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LA BELLEZZA

lunedì 16 settembre 2019

"L'ORA DI LEZIONE" di Massimo Recalcati, Edizioni Einaudi.


Non si può sapere tutto il sapere, questo è vero, ma è vero anche che l’insegnante rimane una figura indispensabile e – soprattutto – insostituibile all’interno del circuito scolastico di insegnamento-apprendimento. Questo accade perché un bravo insegnante è colui che sa far esistere mondi e ha la capacità di mostrarli ai propri allievi. Purtroppo, però, la Scuola sta perdendo la propria funzione primaria, ovvero quella di indurre allievi e insegnanti (sì, anche gli insegnanti) alla fascinazione erotica dell’apprendimento.  Un vero insegnante, infatti, è sempre un “portatore di vuoto” che non smette mai di imparare, anche mentre insegna, che non smette mai di avvertire quel “vuoto” dentro di sé e – di conseguenza – non smette di trasmetterlo ai propri allievi. Una “vera” Scuola, per essere considerata tale, si dovrebbe avvalere di insegnanti di questo tipo, ma le cose sono cambiate. Da molto tempo, sono cambiate, e Recalcati ci spiega in che modo e perché, ma – soprattutto – ci spiega come riportarla all’antico splendore, quello splendore che metteva in primo piano l’amore per la sapienza.
Oggi si insegna ai ragazzi ad essere efficaci ed efficienti nelle loro performance, a raggiungere livelli standard di prestazioni perché siano preparati a soddisfare le esigenze di un mondo che lavora, ormai, come un grande mercato in cui tutti sono merci, valutabili a seconda del vantaggio economico che possono portare allo Stato e alle Istituzioni. La Scuola stessa è un’Istituzione, una sorta di estensione  del mondo lavorativo e – certamente - non della Vita. In questo contesto che ruota intorno alla valutazione della resa in termini economici, di produzione e spendibilità degli esseri umani anche il sapere ha cambiato faccia, diventando utilitaristico, superficiale e nozionistico. In più, sono andati perduti gli scarti generazionali tra insegnanti e allievi così come quelli tra genitori e figli.
La Scuola dovrebbe incentivare il desiderio di sapere, mobilitarlo, e – per farlo – dovrebbe, innanzitutto, rendere erotico il sapere. La passione per qualcosa è ciò che ci induce a cercare di saperne di più, sempre di più, arrivando a innescare un circolo virtuoso nel quale l’insegnante detiene il compito di trasformare il sapere in oggetto erotico, e se stesso in “veicolo” di questa “erotizzazione” (o – mi permetto di azzardare – in “soggetto erotizzante”). Il circolo virtuoso è – di per sé – molto semplice e molto complesso, nello stesso tempo, in quanto è un meccanismo in cui più si apprende, meno si conosce; meno si conosce, più si cerca di colmare quel “vuoto” al proprio interno; più si cerca di colmare tale vuoto, più si scopre; più si scopre, più si scopre di non sapere e si amplifica il desiderio di ricerca. E, più questo avviene, più si apprende, dando il “via” a un nuovo ciclo.
Per poter trasmettere una cosa è, però, condizione necessaria che si sia fatta esperienza in prima persona di quella cosa. Va da sé che l’insegnante stesso dovrebbe aver potuto conoscere “l’erotica dell’apprendimento” per poter trasmettere “l’erotica nell’insegnamento”… Affidandosi, naturalmente, ad uno stile personale (fatto di tutte le influenze che ha ricevuto nel corso del tempo), attraverso la “carne” della parola, ovvero la voce. Nel far ciò, però, bisogna stare attenti a non incorrere nelle due trappole più pericolose: la prima è tesa dall’illusione che l’insegnante sia portatore della Verità Assoluta; la seconda, invece, è tesa dall’equivoco che sia l’insegnante stesso  l’oggetto erotico. Nessun sapere, infatti, costituisce La Verità e nessun maestro può trasmettere La Verità Assoluta attraverso l’insegnamento del proprio sapere. Ed è, inoltre, necessario ricordare che il maestro, l’insegnante, è solamente un “ponte” tra l’allievo e il sapere, un mezzo per trascendere l’abisso dell’ignoranza. Un vero maestro è colui che sa instillare il desiderio di sapere, il bisogno di cercare; un vero maestro è colui che crea il vuoto nell’allievo per far sì che si metta in moto, in lui, il meccanismo per colmarlo, ovvero la Ricerca. Dunque che cosa è l’Eros? L’Eros è, nella sua accezione più antica e nobile, il potere attrattivo della conoscenza. Il sapere, come oggetto erotico, sprona l’allievo a cercarlo e la Ricerca dà grande piacere, pertanto il sapere è sia la causa sia l’effetto di un’azione piacevole o – se vogliamo – del piacere stesso.
In questo senso, la Scuola come Istituzione potrebbe essere considerata – passatemi l’ossimoro – un freno-propulsore, ovvero qualcosa che nelle proprie rigide regole/imposizioni ha la chiave per trasgredirle, per trascenderle; lo sprone alla Ricerca. Perché gli studenti non sono vasi da riempire di nozioni, ma persone da incuriosire e gli insegnanti non sono automi, ma "alimentatori" di curiosità!
“Ci hai insegnato che il desiderio senza impegno è solo un capriccio e che l’insicurezza aumenta con il sapere e non viceversa, perché non c’è sapere che possa assorbire integralmente la vita, perché la ricerca autentica aumenta i dubbi senza avere mai la pretesa di risolverli”. (Pag. 139)

giovedì 29 agosto 2019

A proposito di... MOSTRE!




L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica”, una bellissima mostra allestita nella Sala del Senato di Palazzo Madama, a Torino. I capolavori esposti (oltre 200 pezzi, provenienti sia da collezioni private sia dalle raccolte di Palazzo Madama) saranno in mostra fino al 14 ottobre 2019. Colori brillanti, immagini vivide, tematiche emozionanti caratterizzano l’esposizione. Rimarrete incantati!





Due mostre in una, entrambe magnifiche, per viaggiare attraverso grandi scoperte scientifiche – come i raggi x e la radioattività – e l’invenzione di tecnologie quali, ad esempio, la tomografia computerizzata, l’ecografia, la risonanza magnetica e la PET. Un percorso che porta i visitatori ad addentrarsi fin nelle profondità del cervello umano, a scoprire come stiamo lavorando per “riparare” i corpi, ricreando arti e organi artificiali e costruendo macchine in grado di riprodurre i nostri comportamenti nonché di imparare. Ingegneria bionica, Intelligenza Artificiale, tecniche e apparati medici sempre più sofisticati. Le numerose esperienze interattive sono il fiore all’occhiello della mostra “UOMO VIRTUALE”.
Meravigliosa anche l’integrazione dell’ala dedicata al rapporto tra “Supereroi e Radiazioni” (curata dall’Associazione Italiana di Fisica Medica AIFM – in collaborazione con WOW Spazio Fumetto, il Museo del Fumetto di Milano). Nella mostra, il rapporto tra i supereroi della Marvel e le radiazioni viene raccontato prendendo spunto dai personaggi stessi, ripercorrendone origini, poteri e avventure, in parallelo all’evoluzione tecnologica avvenuta nell’impiego  delle radiazioni da parte del Fisico Medico, ovvero una sorta di “moderno supereroe”.
Una mostra  quest’ultima – adatta a tutti, appassionati di fumetti e non.
La scienza e la tecnologia tra curiosità, esperienze pratiche e ottime spiegazioni.
Al Mastio della Cittadella, a Torino, fino al 13 ottobre 2019.

martedì 27 agosto 2019

"GLI IMMORTALI" di Alberto Giuliani, Il Saggiatore.


“Dopo che un bramino ha profetizzato la sua morte imminente, Alberto Giuliani ha iniziato a viaggiare nei luoghi in cui scienziati, politici e visionari stanno lavorando per renderci eterni. Gli immortali è il racconto di quello che ha visto ai confini del mondo e dell’umanità”. [Dalla quarta di copertina.]

Pur rappresentando un tabù ancora molto potente, la morte è – oggi – protagonista, più che mai, della letteratura e non solo. Le possibilità, più o meno concrete e tangibili di sconfiggerla stanno facendo tremare le religioni e – nello stesso tempo – stanno fortificando la scienza e la fiducia che le persone ripongono nella tecnologia. La filosofia e l’etica (o – forse sarebbe meglio dire – la bioetica) gridano a gran voce i loro interrogativi e alimentano la fiamma delle perplessità e dei dubbi. La morale è già stata messa al tappeto dalle moderne consapevolezze. Di cosa? Del fatto che sono in crescita le possibilità (e – con esse – le probabilità) che la vita ha di essere prolungata a sfiorare la soglia dell’eternità. Quanto siamo vicini a questo traguardo? Quali opportunità e quali pericoli nasconde l’idea della vita eterna?

“«[…] non c’è prosperità senza disgrazia, o profitto senza perdita. Allo stesso modo non c’è vita senza la morte. Questa è una verità universale. Non c’è scienza che possa cambiare questi equilibri»”. [Pag. 205]

“Spesso ci si imbatte nel proprio Destino sulla strada presa per evitarlo”. [Dal film d’animazione Kung Fu Panda].

Tutto ciò che ci accade è frutto del Caso oppure esiste davvero un Destino già scritto? E, se il Destino esistesse e fossimo in grado di conoscerlo in anticipo, potremmo scegliere di seguirlo o di evitarlo, a piacere? Cercare di fuggire da esso o – al contrario – andargli incontro portano allo stesso risultato?  E, se tutto è già scritto, da chi è stato scritto? E quando? E perché? Cioè: quanto siamo artefici del nostro Destino e quanto siamo attori di quello stesso Destino? Ed è possibile che esista un Destino dell’Umanità? Voglio dire: cosa è stato scritto (se qualcosa è stato scritto) per il genere umano? La morte oppure l’immortalità? È contro natura la prima o la seconda?

“«[…] l’unico futuro lo dobbiamo cercare dentro di noi […]. Ho immaginato una strada per imparare gradualmente a prendere possesso di noi, della magnificenza dell’eternità del tempo e della trascendenza nell’immanenza».
«Dunque il potere è ormai passato da Dio agli uomini».
«Mi pare sia così dal giorno in cui l’uomo ha desiderato essere eterno».
«Cioè da sempre».
«Nelle scelte di ogni giorno, nei progetti, in ogni piccola azione. L’uomo è una macchina programmata per sopravvivere. Non a caso tutte le religioni prospettano una vita dopo la morte; il nostro obiettivo è vivere per sempre. La scienza dà concretezza e rigore a queste aspirazioni, le rende chiare, finite, gli dà un nome. Può far paura, ma ha cercato di risolvere il problema della morte un passo alla volta. E forse oggi ci siamo riusciti»”. [Pag. 193]

“In un mondo nel quale  ogni cosa si potrà decidere, il fato non cesserà di essere rifugio”. [Pag. 192]

La vita ha valore proprio perché sappiamo che non vivremo in eterno? Questa domanda, in particolare, invita a riflettere sui pro e sui contro dell’eternità.

“«Davvero non c’è alternativa? Voglio dire, è tutto molto buono. Ma perché cambiare la natura delle cose e ricercarne lo stesso sapore?»
«Non lo facciamo per piacere. Lo facciamo per non morire».
«Ma non finiremmo per uccidere ugualmente ciò che siamo? Cambiando il DNA aggiusteremo ogni difetto, ma ci perderemo per strada la bellezza della diversità, dell’errore. Diventeremo tutti uguali, che è un po’ come dire che saremo tutti estinti, nella superbia».
«Le questioni filosofiche non spettano alla scienza. La nostra missione è quella di creare un futuro migliore per ogni essere umano. Le tecnologie hanno sempre un lato buono e uno cattivo, e sempre si corrono dei rischi. Ma non si possono porre limiti alla curiosità umana. Semmai sono le applicazioni; quelle devono essere regolate dal buon senso».
«Non ti fa paura?»
«Che cosa, esplorare la vita?»
«No, diventarne il Creatore».
«Sbagli il punto di vista. L’essere umano è un animale solo e in cerca di se stesso. È condannato a idearsi continuamente, perché è l’unico che può farlo. Io sono d’accordo col tuo amico veggente quando dice che sarai tu a decidere la tua fine. Il problema è che non siamo in grado di immaginare la nostra esistenza come qualcosa di diverso dalla nostra esperienza. Per questo nel momento della fine la tua scelta sarà limitata dal pensiero, da ciò che conosci. Quello che qui stiamo facendo è una grande occasione e l’unica cosa etica da fare è investire nell’intelligenza creativa, come fanno i nostri cinquemila giovani ricercatori. Sognano e ricostruiscono il futuro. Semplicemente perché è il loro».
[…] L’uomo si stava trasformando in un dio senza croce e questo edificio era la cattedrale del nuovo sapere.
Nella visione del professor Xu non esistevano colpe né peccati, i limiti dell’etica si spostavano col progredire delle tecnologie e valevano solo i principi delle cause e dei loro effetti”. [Pp. 190 e 191]

Tra i contro si può annoverare il fatto che vivere per sempre potrebbe dissipare la spinta a godere pienamente di ogni istante, senza sprecare neanche un attimo. Tra i pro, invece, si può inserire il fatto che, se avessimo un tempo illimitato, magari potremmo sfruttarlo per svelare tutti i misteri dell’universo (o, quantomeno, quelli che desteranno la nostra curiosità). Oppure potremmo lasciarci soggiogare dalla noia data dal poter fare qualsiasi cosa in qualunque momento… I limiti – si sa – sono freni, ma anche propulsori e i limiti temporali ci spingono, fin dalla nascita, verso la conoscenza. Se venisse a mancare tale limite, dunque, il rischio di cadere nella noia (considerabile, in questo caso, alla stregua della morte intellettiva) sarebbe altissimo. Forse potremmo addirittura arrivare a desiderare la morte  perché, dopo aver vissuto per migliaia di anni, ci sentiremmo sempre più stanchi e sempre meno curiosi.
Cosa rende, dunque, una vita degna d’esser vissuta? (Prima faccia della medaglia della morte). Le relazioni con gli altri? Gli affetti? Le esperienze? Analizzando questi fattori, possiamo giungere a una considerazione/domanda che – forse – rappresenta l’altra faccia della sopracitata medaglia: perché temiamo la morte? La nostra paura è basata sul fatto che ne sappiamo poco o nulla oppure è perché non vogliamo abbandonare/perdere i nostri cari?
Le carte, le rune, le linee delle nostre mani e tutti gli altri mezzi di divinazione raccontano il nostro futuro o soltanto uno dei nostri possibili futuri? In fondo, dire “Destino” è come dire “destinazione”, ovverosia “meta”, “punto di arrivo”, non “percorso”… E “morte” può voler dire tante cose, tra cui “cambiamento”, proprio come nei tarocchi…
Ma veniamo al punto cruciale. Cosa fareste se vi annunciassero il momento esatto in cui morirete?
-        Cerchereste il modo per sfuggire a quella predestinazione?
-        Vi rassegnereste ad andare incontro a ciò che sarà?
-        Vivreste ogni giorno come fosse il primo, l’ultimo o l’unico?
-        Vi impegnereste a vivere appieno ogni istante che vi separa dalla “fine”?
Già, “fine” tra virgolette… Sapete perché? Perché, in realtà, non sappiamo cosa sia la morte. E – forse – così come
“«Non basta avere l’orologio per essere padroni del tempo». [Pag. 206]
non basta sapere quali sorprese ha in serbo per noi la vita, per dire di poterla controllare! Eppure, oltre alla propria vita, l’uomo sta cercando di controllare anche la vita dell’intero pianeta, dei fenomeni naturali e delle altre creature, sia animali sia vegetali…

Con Gli immortali, Alberto Giuliani è partito dalla propria esperienza personale per svelarci le nuove frontiere dell’umanità: dalla clonazione ai viaggi su altri pianeti, dalla robotica umanoide alla crioconservazione (o sospensione) passando per molto altro ancora. Un libro in grado di sovvertire la nostra visione della vita e, naturalmente, della  morte. Un libro per riflettere. Davvero.

“«Non c’è mai un buon momento per morire» scrissi io.
«Ma ci sono molti modi per vivere» rispose lui”. [Pag. 207]

Se volete approfondire questo argomento, potete leggere anche il mio articolo:
"IL PROBLEMA DELLA MORTE: testi a confronto".
Ecco il link: