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martedì 6 agosto 2019

MEMORIE DEL SOTTOSUOLO, F. Dostoevskij, Einaudi.


Lo sfogo di un uomo che, incapace di stare al mondo, vive nelle (e delle) proprie fantasie. Padrone e – nello stesso tempo – schiavo del sottosuolo in cui è stato/si è relegato. Un martire di se stesso e della società. Un uomo pieno di contraddizioni coerenti nella loro assurdità. Un uomo i cui pregi sono difetti e i difetti sono pregi. Un uomo tormentato sia dai dubbi sia dalle certezze. Un uomo che ha deciso di raccontarsi: per giustificarsi? Per vantarsi? Per scusarsi? Sì e no. Il suo scopo consiste, più che altro, nel tentare di liberarsi dei propri difetti, raccontandoli; nel volersi alleggerire dei brutti ricordi, facendoli riaffiorare alla memoria ed espellendoli attraverso la narrazione. Un uomo sensibile e intelligente, reso “maligno” dalla propria incapacità di conformarsi al mondo circostante e – nello stesso tempo – dall’incapacità altrui di accettarlo e includerlo in quel mondo. Un uomo in grado di provare sia fierezza sia vergogna del proprio essere…
“[..] non è il caso di terminare qui le Memorie? Mi pare d’aver commesso un errore cominciando a scriverle. Per lo meno, mi sono vergognato per tutto il tempo che ho scritto questo racconto: vuol dire che questa non è più letteratura, ma un castigo emendatore”.
Il lettore non dovrebbe lasciarsi ingannare da questa apparente auto-accusa da parte del protagonista; in realtà, è presente, infatti, una sorta di sottotraccia che risponde alla domanda: “Perché quest’uomo non si adatta?” La risposta è: perché vede il mondo senza gli schemi e i preconcetti attraverso i quali gli altri vedono quello stesso mondo. È libero (e disilluso) da tutti i cliché puntualmente applicati alla vita, pertanto non c’è che un posto adatto a colui che può essere considerato un disadattato: il sottosuolo. Forse coltiva il sogno di “redimere” gli abitanti del mondo “soprastante” o forse no. Forse si sentirebbe meno solo se riuscisse, ma poi perderebbe la propria unicità, dunque la scelta ricade sul preservare quella libertà interiore che lo contraddistingue. A dispetto del (e a prescindere dal) giudizio degli altri. Lettori compresi.

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