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domenica 19 maggio 2019

PANDA O MORTE, Marco Rizzini, Ediciclo Editore.


Domenica 12 maggio, ore 15,30, sala  Avorio.
PANDA O MORTE
Marco Rizzini dialoga con Nicolai Lilin.
Ecco i punti salienti dell’intervista:
Un viaggio di circa 12.000 km, 3 ragazzi, una grande amicizia, tante avventure (e disavventure)…
Il trucco per narrare una storia che funzioni è narrare il mondo vestendo i panni del cronista, cogliendo i segni caratteristici di quel mondo.
Punto di riferimento, per Rizzini, è stato “Buonanotte, signor Lenin” di Tiziano Terzani.
Usare una FIAT Panda per compiere un viaggio di tale portata potrebbe sembrare quanto mai ingenuo, ma – in realtà – si è trattato di una scelta strategica: la Panda rappresenta il trionfo della meccanica sull’elettronica, perché può essere aggiustata pur avendo scarsi mezzi a disposizione…
La percezione dei luoghi visitati (con particolare riferimento al Kazakistan) è stata quella di un Impero caduto, ma non sconfitto dalla guerra. Negli occhi degli abitanti di quei luoghi è presente una sorta di nostalgia che spazia dai comportamenti fino – addirittura – alla lingua parlata.
Parlando della Transnistria…
Rizzini l’ha visitata due volte, negli ultimi dieci anni, e ha potuto constatare dei cambiamenti (in positivo): c’è più umanità, oggi, grandi passioni (soprattutto per le arti circensi) e – come già detto – tanta nostalgia.
Nel libro, Rizzini mostra il lato umano dei russi e – durante l’intervista – punta l’attenzione sulle somiglianze tra loro e noi: nonostante la distanza geografica che separa i nostri Paesi, è presente una sorta di contiguità umana…
L’amicizia
3 ragazzi, dicevamo all’inizio, con caratteristiche (e “competenze”) differenti:
-         Uno parla bene il russo;
-         Un altro è  specializzato nelle riparazioni meccaniche;
-         Il terzo (Rizzini) si è definito “l’affabulatore”, cioè si occupava di affrontare e risolvere i problemi di organizzazione/comunicazione.
“Panda o morte” è la frase attraverso la quale, anche e soprattutto nei momenti di maggiore sconforto, i tre protagonisti del viaggio trovavano la forza di proseguire. Rizzini ha reso perfettamente l’idea dello sconforto, raccontando la disavventura vissuta al Lago d’Aral: la Panda  era insabbiata, il vento gettava ai tre amici la sabbia in gola, il sole era cocente e per ben 4 ore i tentativi fatti per liberare la vettura erano stati vani… La situazione si è risolta grazie all’aiuto di alcuni amici uzbeki, ma la paura è stata grande.
L’aver affrontato insieme un viaggio dalla portata tanto imponente li ha portati a parlare molto, a raccontarsi a vicenda e a rafforzare – così - la loro amicizia: persone diverse – sì – ma con un obiettivo comune. È stato un viaggio di privazioni, ma anche di grande crescita, di cui sono rimasti non solo dei ricordi, ma anche delle belle amicizie con alcune persone conosciute strada facendo, soprattutto in Asia centrale, dove tutti sembrano possedere il dono dell’ospitalità.
L’essenziale, in un viaggio del genere, è stato ed è sapersi integrare. Conoscere la lingua e non mostrare segni di ingenuità sono due cose imprescindibili per chiunque voglia fare un’esperienza serena.
Riferimenti:
“Panda o morte”, Marco Rizzini, Ediciclo Editore.


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