Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore", Oscar Mondadori. |
È un romanzo sul piacere di leggere libri e sul piacere di leggere l'altro/a come fosse un libro. Ma è, forse, anche un romanzo sul piacere di leggere pezzetti di noi che leggiamo l'altro/a, la sua storia non scritta e la nostra. Un giallo dentro un giallo, misteri che si affacciano su altri misteri... Incontri, coincidenze, sincronicità... Pagine sparite, libri contraffatti, storie perdute, rubate, distrutte, i cui confini si stemperano in storie mai scritte. Un romanzo in cui si respira un senso di incompletezza, la stessa che caratterizza la vita, fatta di mezze verità o - meglio - di verità personali, di imbrogli e di mistificazioni, di menzogne e sotterfugi; un romanzo molto più simile alla realtà di quanto si possa pensare; un romanzo in cui le storie si interrompono sul più bello, cambiano rotta, prendono pieghe inaspettate. E ogni volta che una storia si interrompe pensi di non aver avuto il tempo di affezionarti ad essa, invece... Così ti ri-trovi davanti a un bivio: rassegnarti al Destino e aspettare che ti investa con le sue scelte già programmate, oppure andargli incontro, cercarlo, rincorrerlo e sorprenderlo nella sua tana? Un romanzo in cui niente è come sembra e ciò che manca ha un'importanza ancor più grande di ciò che c'è. Un romanzo in cui sia avverte un senso di sospensione, una vaga ma persistente aria di incompletezza. Ma Calvino ha il talento di saldare ogni storia con l'oro, come nella tecnica/filosofia del Kintsukuroi. Quello stesso Calvino che, così facendo, diventa una sorta di Sherazade di storie mozze che trovano la loro interezza solo nell'unione tra loro. Perché come l'unione di due "tu" fa e non fa un "voi", così anche una cosa spezzata che viene riassemblata torna ad essere intera senza esserlo più.
La prosa di Calvino è... poetica: descrive ogni cosa, personaggio, evento, situazione, pensiero in maniera precisa e particolareggiata, esaltandone ogni sfumatura, ogni piega, ogni dettaglio e mettendo nella giusta luce e nella prospettiva perfetta ogni elemento narrativo.
Da leggere se amate leggere, ma anche se non amate leggere, perché - magari - scoprirete di essere Lettori/Lettrici curiosi/e e appassionati/e, al punto che potreste decidere - un giorno - di viaggiare fino in capo al mondo per trovare il vostro Libro...
Dino Buzzati, "La boutique del mistero", Oscar Mondadori. |
"Nel contesto dei racconti, all'interno del gioco delle trame e delle soluzioni, anche la parola più usuale o, addirittura, più frusta, diventa segno di ambiguità, di mistero, di illusione, di paura. Varcati i limiti del plausibile, venuti meno i rapporti logici tra cause ed effetti, scomparsa la fiducia nelle leggi naturali e impostosi definitivamente l'indecifrabile, l'improbabile, l'assurdo, anche la parola più consueta, la lingua parlata e la costruzione sintattica più immediata possono ottenere esiti di straordinaria efficacia e di magico richiamo".
Ne "La boutique del mistero", Buzzati indaga tanti misteri (tra i quali quello di Dio), ma il mistero più insondabile rimane comunque l'essere umano, con le sue scelte, le sue paure (e tutte le altre sue emozioni) e i suoi comportamenti.
Ogni racconto è toccante, commovente, talvolta anche un po' inquietante, ma sempre originale e sbalorditivo.
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