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LA BELLEZZA

lunedì 13 giugno 2016

Le poesie di Pablo Neruda.

Vorrei precisare che tutte le recensioni presentate il questo blog sono frutto delle mie personali riflessioni e questo post sulle poesie di Pablo Neruda non fa eccezione. Nulla di ciò che scrivo è da considerarsi verità assoluta, ma un' umile base di partenza che magari può invogliare chiunque segua il mio blog a fare proprie le mie stesse letture.
Fatta questa doverosa premessa, posso passare a parlarvi del Premio Nobel per la Letteratura del 1971, Pablo Neruda.
Pablo Neruda (pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalì' Reyes Basoalto) è stato un poeta cileno di enorme talento. Un poeta "di pancia e per la pancia"- lo definirei - in quanto, con le sue parole, arriva dritto allo stomaco del lettore e con le sue tematiche così vicine a tutti, così quotidiane, sa conquistare ogni palato. Creature alate come api, farfalle, condor, albatros (l'elenco è lungo, ma io mi fermo qui) popolano ogni suo componimento. Silenzio e assenza si fondono insieme e dominano ogni verso con la loro presenza. Incisivo e delicato, sa rendere perfettamente il contrasto tra notte e giorno, tra luce e buio, tra vita e morte. Neruda coinvolge tutti e quattro gli elementi naturali; parla di solitudine, di malinconia e di nostalgia, ma - allo stesso tempo - compare spesso qualche spiraglio di luce nell'ombra, nell'oscurità delle sue parole.
Unendo due aggettivi che fanno parte di sfere sensoriali differenti, rende sempre in modo chiaro l'idea di ciò che prova. (ES. "Solo la morte" v. 46 "suono buio"). Accostamenti azzardati eppure così ben riusciti fanno spesso capolino tra i versi. (ES. "Barcarola" v. 11 "fiamme umide"). 
Le sue poesie, i suoi versi, le sue parole scorrono, galleggiano, gorgogliano, si immergono e ti parlano dal profondo di un abisso per poi riemergere e farti scoprire che erano comprensibili anche da "sommerse". Neruda ha il potere di trasportarti, di dondolarti, di cullarti, ma anche di farti rabbrividire. 
Si trovano spesso ripetizioni di una stessa parola all'interno della medesima strofa o della medesima poesia, ma il risultato non è mai stucchevole. Anzi - Neruda riesce a penetrare nelle profondità del tuo cuore e della tua sensibilità con quelli che io ho soprannominato "messaggi subliminali grezzi" che ti inducono a provare a sentire ciò che ha sentito lui, come una specie di empatia.
Alcune tematiche sembrano rappresentare per questo poeta dei "chiodi fissi", che però vengono resi sempre in maniera diversa: il sesso - ad esempio -è erotico, è crudo, è sensuale, è dolce, ma non è mai volgare.
Spalanca le porte del quotidiano, rivela la bellezza della semplicità. Alcune poesie sono ispirate proprio dal quotidiano e dalla semplicità, altre - invece - si nutrono di ricordi, sono fortemente autobiografiche e ci parlano di morte, di sangue, di ultime volontà, della casa natia, ma soprattutto degli orrori della guerra. Allitterazioni con funzioni onomatopeiche conferiscono alla sua poesia una musicalità evocativa. (ES. "Spiego alcune cose" vv. 53,54,55 "sciacalli che lo sciacallo caccerebbe,/pietre che il cardo secco morderebbe sputando,/vipere che le vipere odierebbero"). Ogni ripetizione è messa lì, apposta, per creare empatia tra poeta e lettore, per trasmettergli dolore, angoscia e disperazione. (ES. "Spiego alcune cose" ultime due strofe: "Chiederete perchè la sua poesia/non ci parla del sogno, delle foglie,/ dei grandi vulcani del suo paese natio?///Venite a vedere il sangue per le strade,/ venite a vedere/ il sangue per le strade,/ venite a vedere il sangue/ per le strade!"). Non ricorda anche a voi un climax di dolore e angoscia ascendenti?
Sono poesie "arcobaleno" quelle di Neruda, "variopinte" nel senso più lato del termine dove sono presenti i grandi e i piccoli temi della vita ma anche tutti i colori dello spettro cromatico (con una spiccata predilezione per l'oro, il nero, il rosso e l'azzurro).
Sono speciali i suoi raffronti tra il giorno e i metalli nell'"Ode al giorno incostante" e - più in generale - sono speciali le sue odi agli ortaggi e agli animali. Ci commuove la storia antropomorfizzata di un carciofo; ci fa sentire ricchi avere un limone; ci fa ribollire il sangue pensare al pomodoro. 
Occhi ingenui, ma esperti, quelli del poeta; parole semplici, ma efficaci, ricercate, curate, le sue. 
Memoriali commoventi ci parlano dei suoi ricordi familiari, della sua casa, della "mamadre", del padre, ma troviamo anche il periodo del suo esilio, nonché il rapporto col proprio corpo e con l'altro sesso.
La terra vista come patria, come letto di morte, come elemento naturale; l'acqua nelle sue infinite sfaccettature, nelle sue molteplici forme e nei suoi mille usi. Ogni cosa è esaminata e resa in tutte le sue forme e in tutti i suoi significati.
Tutta la sua poesia trasuda il periodo storico-politico da lui vissuto, la sua terra e la terra dell'esilio. Ogni cosa ha contribuito a rendere straordinaria la scrittura di Pablo Neruda che è completa, intuitiva e coinvolgente, ma soprattutto comprensibile a chiunque.

2 commenti:

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