PANDA O MORTE
Marco Rizzini
dialoga con Nicolai Lilin.
Ecco
i punti salienti dell’intervista:
Un viaggio di circa
12.000 km, 3 ragazzi, una grande amicizia, tante avventure (e disavventure)…
Il trucco per narrare
una storia che funzioni è narrare il mondo vestendo i panni del cronista,
cogliendo i segni caratteristici di quel mondo.
Punto di riferimento,
per Rizzini, è stato “Buonanotte, signor Lenin” di Tiziano Terzani.
Usare una FIAT Panda
per compiere un viaggio di tale portata potrebbe sembrare quanto mai ingenuo,
ma – in realtà – si è trattato di una scelta strategica: la Panda rappresenta
il trionfo della meccanica sull’elettronica, perché può essere aggiustata pur
avendo scarsi mezzi a disposizione…
La percezione dei
luoghi visitati (con particolare riferimento al Kazakistan) è stata quella di
un Impero caduto, ma non sconfitto dalla guerra. Negli occhi degli abitanti di
quei luoghi è presente una sorta di nostalgia che spazia dai comportamenti fino
– addirittura – alla lingua parlata.
Parlando
della Transnistria…
Rizzini l’ha visitata
due volte, negli ultimi dieci anni, e ha potuto constatare dei cambiamenti (in
positivo): c’è più umanità, oggi, grandi passioni (soprattutto per le arti
circensi) e – come già detto – tanta nostalgia.
Nel libro, Rizzini
mostra il lato umano dei russi e – durante l’intervista – punta l’attenzione
sulle somiglianze tra loro e noi: nonostante la distanza geografica che separa
i nostri Paesi, è presente una sorta di contiguità umana…
L’amicizia
3 ragazzi, dicevamo
all’inizio, con caratteristiche (e “competenze”) differenti:
-
Uno parla bene il russo;
-
Un altro è specializzato nelle riparazioni meccaniche;
-
Il terzo (Rizzini) si è definito
“l’affabulatore”, cioè si occupava di affrontare e risolvere i problemi di
organizzazione/comunicazione.
“Panda o morte” è la
frase attraverso la quale, anche e soprattutto nei momenti di maggiore
sconforto, i tre protagonisti del viaggio trovavano la forza di proseguire.
Rizzini ha reso perfettamente l’idea dello sconforto, raccontando la
disavventura vissuta al Lago d’Aral: la Panda era insabbiata, il vento gettava ai tre amici
la sabbia in gola, il sole era cocente e per ben 4 ore i tentativi fatti per
liberare la vettura erano stati vani… La situazione si è risolta grazie
all’aiuto di alcuni amici uzbeki, ma la paura è stata grande.
L’aver affrontato
insieme un viaggio dalla portata tanto imponente li ha portati a parlare molto,
a raccontarsi a vicenda e a rafforzare – così - la loro amicizia: persone
diverse – sì – ma con un obiettivo comune. È stato un viaggio di privazioni, ma
anche di grande crescita, di cui sono rimasti non solo dei ricordi, ma anche
delle belle amicizie con alcune persone conosciute strada facendo, soprattutto
in Asia centrale, dove tutti sembrano possedere il dono dell’ospitalità.
L’essenziale, in un
viaggio del genere, è stato ed è sapersi integrare. Conoscere la lingua e non
mostrare segni di ingenuità sono due cose imprescindibili per chiunque voglia
fare un’esperienza serena.
Riferimenti:
“Panda o morte”,
Marco Rizzini, Ediciclo Editore.
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