prima ancora, esploreremo la prima lettera di questa parola, la B, che ha già moltissimo da dire su ciò che Mosè intendeva come inizio di un universo, e di Dio, e di un’evoluzione dell’umanità.

Osserviamo innanzitutto che la B è la seconda lettera dell’alfabeto ebraico, e che ciò è strano: in una lingua in cui le lettere contano non meno delle parole, era lecito attendersi che un libro in cui si narra l’origine di tutto incominciasse con la prima lettera dell’alfabeto, àlef. E sarebbe stato possibile: il nome del Dio creatore è ˊElohim, con l’àlef iniziale. Sarebbe bastato scrivere:

ˊElohim creò.

Invece, Mosè non soltanto volle quella B davanti a tutto, ma la calcò nella parola seguente (BaRa’: «dà forma») […].

Gli premeva che la B attirasse l’attenzione.

E la B è il segno geroglifico di un luogo chiuso, di un’interiorità da cui può formarsi e provenire qualcosa. Dimodoché si percepisce, il sottinteso: «Ma tu che leggi, certamente ti chiederai quale fosse quel luogo-B da cui qui si cominciò, e da quando esisteva? E non vorrai cercarlo?»

Numerosi commentatori lo notarono. E di questi, alcuni amano credere che la Genesi fosse non il primo, ma il secondo libro della Creazione e he il primo cominciasse, quello sì, con l’àlef. E che forse Mosè lo distrusse, così come si narra che distrusse, nel deserto, le prime tavole della Legge. O forse, chissà, lo nascose. […]

Più semplicemente, più realisticamente e più avventurosamente al tempo stesso, quella B da cui incomincia il racconto può essere intesa come l’interiorità di un individuo.

Un racconto deve essere stato scritto da qualcuno. L’inizio del racconto dovrà dunque trovarsi in costui, prima ancora che in ciò di cui narra. E il significato della nostra B diventa:

Come comincia un Tutto, un intero universo? Per certo in un uomo, nella storia di un uomo. Dentro di me, in tutta la mia vita, vi è qualcosa che ha prodotto ciò che tu ora leggi.

E chi fu quell’uomo in cui Dio incominciò, e come giunse quell’uomo all’inizio di Dio dentro di sé, è narrato con precisione all’inizio del libro successivo alla Genesi: nei primi capitoli dell’Esodo – che narrano la nascita, l’infanzia, la giovinezza di Mosè”.

 

 

 

Con questi stralci l’uso ripetuto della lettera B per il personaggio di Bastiano è un po’ più chiaro, ma riassumendo:

B è la seconda lettera dell’alfabeto e Bastiano, nella prima parte del libro, si sente un inetto, un perdente, un eterno secondo; soprattutto se messo a confronto con il suo beniamino Atreiu (che – guarda un po’ – ha il nome che comincia per “A”). Ma la B è anche la lettera della Creazione e, continuando la lettura, avremo la conferma lampante del potere creativo di Bastiano.

A questo punto entra in gioco l’interpretazione di Chiara che va oltre e tende all’analisi delle tre componenti del nome di Bastiano: Bastiano Baldassarre Bucci. Come probabilmente saprete, la lingua originale de “La Storia Infinita” è il tedesco e in tedesco il nome del protagonista è Bastian Balthasar Bux.

Chiara mi scrive: “Mi dà la sensazione che  abbia a che fare con l’incarnazione, in una e molte altre vite”. “Questo perché” – continua – “Bastian mi suggerisce l’idea di confine (Bastione)” in quanto “quando ci si incarna si sceglie e sperimenta un limite corporeo”.

Molto bella questa interpretazione, e molto profonda – aggiungerei - e non molto lontana dalla verità, probabilmente. In effetti, in tedesco la parola “bastione” si traduce proprio con “bastion”, ma un bastione più che essere un limite è una protezione, perciò io – nel nome “Bastian” – vedo la possibilità di proteggere e preservare Fantàsia dall’oblio.

“Poi ci vedo l’Epifania”, continua Chiara, “la scoperta del divino incarnato”. E, in effetti, ha senso vederla come lei, anche perché sappiamo bene che la storia di Bastiano è la storia di un’incarnazione/reincarnazione, di una rinascita, se vogliamo.

A questo punto, l’attenzione di Chiara punta sul secondo nome: Baldassarre, il nome di uno dei Re Magi, del secondo, per l’esattezza.

 

Le informazioni che seguono (e che sono contenute tra parentesi quadre) sono tratte da Wikipedia, alla voce "Magi (Bibbia)":

[«Melkon aveva con sé mirra, aloe, mussolina, porpora, pezze di lino e i libri scritti e sigillati dalle mani di Dio. Il secondo, il re degli indi, Balthasar, aveva come doni in onore del bambino del nardo prezioso, della mirra, della cannella, del cinnamomo e dell’incenso e altri profumi. Il terzo re, il re degli arabi, Gaspar, aveva oro, argento, pietre preziose, zaffiri di gran valore e perle fini. Quando tutti furono giunti nella città di Gerusalemme l’astro che li precedeva celò momentaneamente la sua luce. Essi perciò si fermarono e posero le tende. Le numerose truppe di cavalieri si dissero l’un l’altro: - E adesso che facciamo? In quale direzione dobbiamo camminare? Noi lo ignoriamo, perché una stella ci ha preceduti fino a oggi, ma ecco che è scomparsa e ci ha lasciati nelle difficoltà.»

(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap XI par. 3, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969).

 

«Subito un angelo del Signore si recò nel paese dei persiani, per avvertire i re Magi che andassero ad adorare il neonato. E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la vergine diveniva madre. In quel momento il regno dei persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i re che esistevano nei paesi d’oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi. Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre.»

(Vangelo dell’infanzia Armeno, Cap V par. 9, “I vangeli apocrifi”, a cura di M. Craveri, Einaudi, 1969).

 

«Al bambino poi offrirono ciascuno una moneta d’oro. Dopo di ciò uno offrì dell’oro, un altro dell’incenso e l’altro della mirra.»

(Vangelo dello pseudo Matteo, Cap XVI, par. 2, “I vangeli apocrifi”, a cura di M.Craveri, Einaudi 1969).

 

Il racconto evangelico li descrive in maniera estremamente scarna e la successiva tradizione cristiana vi ha aggiunto alcuni particolari: erano tre (sulla base dei tre doni portati, oro, incenso e mirra) e si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. Nel tardo medioevo si ritenne che fossero oltre che sapienti anche dei re, venuti simbolicamente a rendere omaggio al bambino Gesù dalle tre parti del mondo allora conosciuto: Asia, Europa e Africa. Per questo motivo nelle raffigurazioni artistiche uno dei magi a volte è raffigurato con la pelle scura. Secondo la simbologia bizantina a volte sono raffigurati come le tre età dell'uomo: il giovane, l'uomo maturo e l'anziano.

 

Le Chiese orientali assegnano vari nomi ai Magi, ma nella tradizione occidentale si sono affermati i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Questi tre nomi compaiono per la prima volta nell'Excerpta Latini Barbari (Bithisarea, Melichior, Gathaspa) datato tra il 474 e il 518, e si ritrovano nel mosaico della chiesa di sant'Apollinare nuovo a Ravenna (Balthassar, Melchior, Gaspar) della metà del VI secolo, che li rappresenta in cammino verso il bambino Gesù da adorare. In altre culture i nomi sono ancora diversi, per esempio la Chiesa cattolica etiope li chiama Hor, Basanater e Karsudan.]

 

 

 

Sappiamo, dunque, che i Magi portarono dei doni a Gesù, riassunti con la formula “oro, incenso e mirra”, ma cosa rappresentano esattamente tali doni? L’oro è un dono riservato ai re (e Gesù è Re dei Re); l’incenso è per risaltare la divinità (e Gesù è il Figlio di Dio); la mirra era usata nel culto dei morti e nella loro preparazione per la sepoltura (e Gesù è anche umano, quindi mortale). Possiamo – facendo una forzatura – asserire che anche Bastiano è/sarà Re (Re di Fantàsia); anche Bastiano ha una forte componente divina (poiché è in grado di creare); e Bastiano è sicuramente umano e mortale. Bastiano vive un’esperienza mistica molto intensa: muore e rinasce, resuscitando proprio quelle scintille divine che vengono comunemente chiamate “Illuminazione”. Il nome Balthasar, inoltre, sembra voglia dire “Bel protegge il re” o “Bel proteggi il re”. Bel, un Dio, incaricato di proteggere la vita di un re… (Devo ringraziare di nuovo Chiara, per avermelo suggerito). Dio è nelle mani di Bastiano e Bastiano è nelle mani di Dio, se ci pensate bene…

 

Ora, per quanto riguarda il cognome (Bucci, nella versione italiana; Bux, nella versione originale)… Chiara fornisce un’interpretazione assai curiosa: leggendo, si ha – infatti- l’impressione di pronunciare la parola “books” (=libri) – fa notare – e lei percepisce un riferimento “all’eterna generazione di storie, di vite, ai desideri dell’anima che costruiscono storie, plasmando la vita”.

Per rispondere alla suggestione di Chiara partirei dal fatto che, in tedesco, “libro” si dice “buch”. Libro, al singolare. Ma perché proprio al singolare? Probabilmente perché “La Storia Infinita” è il libro di tutti i libri, il libro in cui sono racchiuse tutte le storie…

 

Chissà che cos’ha pensato realmente Ende quando ha scritto “La Storia Infinita”… Possiamo fare molte congetture, dare innumerevoli interpretazioni, ma la verità è che i misteri racchiusi in questo libro meraviglioso sono uno sprone potentissimo ad aprire la nostra mente, a porre e a porci domande, a cercare, a studiare e – soprattutto – a vivere con la magia nello sguardo.

 

Grazie, Chiara, per la sua splendida e-mail, per le sue domande, per la sua visione originale e profonda. Buona vita a lei e a tutt* voi!

Qui di seguito, i link ai miei articoli:

NUOVI MONDI

http://manumelaracconti.blogspot.com/p/nuovi-mondi.html 

LA STORIA INFINITA (1-16)

http://manumelaracconti.blogspot.com/p/blog-page_6.html

LA STORIA INFINITA (17-26)

http://manumelaracconti.blogspot.com/p/blog-page_7.html