Post in evidenza

LA BELLEZZA

martedì 16 dicembre 2025

SE DIO È, C’È, ESISTE O È ESISTITO

 


«Be’, da che cosa cominciamo, decidi tu: dall’esistenza di Dio? Dio esiste oppure no?»

F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, pp. 330-331

In un mio vecchio articolo, scrissi:

 “Perché se ‘esistere’ vuol dire essere in vita, nella realtà, ed ‘essere’ vuol dire accadere, succedere, verificarsi, allora significa che – se esisti – sei. E, se sei, è perché esisti. L’essere è subordinato all’esistenza e presuppone una ‘sostanza’ che si manifesta nella realtà, nel mondo dei fatti”.

Tuttavia, l’etimologia della parola ‘esistere’ deriva dal latino existĕre, comp. di ĕx – ‘da, fuori’ e sistĕre, ‘porsi, stare, fermarsi’; propr. ‘uscire, levarsi (dalla terra)’ e quindi ‘apparire, esistere’. Perciò non sono più tanto sicura di voler mantenere quella posizione. Igor Sibaldi ha usato esattamente le parole che avevo in mente io mentre scrivevo questo capitolo, così non posso far altro che riportarle qui di seguito:

“Esistere richiede un’azione: un farsi avanti, un farsi vedere. Essere è un’inerzia.

Tutti sono. Pochi esistono”.[1]

Anche una delle poesie di Giorgio Caproni si presta a spiegare questa differenza tra il fatto di essere e l’atto di esistere:

“Dio di volontà,

Dio onnipotente, cerca,

(sfòrzati!), a furia d’insistere

- almeno – d’esistere”[2].

Se Dio esiste e c’è – cioè è un’essenza viva e presente – allora deve essere fatto di qualcosa. Di che cosa è fatto Dio? Ovvero: che cosa è Dio? Il pensiero, per esempio, è, ma non esiste. I sogni sono, ma non esistono. Oppure sì? Esistere, infatti, è “essere fuori”, etimologicamente parlando, ma fuori da cosa? Dal mondo? Dalla realtà? Forse sono, ma non ci sono; nel senso che non sono fisicamente qui, ma in un’altra dimensione. Perciò, forse, Dio è, ma esiste in una dimensione che non è quella reale e tangibile nella quale camminiamo e parliamo e viviamo col corpo, bensì quella della psiche. E non vale dire che forse non c’è o non esiste perché nessuno l’ha mai visto: neanche l’aria è visibile se non nelle sue manifestazioni o nei suoi effetti, ma questo non significa che non ci sia, cioè che non sia qui. Ma Dio è. Dio è molte cose, in effetti: è amore, speranza, misericordia, bontà… Ovunque ci sia una sua manifestazione – un fiore, un cucciolo, un gesto d’affetto – lì è Dio.

«E allora, sai che ti dico io?

Che proprio dove non c’è nulla

- nemmeno il dove – c’è Dio»[3].

Tanti si sono dedicati alla ricerca di prove che avvalorassero l’idea dell’esistenza di Dio. Leggendo “Il Talmud” di Abraham Cohen[4], in particolare, ho trovato alcune argomentazioni che, per quanto diverse, hanno tutte una cosa in comune: l’uomo dovrebbe credere a prescindere dalle prove, su questo si basa la vera Fede; l’esistenza di Dio è, per il credente, una verità dogmatica che non può e non deve essere messa in discussione. Non ti nascondo, caro lettore, che questo credere ciecamente mi fa molta paura: dare per assiomatica una cosa senza cercare prove che la confutino o la avvalorino fa abituare le persone a fidarsi dell’autorità senza fare e farsi domande; ciò  conduce alla sottomissione incondizionata.   Detto questo, le argomentazioni sono le seguenti:

1.     Dio esiste perché esiste l’Universo.  

2.     Dio esiste perché non ha mai smesso di creare né di provvedere ai nuovi nati, a cui dà tutto il necessario per vivere. Trasversalmente e indirettamente anche l’esistenza dei Comandamenti dimostra l’esistenza di Dio e negarli significa negare Dio. Solita storia: se esiste qualcosa è perché qualcuno l’ha creata e se qualcuno l’ha creata è perché quel qualcuno esiste.  “Dunque, secondo l’insegnamento del Talmud, l’esistenza di Dio, più che una affermazione intellettuale, implica un obbligo morale”. Tutto ciò fa parte “del giogo del Regno del Cielo”[5].

3.     Poiché esiste l’uomo, esiste Dio. Dimostrando l’esistenza di Dio si dimostra anche il Suo essere Uno, e tale dimostrazione si ottiene constatando che Dio creò un solo uomo, a propria immagine.

4.     Dio è ovunque: chiunque, in qualunque momento, in qualunque parte del mondo, può pregare Dio perché lo aiuti e Dio risponde. E qui il mondo si divide tra chi dice che a nessuno dovremo rendere conto, alla  nostra morte, e chi sostiene che Dio esiste ma non c’è, nel senso che non si interessa alle proprie creature.

 

Il punto numero 1 è chiaro: l’Universo è la prima prova dell’esistenza di Dio. Qualcuno deve aver pur dato origine a tutto e questo qualcuno non può essere altri che Dio. Voltaire usa una metafora molto bella per esprimere un concetto simile:

«L’universo mi mette in imbarazzo e non posso fare a meno di pensare che se esiste un tale orologio debba esistere un orologiaio»[6].

L’Universo è un mistero, quindi non so se sia perfetto o no; non so nemmeno cosa lo “amministri”, ma so che spesso ciò che non si conosce viene messo nel contenitore delle cose inspiegabili, il quale a sua volta, appartiene al più grande scatolone delle cose divine. Chi crede in Dio crede di solito anche nella Sua perfezione, di conseguenza immagina che il Creato sia perfetto e non necessiti di “aggiustamenti” o modifiche. Chi ha detto che le cose fatte da Dio devono essere buone per forza? Dio non può sbagliare? Essere perfetti significa necessariamente fare cosa perfette, in modo perfetto? Secondo me la perfezione nasce dall’imperfezione per poi inglobare quest’ultima e, forse, esaltarla, perciò un Dio perfetto deve avere anche qualche imperfezione che Lo renda unico. I più pignoli potrebbero controbattere dicendo che la vera imperfezione di Dio è proprio questa mancanza di imperfezioni, e qui non saprei più cosa dire. So solo che, quando leggo la Genesi, non vedo un Dio perfetto, vedo un Dio spaesato, sorpreso e anche un po’ ansioso. Vedo un Dio che distrugge tutto e tutti quando le cose non vanno secondo i Suoi piani; vedo un Dio nervoso e irascibile, più insondabile che perfetto. Qualcuno confonde la perfezione con la completezza, ma ovviamente non sono la stessa cosa. E che cosa serve a un Dio per essere completo? Gli serve l’Altro. Ma dell’Altro parlerò tra poco.

 

 

 

 “Più lo scienziato comprende il mondo, meno cose ha da dire sul suo Creatore”[7].

Il mistero è una cosa bellissima perché spinge l’uomo alla ricerca: sarebbe davvero intollerabile un mondo in cui tutti avessero raggiunto la conoscenza e la saggezza assolute. Certamente è frustrante sentirsi lontani dalla Verità che governa l’Universo, pur se questo dà uno scopo alle nostre vite. Ritengo, a tal proposito, che sarebbe piacevole avere, ogni tanto, qualche segnale che siamo su una buona strada.

Il punto numero 2, in parole povere, vuol dire che se il tasso di natalità è quello che è ed è garantita la sopravvivenza dei nuovi nati è perché c’è qualcuno che vede e provvede. Però non credo che chi muore di fame e di stenti sia d’accordo con questa “dimostrazione”. Inoltre, sembra proprio che Dio tenga ancora il broncio per la faccenda del Peccato Originale, tanto è vero che la “maledizione” per il furto primordiale è ancora attiva, e lo è su creature che quel peccato non l’hanno mai commesso. È pur vero che se abbiamo anime antiche e ci siamo reincarnati più volte, magari Adamo ed Eva siamo noi, ma direi che dopo tutto il tempo che è trascorso, ci si potrebbe anche mettere una pietra sopra! So che Adam vuol dire “umanità”, quindi la punizione toccataci in sorte si riferisce a un peccato che l’umanità ha commesso, che ancora oggi commette e che sempre commetterà, perché tutto è sempre e la Bibbia non parla del passato bensì di questo fantomatico “sempre”, però sono stanca di sentirmi in colpa per il solo fatto di essere umana. Se Dio fosse ciò che la maggior parte delle persone crede che sia, penserei che stia peccando di cattiveria esagerata nei nostri confronti, ma poiché mi piace pensare che quell’entità chiamata comunemente “Dio” sia una personificazione dell’energia vitale che permea ogni creatura, non intendo caricarla di vizi né di virtù.

Il punto numero 3 è piuttosto complicato da spiegare, anche perché la natura dei personaggi che compongono la Trinità non è tuttora chiara. Non esiste ad oggi una spiegazione inequivocabile di cosa siano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Infatti, se Dio ha creato l’uomo simile a sé, mi viene da pensare che forse anche io e te siamo organismi unitari e trinitari, nello stesso tempo. Individui formati da passato, presente e futuro, insieme; ma anche esseri dotati di corpo, anima e spirito. “Non avrai altro Dio all’infuori di me” andrebbe letto come: “Non avrai altro Dio all’infuori di te”. Non è un oltraggio o un affronto, solo una perplessità. D’altronde Dio ha mandato Suo Figlio sulla Terra e quel Figlio era fatto di carne e sangue, aveva dunque un corpo, ma aveva anche un’anima per ricordare il proprio passato, e uno Spirito, per respirare, vivere e tener fede al proprio futuro.

Il quarto e ultimo punto, infine, porta sul banco dei testimoni una dimostrazione piuttosto debole: vuole convincerci dell’esistenza di Dio attraverso la dimostrazione di uno dei suoi poteri: l’onnipresenza. Si tratta di un meccanismo piuttosto contorto e anche inefficace, lasciamelo dire, perché presuppone che se puoi pregare Dio da qualsiasi punto della Terra ti trovi, questo basta a dimostrare che Dio esiste. Mi dispiace, ma così come è vero che la preghiera può offrire conforto, è altrettanto vero che non ti dà la garanzia assoluta di essere ascoltato e, soprattutto, esaudito. Se soffri per un lutto o per una malattia o per i debiti, non è che magicamente chi è scomparso ritorna da te, guarisci, o ti piomba davanti una valigia piena di soldi. Sarebbero dei miracoli e Dio non elargisce miracoli solo perché li chiedi.

-         Suora: Non voglio morire! Perché Dio mi ha abbandonata?

-         Dr. Chase: Non l’ha abbandonata. Quello che le impedisce di avvertirne la presenza è la paura. Lei può scegliere: Fede o paura. Questo è l’esame

-         Suora: Se scelgo la Fede non vuol dire che non morirò…

-         Dr. Chase: Però cambierà la sua esperienza della morte e quindi anche della vita. Sta solo a lei[8].

E, a proposito di onnipresenza, mi viene in mente Alexa, il dispositivo elettronico che si attiva con un comando vocale: Alexa rimane in una forma di stasi vigile fino a che non ti rivolgi a lei pronunciando il suo nome e affidandole un compito da svolgere. A questo punto, da una parte ho la vigilanza apparentemente inattiva di Alexa e dall’altra quella divina: mi sento osservata e penso che forse è proprio così che chi ha inventato Dio voleva che mi sentissi. La presunta onnipresenza divina potrebbe essere una di quelle qualità che sono state attribuite a Dio per fungere da deterrente per coloro che volessero intraprendere un’azione illecita; è come stare dentro il mondo orwelliano di “1984”, con un Grande Fratello che spia ogni  mossa  che facciamo. Se sai di essere osservato h24, 7/7, ovunque e comunque, magari abbassi il tasso di “infrazioni” e di criminalità…

 

Quindi hanno creato Dio per farci vivere nella paura delle ritorsioni, anche se Dio può dare conforto. E poi ci hanno impedito di nominarlo perché l’hanno trasformato in una cosa sacra, quindi in un tabù.

“La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa”[9].

 

Allora Dio c’è o non c’è? Esiste o non esiste?

 “Se tu dici una cosa, essa esiste”[10].

Nominando le cose le si fa esistere, ma come ben dice Andrea Marcolongo nel suo “Alla fonte delle parole”, non nominare qualcuno o qualcosa non significa che quel qualcuno o quel qualcosa non esista…

“Non soltanto ero ignorante ma anche presuntuosa. Tutto ciò che non sapevo ero portata a credere che non esistesse”[11].

 “Nelle fiabe si legge spesso che Dio vaga sulla terra, e molte volte cominciano addirittura così: «Nei vecchi tempi, quando Dio vagava sulla terra…» L’idea che Dio sia un’entità fisica che si aggira per il mondo e che noi possiamo incontrare è in contrasto con la nostra immagine di Dio, ma nel folclore appare spesso anche l’idea che egli vaghi ignoto a tutti, per esempio sotto l’aspetto di un vecchio in un bosco”[12].

 Ma perché Dio deve essere per forza vecchio? Perché dà sicurezza, rimanda l’immagine di una persona che ha acquisito saggezza con l’età (anche se Dio è sempre, da sempre e per sempre, come già detto), perché più che un padre ricorda un nonno e il nonno è una figura spesso confortante. Soprattutto per i bambini. Babbo Natale ci fa tenerezza, ci ispira fiducia, ci sta simpatico anche per questo, forse…

-         Tu sei vero? Sì? E allora lo è anche Dio.

-         Noi siamo i pezzi di Dio sparsi sulla Terra.

-         Provare a dimostrare l’esistenza di Dio si è rivelata un’impresa fallimentare perché non c’è accordo su cosa sia Dio. È “l’amor che move il sole e l’altre stelle”[13]? È il primo motore immobile? È soffio vitale (Spirito), ossia l’essenza della vita? È energia? E, se sì, che tipo di energia è? È bontà pura? Bene supremo? “In ogni angolo della mia anima c’è un altare a un Dio differente” scrisse Pessoa ed è così anche per me: nella mia anima non sono stati fatti tutti da Dio, ma tutti sono fatti di Dio: gli elefanti, i gatti, le lucertole, i corvi, i pipistrelli, le falene, le ginestre, i pesci, le piante acquatiche, quelle carnivore, i cervi, i gerani e persino i cristalli sono costituiti da tasselli divini, da particelle di Dio (anche se so la definizione “Particella di Dio” viene usata in altri contesti, mi piace come suona); ogni cosa che vive ha Dio dentro di sé e – di conseguenza – ha anche il Diavolo. Nessuno è posseduto, ma tutti lo possiedono. Si diventa “posseduti” quando la parte peggiore di noi prende il sopravvento sull’altra.

 “Mi volsi a Dio per dirgli

che il mondo si dispera;

ma a peggiorare le cose

scoprii che Dio non c’era.

 

Dio si rivolse a me

(e non rida nessuno)

scoprì che io non c’ero –

non più della metà, almeno”[14].

-         Siamo degli Dei incompleti?

-         Perché hai cercato fuori ciò che dovevi cercare dentro?

-         L’importante è essere presenti a se stessi, in tutte le proprie forme, senza rinnegarsi. L’Io è fatto di almeno due parti (luce e ombra) e non vedere una porta a di-sperarsi. Dio ha rinnegato la parte peggiore di sé: si sente in colpa per questo? È per questo che ha creato l’uomo? Per dare vita a una creatura pura e completa che però non sapeva di avere una parte nascosta? E quindi è per questo che gli ha detto di non mangiare il famoso frutto? È per questo che fa la “scommessa” con il Diavolo nel racconto del povero Giobbe? Per farsi bestemmiare da quest’ultimo?

«Allora lei crede che Dio non ci sia?»

«No, io credo che molto probabilmente ce n’è uno. […] Ma si manifesta in modi differenti ai diversi uomini. Nei tempi premoderni si manifestava come l’essere che è descritto in questi libri. Adesso… […] si manifesta come un’assenza; come se non esistesse del tutto»[15].

 Riassumendo: se non trovi alcuna prova dell’esistenza di qualcosa non significa che quel qualcosa non esista.

“«Tutto comincia a esistere solo dopo che l’ho desiderato? Oppure c’è già e io l’ho soltanto evocato?»

«Entrambe le cose» perché «Fantàsia è il regno delle storie e una storia può essere nuova oppure raccontare di tempi immemorabili. Il passato nasce con lei»”.[16]

 “Voce solista: «Siamo nati e moriremo dentro uno dei suoi mille reality! Dobbiamo seguire le sue regole: è lui il nostro spettatore e il nostro regista!»

Tante voci: «Dio è il  nostro Grande Fratello e noi siamo i suoi rappresentanti nell’universo. Dio è con noi!»

Voce solista: «Dio non c’è e se c’è dorme. Dio è una nostra invenzione. Chi l’ha visto?»

Altra voce solista: «Dio c’è e ci parlo tutti i giorni».

Altra voce solista: «Lui ci vede e ci giudica. Nessuno può sfuggirgli!»

Prima voce, lontana: «Lui castiga i nostri nemici».

Seconda voce, ancora più lontana: «Lui è con noi e noi siamo con lui. Lui è noi!»”[17]

E se Dio fosse un’invenzione dell’uomo? Con il divieto di interrogarsi sulle cose del mondo, sull’origine dell’Universo, sul destino, sulle ragioni delle cose, si svierebbe l’uomo stesso dall’apertura mentale e lo si addestrerebbe all’obbedienza cieca e stupida a qualsiasi cosa venga definita “autorità”. Uomini che sottomettono altri uomini in nome di un “capo” che dispensa punizioni più spesso di quanto elargisca onore e gloria.

Dio è tutto questo oppure lo era? Ci risiamo. Nietzsche scrisse: “Dio è morto”[18], e se stiamo a questa  affermazione possiamo dire che Dio non è più, ma è stato.

 “Nella notte i morti stavano lungo i muri e gridavano: vogliamo sapere di Dio. Dov’è Dio? Dio è morto?[19]

 Ma un Dio può davvero morire? Dipende. Tutto ciò che nasce, muore; se ne deduce che  se Dio è morto, allora è nato e – di solito – qualcosa nasce quando viene creato.

“[…] – Zitto. Dio esiste soltanto

nell’attimo in cui lo uccidi”.[20]

Se uccidi qualcosa vuol dire che può morire e, se una cosa è morta, vuol dire che prima era viva, perciò – forse – esisteva, ma a questo punto la domanda è: chi ha creato Dio? Mi viene da dire l’uomo, ma persino l’uomo si domanda da dove venga l’uomo e chi l’abbia creato[21], perciò risponderò con una domanda che ho già fatto: di che cosa è fatto Dio? O, anche: che cosa è Dio?

 “Non riuscivo a pensare una sostanza diversa da quella che si vede abitualmente con gli occhi. […] Così, sebbene non in forma di corpo umano, ero tuttavia costretto a pensarti come un che di corporeo esteso nello spazio, incluso nel mondo o anche diffuso per lo spazio infinito oltre il mondo, esso pure incorruttibile e inviolabile e immutabile, cosicché lo anteponevo al corruttibile e violabile e mutabile. Ciò perché, se non attribuivo a una cosa l’estensione in uno di tali spazi, essa per me era nulla, letteralmente nulla e non un semplice vuoto, quale si ottiene togliendo da un certo luogo un certo corpo […]. Le immagini, attraverso cui si muoveva la mia mente, erano le medesime per cui si muovono abitualmente i miei occhi; e non vedevo come questa stessa tensione interiore, con cui formavo proprio quelle immagini, era cosa diversa da esse, eppure non le avrebbe formate, se non fosse stata qualcosa di grande. Così concepivo persino te, vita della mia vita, come un vasto ente, che da ogni dove penetra per spazi infiniti l’intera mole dell’universo e di là da essa si diffonde in ogni senso attraverso spazi incommensurabili, senza limiti: e in tal modo ti possedeva la terra, ti possedeva il cielo, ti possedeva ogni cosa, e tutte erano definite dentro di te, ma tu in nessuna parte”[22]. Dalle note del testo: “Agostino ha superato l’ostacolo della rappresentazione antropomorfica di Dio ma il persistere in lui della «fantasia» e della problematica manichea non gli consente ancora di giungere al concetto di sostanza spirituale: le qualità necessariamente straordinarie di Dio sono pur sempre, per lui, attributi di un’entità fisica”[23].

 “[…] il tuo soffio invisibile governa e dall’esterno e dall’interno tutto il tuo creato. Incapace d’immaginarmi diversamente le cose, andavo facendo di queste congetture: erano infatti falsità. Secondo quei princípi una porzione maggiore della terra conterrebbe una porzione maggiore di te, una minore, una minore. […] Non è così, ma non avevi ancora illuminato le mie tenebre (Sal. 17, 19)”[24].

C’è chi pensa che Dio sia un’entità benevola che ci guarda dall’alto e ci guida e ci protegge. C’è chi pensa che Dio sia pura essenza di vita e dove c’è vita e/o bellezza e/o bontà ci sia anche Dio. C’è chi immagina Dio come un vecchio canuto, a volte burbero e severo, altre volte misericordioso e gentile, a volte arrabbiato, ma comunque sempre buono. Ma non è così ovunque: ci sono luoghi, su questa Terra, che hanno avuto (e hanno ancora) più di una divinità. Dei e Dee di tutti i tipi e di tutte le età. Ricorderai dalle scuole elementari che nell’Antico Egitto c’era molta più scelta, più varietà, e lì le divinità potevano morire… Se vuoi altri esempi, ti invito a curiosare nella cultura indiana e in quella greca, e sono certa che rimarrai sorpreso (o sorpresa) da ciò che troverai. Tradimenti, inganni, invidie, gelosie, dispetti… Una divinità per ogni pregio, ma anche per ogni difetto! Mi piacciono le culture che non nascondono le debolezze, anzi, le trattano al pari dei punti di forza tanto da attribuirle agli Dèi. Ma sto divagando.

 

Allora che cos’è Dio? È un pensiero ossessivo, un’idea che – nonostante sia cosa astratta – può morire, ovvero può essere accantonata, sostituita o confutata.  È un pensiero confortante, rincuorante o – al contrario – avvilente, spaventoso, mortificante o – addirittura – imprigionante. Pensare a Dio intorpidisce la mente oppure la tiene attiva? Pensare che ci sia un Dio come spiegazione ad ogni cosa razionalmente inspiegabile è come curare il sintomo di una malattia senza addentrarsi nella causa che l’ha prodotta. È come mettere una toppa di lino su un capo in jeans. È fermarsi, rinchiudersi nella comoda cecità della fede o nell’ignoranza che essa comporta; non sono contraria alla fede, anch’essa può essere un “sintomo”, una sensazione di futuro; mi infastidisce, invece, l’uso  (o l’abuso?)  che se ne fa. Ma davvero avere fede è avere un superpotere? Davvero il solo fatto di avere fiducia o di credere in qualcuno o in qualcosa dà potere? La chiave, forse, è in quel “dà”. A chi dà potere la fede? A chi prega o a chi è pregato?

“[…]

Dio dichiarò una volta d’esser vero,

poi prese il velo e si ritrasse,

e ricordate che silenzio ultimo

anticamente scese poi sul rovo.

Dio una volta chiamò la gente per nome.

Spartì una volta il sole la sua fiamma.

Resta un impulso e nel respiro ha sede;

ne resta un altro nella nostra fede”[25].

La fede ha molto a che fare con la speranza perché entrambe si rifugiano nel credere.

“È reazionario credere in Dio nel nostro secolo, ma io sono il diavolo, si può credere in me”.[26]

Ho sempre nutrito dei sospetti sull’effettivo valore delle cose che poggiano le loro fondamenta sulla fiducia incondizionata, perché spesso viene tradita. Forse devo questo retaggio di pensiero alle esperienze poco piacevoli che ho accumulato. Dio si è mostrato e poi ci ha lasciati a credere in Lui, in un Suo tempestivo intervento in caso di bisogno. La fede è l’unica cosa che fa andare avanti certe persone, è un “impulso”, per l’appunto, ma quante volte effettivamente si è rivelata una buona strategia di vita? La fede, da sola, può bastare per un po’, ma poi se non arriva qualcosa a rinnovarla e a darle forza, rischia di spegnersi. “Credere per vedere” sarà pure un concetto romantico, ma io non riesco a sostenerlo, io ho bisogno di vedere, per credere. E forse, per come stanno le cose al momento, non basterebbe neppure questo a convincermi.

“Cos’è mai la fede, se viene imposta con la forza? […] Tommaso non ha creduto perché ha visto il Cristo risorto, ma perché ancor prima desiderava credere. […] gli spiritisti […] credono di essere utili alla fede perché a loro i diavoli mostrano le corna dall’altro mondo. «È già una prova» dicono «materiale» per così dire «che l’altro mondo esiste». […] E infine, anche se si dimostra l’esistenza del diavolo, non si sa ancora se ciò dimostri anche quella di Dio!”[27]

 “La gente crede in Dio perché è stata condizionata a credere in Dio”[28].

 

 Quando – fin da piccoli – ci dicono che Dio esiste, è perché anche chi ce lo dice è stato condizionato; e chi glielo ha detto, è stato condizionato prima di lui, e così via. Non lo sappiamo, ma abbiamo più strade davanti a noi:

- crederci senza farci/fare domande

- crederci con riserve

- non crederci

- non crederci e cercare delle alternative

- crederci ma avere comunque delle alternative

 Nel mondo nuovo possono permettersi di essere indipendenti da Dio perché Esso è diventato superfluo. Prima, infatti, il sentimento religioso serviva a compensare gli uomini di tutte le loro perdite, nel mondo nuovo – al contrario – non ci sono perdite da compensare dal momento che gli abitanti si concedono ogni forma di ‘vizio’”.[29]

Se credi in Dio lo fai vivere, Gli dai forza, Lo alimenti. La fede senza riserve consolida, il dubbio fa vacillare, mentre le risposte certe uccidono gli Dèi. Se vuoi far sparire una cosa ti basta capirla. Non comprenderla, ma capirla. Capirla nel senso di carpirla. Vuoi spegnere un amore? Quando sai tutto di una persona, perdi l’interesse nei suoi confronti; quando capisci come risolvere un problema, quello che prima era un problema poi cessa di esserlo; quando pensi di aver capito chi o cosa è Dio, perdi un mistero e Dio muore.

“Ciò che è stato capito

 più non esiste”.[30]

 

Se credi, non ti sforzi di capire, dunque tieni in vita ciò in cui credi. E, forse, ciò in cui credi tiene in vita te. Se indaghi, invece, potresti arrivare a delle conclusioni che ti spengono la fede.

 

“Nulla è più potente di una mente animata dalla fede. Non importa che Dio esista o no. La mia preghiera era tanto forte e convinta da annientare una vita. È un potere che ho perduto quando ho smesso di credere”[31].

 La fede dovrebbe essere una cosa che richiama la libertà, invece viene associata alla religione, che con la libertà non ha nulla a che vedere. In che rapporti è Dio con la religione? È il sintomo o la causa? In realtà penso sia il mezzo attraverso il quale i potenti hanno cercato di soggiogare le masse e gli ignoranti hanno cercato di mettere a tacere le domande e chi le poneva, compresi loro stessi. E per spiegarsi l’origine di ogni cosa – del Bene e del Male, del giusto e dello sbagliato, del peccato e della ricompensa, dell’etica e della morale – e per dare conforto ai sofferenti e per fungere da deterrente ai malintenzionati.

-         Suora: Perché è così difficile per lei credere in Dio?

-         Dr. House: No, quello che mi crea difficoltà è l’intero concetto della Fede. La Fede non si basa sulla logica o sull’esperienza.

-         Suora: Ma io faccio esperienza di Dio quotidianamente; e del miracolo della vita tutto intorno a me, e del miracolo dell’amore; del miracolo della nascita… Lui è sempre insieme a me.

-         Dr. House: Dov’è il miracolo, quando è tossico fin dalla nascita, un bambino? E quando si vede una madre che lo abbandona perché le serve un’altra dose? Il miracolo dell’amore… Ci sono molte più probabilità di venire uccisi da qualcuno che si ama che da un estraneo.

-         Suora: Che cosa tenta di fare? Di togliermi la mia Fede?

-         House: Lei può credere in tutto quello che vuole: agli spiriti, all’Aldilà, al Cielo, all’Inferno… ma, se parliamo i questo mondo, non sia idiota! Lei mi dirà che ripone la sua Fede in Dio, nella Sua Provvidenza, ma quando attraversa la strada so che guarda a destra e a sinistra.

-         Suora: Guardi che io non credo che Lui sia dentro di me e che per questo mi salvi la vita… Io credo che Lui sia dentro di me in ogni caso: che viva o che muoia[32].

 

La fede cieca si è sempre scontrata con la pratica della dimostrazione scientifica. Ogni dubbio richiede delle prove, ogni incertezza presuppone che si sia sviluppata la capacità di domandare: ecco perché il dubbio è visto come il Diavolo. Ed ecco per quale ragione Dio “ha bisogno” che l’uomo creda in Lui senza riserve.

“Devi negare; senza negazione non ci sarà critica, e che rivista sarà mai senza un angolo del critico? Senza critica ci sarà un unico ‘osanna’. Ma per la vita è poco il solo ‘osanna’, bisogna che questo ‘osanna’ attraversi il crogiolo del dubbio”.[33]

Ogni dubbio è una pericolosa alternativa a Dio…

 “Ma professore, se è un costrutto della ragione, allora non rappresenta il mondo così com’è”[34].

«È del tutto paradossale; non la si può capire, si ignora cosa significhi, ma l’abbiamo dimostrata, quindi sappiamo che deve essere vera».[35]

Cioè? Puoi dimostrare qualcosa senza capirla, ma il solo fatto di averla dimostrata significa che essa è vera e tutti devono ritenerla tale? Dio è vero, se si riesce a dimostrarne l’esistenza? Dio è vero se non se ne dimostra l’esistenza ma si crede in Lui, per via della fede?

Il volto di Dio è una formula matematica?

Davvero tutto in natura risponde a una o più leggi fisico-matematiche?

Ci sono due verità: una oggettiva e una soggettiva. Quella oggettiva è al di fuori della nostra comprensione, ma è espressione della natura e di Dio. Mentre quella soggettiva, inventata/creata dall’uomo, è una verità in cui l’uomo cerca di far rientrare ogni cosa (anche Dio). Aggiungiamo a tutto questo le scienze – compresa la matematica – che, oggi più di ieri, sono oggetto di fede… La tecnologia è diventata la nuova religione!

“Ma la scienza è allora del tutto distaccata dalla teologia? Non proprio, se è vero che Newton ha ancora bisogno di Dio. Avendo constatato delle perturbazioni secolari nel suo modello del sistema solare, pensava che Dio fosse costretto a intervenire di quando in quando per correggerle e assicurare la stabilità del sistema. Laplace, invece, farà a meno di Dio e ne completerà così l’espulsione dal mondo”.[36]

“L’uomo può dimostrare che esistono oggetti impossibili? (L’uomo può superare Dio?) Cosa significa ‘dimostrare’? Cosa significa ‘esistere’? Che cos’è un ‘oggetto’? Cosa significa ‘impossibile’?”[37]

Dal secondo film della serie “Iron Man”:

“Perché la gente smetta di credere in Dio basta che tu sia capace di ferirlo. E le acque si macchieranno di sangue… E verranno gli squali…”

Questa frase mi ha colpita per il ragionamento che ne è conseguito: che cos’ha di speciale un Dio agli occhi di un uomo? La capacità – e la libertà? - di fare qualunque cosa, compresa quella di impedire che qualcuno lo ferisca. Ma se un Dio non viene mai ferito come fa a sapere cosa si prova ad essere vulnerabili? Come conosce il dolore? Teme che, ferito e sanguinante, perderebbe la Fede delle Sue creature e, con essa, la vita? Dio ha dunque paura di morire? La Sua invulnerabilità lo rende paradossalmente manchevole e imperfetto? Come si ferisce un Dio? Voglio dire, se qualcuno dovesse scoprire di poter toccare Dio e volesse ferirlo, dove dovrebbe mirare? In altre parole: qual è il punto debole di un Dio? E, ancora, se qualcuno dovesse davvero riuscire a ferirlo, significherebbe che Dio non lo aveva previsto (dunque è stato colto di sorpresa) oppure che lo aveva previsto ma ha lasciato che accadesse? Un Dio, qualunque Dio, è alimentato dalle preghiere dei fedeli, ma i fedeli hanno a loro volta bisogno di alimentare la Fede nella divinità… Cosa permette a questo circolo di perpetuarsi? Ogni tanto deve avvenire qualcosa che dimostri la presenza di Dio nella vita della gente, ma non si può esagerare coi miracoli, altrimenti il concetto stesso di Fede vacilla… L’equilibrio è davvero molto delicato e basta poco perché si rompa. L’uomo e il suo Dio sono indissolubilmente legati, tanto è vero che:

“Morto io,

morto Dio”[38].

Posso interpretare i versi di Caproni in due modi: il primo implica un approccio relativistico basato sul solipsismo, ovvero Dio vive finché io, con l’aiuto della mia mente, mantengo viva la sua idea, il suo concetto; il secondo, invece, è un’interpretazione più presuntuosa che mi fa identificare con Dio. Se muoio io, muore Dio o perché non lo percepisco più o perché non lo sono più. Le due cose però non è detto che si escludano a vicenda. Può darsi infatti che io percepisca Dio proprio perché lo sono. Si tratta sempre solo di ipotesi, naturalmente.

“Un semplice dato:

Dio non s’è nascosto.

Dio s’è suicidato”[39].

Anche questi versi, come l’affermazione di Nietzsche, mettono in discussione l’eternità divina, spazzata via, però, non per mano nostra o della vecchiaia, ma per mano dello stesso Dio. Se il suicidio dell’uomo è difficilmente tollerabile, figurarsi il suicidio di un Dio! Chi mette fine alla propria vita lo fa di solito perché soffre al punto da non vedere altra soluzione se non quella di tagliare i ponti con l’esistenza terrena. Chi si suicida cova un male di vivere incurabile, una malattia insostenibile sotto ogni punto di vista; si dà la morte perché una parte di sé disfattista e autodistruttrice – come un demone incontrollabile – lo ha convinto che non c’è altro modo. Se Dio si suicidasse, vorrebbe dire che ha perso la battaglia più importante della guerra contro il Male, vorrebbe dire che il Nemico era dentro di Lui e non gli è restato che soccombere al Sabotatore.

Erwin Schrödinger forse direbbe che Dio è sia morto sia vivo; Albert Einstein, invece, che tutto è già stato, ma se “il momento è eterno”[40], ovvero se tutto è sempre – tutto deve ancora accadere e tutto è già accaduto – allora Dio è come un cerchio: in esso, la fine e il principio si congiungono e diventano non solo intercambiabili, ma anche indistinguibili. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma è una legge applicabile anche alle grandi questioni della vita? Se così fosse, nessuno potrebbe definirsi davvero un ‘creatore’, forse nemmeno il Creatore dei creatori… La morte stessa è una trasformazione, e nascere è rinascere, e creare è riplasmare. E la morte rituale degli sciamani non è altro che un cambiamento… Creare è proiettare all’esterno ciò che abbiamo all’interno, è rimodellare e trasformare ciò che c’è in ciò che non c’è ancora… Ma allora per quale ragione è scritto: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. Dio disse: «Sia luce!» E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno”[41]? 

Concepimento, gravidanza/gestazione, parto. Nel ventre materno è buio, ci sono le acque… Prima di ogni altra cosa c’era il buio, c’era l’abisso, c’erano le tenebre e l’oscurità. E Dio? Anche lui era oscuro? Si è scisso (come il dottor J. e mr. Hyde), originando automaticamente la luce? O Dio inizialmente era composto di luce e oscurità/tenebre, cioè era Bene e Male, insieme? Dio si è creato, come sembra voler dire Keats affermando che “Ciò che è creativo deve creare se stesso”[42] ? Senza acqua non c’è vita, ma nemmeno senza luce c’è vita: perciò Dio, prima di tutto, ha creato il Sole? È quella la luce di cui si parla nella Genesi? O è la luce del Bene?

“Il principio è sempre buio”[43].

“Le storie scritte nei libri finiscono con un punto. La storia da cui tutte le storie sono nate, invece, con un punto inizia. Per questo ho messo un punto all’inizio del mio racconto: perché in un punto c’è già tutto” [44].

La fine è nel principio e il principio è nella fine perché uno è l’altro e viceversa.

Ma il principio non dovrebbe andare in cerca della fine[45] perché scatterebbe una sorta di cortocircuito. Il divenire non deve incontrare l’essere o scatta il paradosso. Ma, in realtà, è il divieto stesso che porta la Sovrana a salire perché soltanto continuando a salire si può proseguire la lettura del divieto… Non è un caso che il simbolo dell’infinito sia un serpente che si morde la coda. E non è un caso che Dio abbia dato un divieto ad Adamo ed Eva.

Tutto nasce dai desideri perché desiderare è aprire la porta alla creazione. Il desiderio è come un seme, un seme piantato dalla noia di vivere: chi si annoia semina desideri.

“L’ultimo attimo durò più a lungo dell’intera esistenza. In quell’istante riuscì a vedere che cosa era racchiuso all’interno del punto iniziale che conteneva in sé l’intero universo”[46].

Come una cellula, come un atomo, come il palmo di una mano – che può sostenere l’infinito – e come una singola ora – che può contenere l’eternità.[47] Creare, dunque, è trasformare quel punto, farne un esploso e ricombinarne gli elementi.

Duns Scoto solleva il seguente quesito: Dio può creare qualcosa senza che tale creazione abbia un inizio? Io voglio andare oltre: da dove è arrivato quel ‘punto’ da cui tutto ha avuto origine e, oltrepassando ogni limite, mi chiedo: come può essere stato creato un Dio eterno (cioè un Dio che vive da sempre e che per sempre vivrà)? E ancora: come può Dio – che è increato ed eterno – essere stato creato da un uomo che da Lui è stato creato? Forse dovremmo dire che Dio non è stato creato, bensì scoperto…

Dio è finito o infinito? Ma prima ancora: l’infinito esiste oppure no? Se Dio è infinito ma l’infinito non esiste, allora neanche Dio esiste. Se l’infinito esiste allora è qualitativo perché l’infinito quantitativo non esiste. Per intenderci: il cerchio è qualitativo in quanto punto in movimento, cosa ben diversa da una retta infinita. Ma mettiamo il caso che tutto quello che ci hanno sempre raccontato sia una menzogna e che Dio sia stato creato: se così fosse, sarebbe finito, dunque non esisterebbe… Eppure poeti come William Blake raccontano di un infinito che può stare nel palmo di una mano… D’altronde, per Michael Ende, Fantàsia – il regno de “La Storia Infinita” – esiste e non ha confini. Questo significa che l’infinito può risiedere in qualcosa di limitato, e ciò vanifica un altro possibile quesito, ovvero: se Dio fosse infinito come farebbe a stare in cose che hanno dei confini? Si può aggirare ulteriormente l’ostacolo dell’infinito associandolo all’onnipresenza: essere infinito, infatti, può non voler dire che una cosa occupi tutto lo spazio esistente, bensì che ce ne sia un po’ ovunque e in ogni creatura. Ma queste sono – come tutte le cose scritte in questo non-libro-non-saggio – delle ipotesi fantasiose, perciò forse è meglio che torniamo al nocciolo della questione.

Se Dio è un’invenzione, allora esiste o no?

 “«Nell’equilibrio delle nostre facoltà ci è impossibile percepire altri mondi». […] quell’ossessione che la portava a osservare la gente nell’ora di punta solo per estrarre un colore era il suo modo di percepire l’altrove. «Se ci pensi, finché si sta bene non si esiste. Non ci si sente, in fondo neppure ci si capisce, […]. – Serve perdere un po’ di equilibrio per vedere le cose»”.

Non ci accorgiamo di respirare finché qualcosa non si guasta e allora la mancanza d’aria si fa notare. Non facciamo caso alla felicità finché questa non ci viene portata via. E se è vero che l’uomo ha inventato Dio e ha fatto in modo che questi lo creasse a sua volta, allora è vero che l’uomo non stava bene; come chi si ricorda di pregare solo quando ha bisogno dei favori divini, gli uomini che inventarono Dio lo fecero perché sentivano di avere bisogno di Qualcuno/Qualcosa a cui rivolgersi per i loro scopi. E hanno poi trasferito a quell’entità chiamata Dio lo stesso bisogno. Dio stava male, o si annoiava, o si sentiva solo, per questo ha creato  o, meglio, per questo l’uomo si è inventato che Dio ha voluto creare il mondo. Gli mancava qualcosa o qualcuno, ma il fatto è che aveva un bisogno.

Questo discorso vale per Dio, ma che dire del Diavolo? Se il diavolo è un’invenzione, allora esiste o no?

“Tu mi vedi e dunque, per te, esisto. Vale la pena chiedersi se esisto per davvero? Non è forse vero ciò che sortisce un effetto, e non  sono verità l’esperienza e il sentimento? […] ciò che ti innalza, ciò che accresce il tuo senso di forza, di potenza e di supremazia, quello è la verità, forse anche dieci volte menzogna se vista dalla prospettiva della  virtù”[48].

“«Dall’esaltazione con la quale mi neghi» si mise a ridere il gentleman «mi convinco che tu comunque credi in me»”[49].

Vale per il Diavolo la stessa cosa che vale per il suo opposto: non è tanto l’esistere o il non esistere a contare, quanto il crederci o il non crederci. Non è che se credo in qualcosa, allora quella cosa esiste, mentre se non ci credo non esiste, è piuttosto una questione di prospettiva di vita. Voglio dire che è ciò in cui crediamo a determinare il modo in cui viviamo: se crediamo che esistano un Dio e una Sua controparte ci comporteremo di conseguenza.

“Le incertezze, l’inquietudine, la lotta tra fede e non fede sono, per un uomo di coscienza come te, un tal tormento, che è meglio impiccarsi. […] Ti conduco tra fede e mancanza di fede a fasi alterne e questo è il mio scopo. È un nuovo metodo: quando ti sarai completamente disingannato su di me, allora subito comincerai a convincermi che non sono un sogno ma che esisto davvero, ti conosco; allora avrò raggiunto il mio scopo. E il mio scopo è nobile”[50].

Perché l’uomo avrebbe inventato Dio?

«Vedi, caro, c’era un vecchio peccatore del diciottesimo secolo, il quale dichiarò che se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo, s’il n’existait pas Dieu il faudrait l’inventer. E l’uomo ha davvero inventato Dio. E ciò che è strano, ciò che dovrebbe destare stupore, non è che Dio possa esistere veramente, ma che questa idea, l’idea della necessità di Dio, abbia potuto infiltrarsi nella mente di un animale così selvaggio e cattivo come l’uomo – a tal punto è santa, commovente e saggia questa idea, a tal punto essa fa onore all’uomo. Per quanto riguarda me, ho smesso da un pezzo di pormi la domanda se è stato Dio a creare l’uomo o l’uomo a creare Dio».

“Se Dio non esiste, sono dio”. Divenire dio, significa soltanto esser libero su questa terra e non servire un essere immortale e, soprattutto, ben inteso, trarre tutte le conseguenze da questa dolorosa indipendenza[51].

“L’uomo ha inventato Dio soltanto per non uccidersi. Ecco il compendio della storia universale fino a questo momento[52]”.

L’uomo ha creato Dio per soddisfare dei bisogni, questo penso io. Aveva la necessità di sentirsi protetto, di non sentirsi solo in questo mondo immenso e nell’ancor più ampio universo; aveva bisogno di regole da osservare per non sentirsi paradossalmente limitato dalla libertà; aveva bisogno di spiegarsi cose altrimenti inspiegabili, tra le quali le proprie origini; aveva bisogno di credere che esistesse una giustizia più grande della propria, una giustizia che gli garantisse una punizione per i malfattori e una retribuzione per le brave persone.

“L’uomo è l’unico essere vivente insoddisfatto della sua natura. Lo è sempre stato, anche nel più remoto passato, tant’è vero che ha immaginato degli esseri immortali e felici: gli dei. Solo chi è fragile, infelice, mortale, e non vuol esserlo, può immaginare qualcuno che non lo è e considerarlo più reale di se stesso. Gli dei sono sempre stati ciò che gli uomini desideravano essere. O, meglio, sono sempre stati ciò che l’uomo sentiva che avrebbe dovuto essere, la parte più profonda, più vera, più nobile di sé. Per pensare a se stesso, l’uomo ha dovuto sdoppiarsi: da un lato il suo io, miserabile e mortale, e dall’altro la divinità”[53].

Siamo mortali, vulnerabili e fallibili ma siamo anche molto di più: siamo esseri dotati di immaginazione e questo ci ha dato la possibilità di vedere cosa ci manca e provare a crearlo. Per creare un Dio non occorrono altri mezzi che le parole: un Dio va definito, delimitato, ed è per questo che ciò che chiamiamo “Dio” non è veramente un Dio, bensì un nome atto a identificare una forma di energia dotata di poteri e facoltà. Così è nato Dio. Per soddisfare le nostre aspirazioni più alte e i nostri desideri più profondi. Per darci l’illusione consolatoria di un mondo costruito su una giustizia imparziale tuttavia misericordiosa; un mondo in cui chi fa del male viene punito e chi fa del bene viene premiato; un mondo incentrato sull’amore. Ma è davvero così? L’uomo, secondo me, ha inventato un Dio che si fa obbedire con la minaccia di ritorsioni, si fa amare con la coercizione, detta regole che per primo non rispetta, gioca con le vite delle sue creature.

“Quando i mortali non avranno più paura, gli dèi spariranno”[54].

 Un Dio che fa la guerra agli altri dei per mantenere il dominio e la supremazia sul suo regno, un Dio vendicativo, incline all’ira, un Dio che non ride. Gigi Proietti diceva che sarebbe bene diffidare di chi non ride e io sono d’accordo: chi è sempre serio si prende troppo sul serio e passa per bacchettone. Ora, non so voi, ma io amo ridere e se Dio non ride significa che è un Dio incapace di amare e di onorare la considerazione che gli uomini gli tributano. Personalmente mi piace pensare che quello che viene comunemente chiamato Dio sia in realtà la forza della vita, l’energia, il soffio vitale che permea ogni creatura e ogni cosa nell’Universo. Non ha né fattezze umane né sesso, ma se avesse un sesso sarebbe probabilmente un essere androgino, completo di tutte le sfaccettature che gli/le si potrebbero attribuire. Un Dio che sia solo maschio non fa per me; forse mi potrebbe far sentire protetta, ma di sicuro non mi fa sentire a mio agio, piuttosto mi fa sentire giudicata, come se fossi costantemente sotto processo. Non mi piace l’idea di essere osservata e giudicata da un Dio che è solo metà di un intero. Dov’è l’altra metà? Se Dio è mio padre, dove sta mia madre? In chi potrei identificarmi se non in una figura che abbia in sé anche il lato femminile? Forse per capire meglio perché la cultura e il popolo in cui sono immersa abbia creato un Dio con caratteristiche mozze dovrei andare all’origine di quel Dio, quando apparve per la prima volta agli uomini, sotto la sola forma udibile, tra l’altro. Ciò che serviva (perché di questo purtroppo si tratta sempre, di utilità) quando la voce di Dio fu udita per la prima volta era la forza. E, non di certo per caso, fu udita da un maschio. Un maschio è più propenso a identificarsi con una figura maschile e a fidarsi maggiormente di una figura maschile, così come è probabile che una femmina si fidi e senta più vicina a sé una figura femminile, del resto.

Perché l’uomo avrebbe inventato il Diavolo?

“Si sono inventati le religioni: Dio e il diavolo, e certe cose sono riusciti ad indovinarle, su altre invece hanno sbagliato tutto. Per esempio su di me [è il diavolo a parlare]. Hanno raccontato, per secoli, delle storie assurde. Mi hanno immaginato come un essere mostruoso e terribilmente malvagio. Invece io sono il loro fratello maggiore. Io sono loro, e loro sono la mia copia: una brutta copia…”[55]

Il pensiero di essere stati creati a immagine e somiglianza del Diavolo anziché di Dio è sconvolgente, ma tecnicamente è possibile poiché -  incarnando il 50% dell’uno e il 50% dell’altro – abbiamo il 50% di probabilità che sia stato l’Altro a darci i natali…

 

 “«Pur essendo una tua allucinazione, tuttavia, come in un incubo, dico cose originali che finora non ti sono venute in mente, cosicché non ripeto già i tuoi pensieri, ma nonostante ciò sono solo il tuo incubo e niente di più».

«Menti. Il tuo scopo è proprio quello di farmi credere che esisti di per te stesso e non che sei il mio incubo, e ora mi confermi tu stesso che sei un sogno»”.

Così come ci si chiede se esista Dio ci si chiede se esista la Sua controparte. Nel dialogo tra Adrian e il Maligno, Mann tocca proprio questo punto. Ma del resto anche Dostoevskij lo ha fatto ne “I fratelli Karamazov”.

-          “È un dialogo? È veramente un dialogo? Sarei pazzo se lo credessi”.

-          “Siete ancora qua […], anche dopo che sono andato e tornato? Mi stupisce. Perché ho il forte sospetto che voi non ci siate”.

-          “Inoltre, ogni tre parole che dite, manifestate la vostra nullità. Dite cose che sono dentro di me e vengono da me, non da voi”.

-          “Se io esisto – […] – non posso essere altri che Uno”.[56]

Se ammetti l’esistenza di Uno, ammetti anche l’esistenza dell’Altro, ma dipende tutto da cosa pensi che sia Uno e da cosa credi che sia l’Altro. Se uno è Luce e l’altro Ombra, l’uno dimostra l’esistenza dell’altro e viceversa. Se c’è un’ombra, infatti, di solito c’è anche qualcosa che la proietta…

“Per i cinesi il mondo è generato dall’effetto reciproco e dinamico di due forze polari opposte, lo yin e lo yang”.[57]

 

I sogni e gli incubi e i desideri sono manifestazioni di quello che Freud chiamava inconscio. In passato Dio si è manifestato spesso agli uomini attraverso la loro attività onirica. Dio e la Sua controparte si manifestano spesso nei sogni perché la dimensione onirica è assai meno inibita rispetto alla dimensione cosciente. Il sogno ci porta in quella parte oscura e misteriosa che chiamiamo “inconscio” e nel viaggio da addormentati incontriamo meno ostacoli e minor resistenza che da svegli.

 

 

 

Dio potrebbe essere il modo per mettere/rimettere l’uomo al proprio posto. Potrebbe servire a fargli capire che può tendere alla perfezione, ma che non la sfiorerà mai…

Ma se l’uomo è in grado di concepire Dio è perché si colloca alla Sua  altezza: arroganza e presunzione?

“Non è mica che il cibo per gatti mi piacesse! Era un nemico, dentro di me, che mi aveva costretto a mangiarlo! E quel nemico che fino ad allora aveva taciuto si rivelava mille volte più potente di Dio, a tal punto da farmi perdere la fede non nella sua esistenza, ma nel suo potere.

- Allora continua a credere che Dio esista!

- Sì, perché continuo a insultarlo.

- Perché lo insulta?

- Per costringerlo a reagire. Ma non funziona. Resta amorfo, senza dignità di fronte alle mie offese. Perfino gli uomini sono meno inerti di lui. Dio è un inetto. Lo vede? L’ho appena insultato e lui continua a tacere”.

“- Sai di essere soggiogato da una forza oscura e detestabile che, nel profondo delle viscere, sghignazza a crepapelle.

- Il diavolo?

- Lo chiami come vuole.

- Per me è indifferente. Non credo in Dio, per cui non credo nel diavolo.

- Io credo nel nemico. Le prove dell’esistenza di Dio sono deboli e bizantine, le prove del suo potere ancora più inconsistenti. Le prove dell’esistenza del nemico interiore sono evidenti e quelle del suo potere schiaccianti. Credo nel nemico perché, tutti i giorni e tutte le notti, lo incontro sul mio cammino”.[58]

 “Chi crede al diavolo è già in suo potere”.[59]

COME SI CREA UN DIO

 “Davanti alla macchina della televisione, ai candidati non basterà voce calda e buona dizione: dovranno avere anche un aspetto ‘sincero’”.    [1956, direttore di un importante giornale economico] Che impari, dunque, a fare la faccia ‘sincera’, creando così una nuova liturgia, indipendente o quasi dai programmi concreti o dai principi politici. “Il candidato deve essere bello, in qualche modo, o virile e paterno. Deve saper intrattenere il pubblico senza annoiarlo. Il pubblico, avvezzo alla televisione e alla radio, vuole lasciarsi distrarre, e non ama che gli si chieda di concentrarsi, di compiere una lunga fatica intellettuale”[60].

Perché “l’efficacia della propaganda politica e religiosa non dipende dalle dottrine che si insegnano, ma dai metodi che si usano”.[61] 280 Ed ecco dunque spiegata la ragione per la quale Dio ha l’aspetto che ha e dice le cose come le dice. Messaggi brevi e incisivi pronunciati da un vecchio austero, che dà l’impressione di essere molto saggio e ci ricorda un padre o ancora meglio, un nonno. E ci parla con voce ferma e sicura dandoci a sua volta sicurezza e trasmettendoci calma, ma nello stesso tempo facendoci sempre stare un po’ sulle spine… L’immagine perfetta. Ma una volta creato un Dio servono dei fedeli. Anche questo è presto spiegato:

 “Quelli che sopravvivono al rigoroso processo di conversione hanno in sé moduli di comportamento nuovi e radicatissimi. Troncati tutti i legami col passato: amici, famiglia, costumi e fede. Sono uomini nuovi, ricreati a immagine del loro nuovo dio e assolutamente consacrati al suo servizio”. Vagare tanti anni nel deserto, passare l’inferno senza vederne la fine, attendere tempi migliori e poi ecco che appare la terra promessa, con a capo un Dio che detta regole ormai già radicate e consolidate dai suoi fedeli nuovi di pacca. Non mi stupirei se, con la crisi religiosa che ci troviamo ad affrontare, in un domani non troppo lontano ci propineranno una nuova idea, una nuova religione, magari basata sul dominio della tecnologia, dell’intelligenza artificiale e dei robot. La scienza sta già sgomitando per competere con la religione”[62].

Se Dio non esistesse…

“[…] nel nostro grande dolore, risorgeremmo di nuovo alla gioia senza la quale l’uomo non può vivere, né Dio esistere, poiché Dio dà la gioia: è il suo grande privilegio… Signore, che l’uomo si sfinisca in preghiera! Come farò là, sottoterra, senza Dio? Rakitin mente: se cacciano Dio dalla Terra, noi lo ritroveremo sotto terra!”[63]

“Io invece ho Dio che mi tormenta. Il solo pensiero di Dio mi tormenta. E se non esistesse? Se avesse davvero ragione Rakitin a dire che quest’idea è artificiale, nell’umanità? Allora, se non c’è, l’uomo è il capo della Terra, dell’universo. Grandioso! Ma come potrà essere virtuoso senza Dio? È un problema! […] Poiché allora l’uomo chi amerà? A chi sarà grato, a chi canterà l’inno? Rakitin ride – Rakitin dice che si può amare l’umanità anche senza Dio”[64]

“[…] se infatti non esiste il Dio infinito, allor non c’è neanche la virtù, e non ce n’è neanche bisogno, allora”[65].

«Gli dèi sono giusti, e dei nostri amabili vizi fanno degli strumenti per torturarci». [Shakespeare, Re Lear, V, 3][66]

«Se si lasciasse andare a pensare a Dio non si lascerebbe degradare da amabili vizi. Avrebbe una ragione per sopportare pazientemente le cose, per fare le cose con coraggio».[67]

 Dio è “nato” per farci da consolazione per il male subito/che subiamo, da freno per gli impulsi/istinti distruttivi e autodistruttivi, da deterrente per i peccati, da punitore per le malefatte, da ricompensa per il bene elargito. Dio (o l’idea di Dio) ci dovrebbe dare la forza per agire virtuosamente e sopportare stoicamente il dolore e la sofferenza. Perciò, se ci sentiamo torturati, è perché ci siamo lasciati andare ai vizi. Questo emerge, parafrasando Huxley… In pratica, devi essere sempre coraggioso, sempre virtuoso, e se ti capita qualcosa di brutto  devi sopportare  con pazienza…

 

E se non esistesse nemmeno l’idea di Dio?

“[…] tutto dovrebbe essere permesso, tutto dovrebbe essere lecito?[68]

“Secondo me non bisogna distruggere un bel niente, ma solo l’idea che l’uomo ha di Dio, ecco da dove si deve cominciare! […] Una volta che l’umanità, senza eccezione, avrà rinnegato Dio […] allora la precedente concezione del mondo crollerà di per sé, senza antropofagia, e soprattutto tutta l’etica precedente crollerà, e verrà tutto il nuovo. Gli uomini si uniranno per prendere dalla vita tutto ciò che essa può dare, ma lo faranno solo per avere la felicità e la gioia in questo mondo. L’uomo si esalterà d’uno spirito divino, dell’orgoglio titanico, e comparirà l’uomo-dio. Trionfando di continuo e illimitatamente sulla natura, grazie alla propria volontà e alla scienza, l’uomo in questo modo sentirà un piacere talmente elevato che esso sostituirà per lui tutte le precedenti speranze di beatitudini celesti. Ognuno saprà di essere completamente mortale, senza possibilità di resurrezione, e accetterà la morte con orgoglio e tranquillità, come un dio. Nel suo orgoglio egli capirà che non deve lamentarsi se la vita è un attimo, e amerà il proprio fratello senza bisogno di alcuna ricompensa. L’amore colmerà solamente quell’attimo della vita, ma la consapevolezza della sua fugacità basterà da sola a ravvivarne tanto la fiamma, quando invece tale fiamma si disperdeva prima nelle speranze di un amore ultraterreno e infinito”[69].

Se hai seguito i miei pensieri e i miei ragionamenti fino a qui mi complimento con te, ma ti lancio anche una sfida: saresti pronto/a a ribaltare tutto ciò che hai appena letto? Daniel Pennac in “Signori bambini” scrisse:

 “Vado a dimostrare a Dio l’esistenza dell’uomo”.

Questa frase mi fa dà le vertigini, ma mi sprona a pensare fuori dagli schemi: e se non fossimo noi a dover credere in Dio bensì Lui in noi? Che prospettiva intrigante!

 “Vivere è la cosa più rara nel mondo. Molta gente esiste: ecco tutto[70]”.

Stare al mondo, sopravvivere, tirare avanti senza prestare attenzione, senza desiderare, senza cercare, senza domandare, senza volere; abbandonarsi, lasciarsi cadere, lasciarsi morire per poi scoprire, alla fine, di non aver mai vissuto… Questa, probabilmente,  è la cosa più spaventosa che possa accadere a un individuo. Anzi, mi correggo, questa è probabilmente la cosa più spaventosa che un individuo possa farsi accadere.

 

 



[1] Igor Sibaldi, “Ribellarsi al destino”, Mondadori, p. 57

[2] P. 383, “Preghiera d’esortazione o d’incoraggiamento” Caproni

 

[3] P. 702, “Pronta replica, o ripetizione (e conferma)”, Giorgio Caproni

[4] Edizioni Economica Laterza

[5] Abraham Cohen, “Il Talmud”, Economica Laterza, p. 28

[6] 111, SATIRES, Voltaire:

 

[7] 111, SATIRES, Voltaire:

 

[8] Dalla serie TV “Dr. House, MD”

[9] Hermione (dalla saga di Harry Potter)

[10] Michael Ende, “La Storia Infinita”, Tea Edizioni

[11] Alberto Moravia, “La vita interiore”, Bompiani

[12] Marie-Louise von Franz, “L’Ombra e il male nella fiaba”, Bollati Boringhieri, p. 54

[13] Dante Alighieri, “Divina Commedia”, Paradiso, Canto XXXIII, v. 145

[14] Robert Frost, “Fuoco e ghiaccio”, Adelphi, “Non del tutto presente”, p. 447

 

[15] Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, Mondadori, p. 191

 

[16] Michael Ende, “La Storia Infinita”, Tea, p. 230

[17] Sebastiano Vassalli, “Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni”, Einaudi, pp. 52-54

 

[18] Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”, Fabbri Editori, p. 19

[19] Carl Gustav Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni”, Bur, p. 470

 

[20] Giorgio Caproni, “Ribattuta”, p. 418

[21] Tutto ciò ricorda l’annoso quesito: è nato prima l’uovo o la gallina? In questo caso: è nato prima l’uomo o Dio? C’era prima il Male o il Bene? E, se è stato l’uomo a inventare Dio e il Diavolo, ha inventato prima l’Uno o l’Altro?

[22] Sant’Agostino, “Confessioni”, Mondadori, pp. 169-170

[23] Dalle note del testo di Agostino, p. 170

[24]  Sant’Agostino, “Confessioni”, Mondadori, p. 170

[25] Robert Frost, “Fuoco e ghiaccio”, Adelphi,  “Seduto accanto a un rovo in pieno sole” pp. 379 e 381

 

[26] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 668

[27] Fëdor Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 662

[28] Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, Mondadori, p. 192

 

[29] Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, Mondadori, p. 191

[30] Paul Eluard

[31] Amélie Nothomb, “Cosmetica del nemico”, Voland, p. 19

[32] Dalla serie TV “Dr. House, MD”

[33] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 668

[34] Fouad Laroui, “Dio la matematica la follia”, Forme, p.128

[35] Fouad Laroui, “Dio la matematica la follia”, Forme, p. 131

[36] Fouad Laroui, “Dio la matematica la follia”, Forme, p. 112

[37] Fouad Laroui, “Dio la matematica la follia”, Forme, p.153

[38] Giorgio Caproni, p. 752, “Di conseguenza, o: Proverbio dell’egoista”

 

[39] P. 349 “Deus absconditus”, Giorgio Caproni

 

[40]  M. Ende, “La Storia Infinita”, Tea, p. 202

 

[41] Genesi

[42] John Keats

[43] M. Ende, “La storia infinita”, Tea, p. 200

 

[44] Chicca Gagliardo, “Il poeta dell’aria”, Hacca, p. 73

[45] M. Ende, “La Storia Infinita”, Tea, p. 186

[46] Chicca Gagliardo, “Il poeta dell’aria”, Hacca, p. 79

[47] William Blake, “Auguries of Innocence”

[48] Thomas Mann, “Doctor Faustus”, Mondadori, p. 351

[49] Fëdor Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 672

[50] Fëdor Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 672

[51] Albert Camus, “Il mito di Sisifo”, Bompiani, p. 104

“Per Kirillov, come per Nietzsche, uccidere Dio è divenire dio – è realizzare già su questa terra la vita eterna, di cui parla il Vangelo”.

Stavrogin: “Credi alla vita eterna nell’altro mondo?”

Kirillov: “No, ma alla vita eterna in questo”.

[52] Camus, “Il mito di Sisifo”, Bompiani, nota 2 di pag. 104 in cui si riprendono le parole di Kirillov.

[53] Francesco Alberoni, “L’ALBERO DELLA VITA – Le forze, i desideri, le passioni che ci fanno vivere”, Garzanti, p. 1

[54] C. Pavese, Dialoghi con Leucò

 

[55] Sebastiano Vassalli, “Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni”, Einaudi, p. 66

[56] Thomas Mann, “Doctor Faustus”, Mondadori, pp. 321, 325, 326 e 327

[57] Fouad Laroui, “Dio, la matematica, la follia”, Forme, p. 112

[58] Amélie Nothomb, “Cosmetica del nemico”, Voland, pp. 23-25

[59] Thomas Mann, “Doctor Faustus”, Mondadori, p. 271

[60] Aldous  Huxley, “Ritorno al mondo nuovo”, Mondadori, p. 274

[61] Aldous  Huxley, “Ritorno al mondo nuovo”, Mondadori, p. 280

[62] Aldous Huxley, “Ritorno al mondo nuovo”, Mondadori, p. 282

[63] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, pp. 616-617

[64] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 617

[65] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 658

[66] Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, Mondadori, p. 192

[67] Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, Mondadori, p. 193

[68] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 614

[69] F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Mondadori, p. 676

[70] Oscar Wilde, “Aforismi”, Newton Compton

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere passato/a di qua. Cosa pensi di questo post? Lasciami un commento e ti risponderò al più presto!!!