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giovedì 12 gennaio 2017

Recensione di "INSEGNARE A VIVERE - Manifesto per cambiare l'educazione" di Edgar Morin. Raffaello Cortina Editore.



“Vivere è un’avventura. […] Quindi, insegnare a vivere non è solo insenare a leggere, scrivere e far di conto, né solamente insegnare le conoscenze basilari utili della storia, della geografia, delle scienze sociali, delle scienze naturali. Non è concentrarsi sui saperi quantitativi, né privilegiare la formazione professionale specializzata: è introdurre una cultura di base che includa la conoscenza della conoscenza.”
Tutte le materie sopracitate “non forniscono alcuna verità assoluta e definitiva, […] ma mezzi per svegliare e stimolare le menti.” Questo perché “vivere è affrontare continuamente il rischio di errore e di illusione nella scelta di una decisione.” Vivere significa dover scegliere e quindi poter sbagliare. Pertanto la vita è una scommessa, una lunga serie di avvenimenti la cui unica certezza è- perdonate il gioco di parole – l’incertezza. Il primo passo per insegnare a vivere è quindi quello di insegnare ad affrontare le incertezze e i rischi. Per vivere bisogna imparare a comprendere (sé stessi e gli altri), ecco perché è necessario preferire le competenze esistenziali a quelle nozionistiche.
Vivere –però – non è sopravvivere; vivere significa poter sviluppare le proprie qualità e le proprie attitudini. L’essere umano non è un oggetto, ma una creatura che possiede dei diritti oltre che dei doveri!
I valori che vanno di moda, oggi, sono il dominio (il potere), il controllo, il denaro (la ricchezza economica) e altre oscenità del genere, mentre si sono persi completamente la solidarietà, la convivialità, la serenità, la saggezza e il senso di libertà. Siamo tutti schiavi dei consumi, dei numeri, degli obblighi e dei doveri, ossia di quelle cose che ci tolgono il piacere e la capacità di vivere.
Come avrete potuto capire da queste poche righe, “Insegnare a vivere” presenta in maniera egregia ed esaustiva le problematiche della nostra società e dei nostri attuali metodi educativi, ma ciò che scarseggia è la proposta di esempi pratici per cambiare tutto questo.  Se non siamo più spinti dalla passione, dall’Eros per le cose, è chiaro che non potremo neanche pretendere di cambiare le fondamenta della nostra cultura, ma COME riconquistare (nella pratica) questa passione…beh, non ci è dato  saperlo.
I nostri giovani sono spinti per forza di inerzia a inglobare dati e cifre, che probabilmente non utilizzeranno mai nella vita reale, quella di tutti i giorni, quella fuori dalle mura scolastiche. I nostri cervelli vengono bombardati da informazioni e letteralmente riprogrammati, omologati e standardizzati, ma quando usciamo dalle scuole non siamo in grado di vivere: a malapena siamo in grado di sopravvivere. E dico “a malapena” perché a scuola non ci insegnano come guadagnarci il pane e la serenità, ma ci seppelliscono con palate di teoria che non sapremo mai mettere in pratica.
Diciamo che lo scopo di Edgar Morin voleva essere quello di farci aprire gli occhi, di farci prendere coscienza del fatto che abbiamo imboccato un vicolo cieco. Cosa succederà se non torniamo indietro e cambiamo strada? Secondo me cresceremo i nostri figli come una mandria di zombie senza sogni, senza desideri e senza valori. Ragazzi con “una, nessuna e centomila” personalità che vivono in realtà virtuali create da altrettanto virtuali amici di social. Gente che non avrà idea di cosa siano la compassione, l’empatia e la vera interazione umana; gente che non sarà in grado di pensare con la propria testa e di prendere decisioni importanti. Gente vuota, senza personalità, senza aspirazioni e priva di etica o di qualsivoglia morale. Individui paradossalmente massificati che avranno perso la voglia e l’interesse per la lettura, per il dialogo e per l’indagine di sé e degli altri. Un mondo svuotato dall’Eros che mondo potrebbe essere, secondo voi?

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