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mercoledì 15 maggio 2019

Massimo Recalcati al Salone del Libro di Torino


Domenica 12 maggio la sala ORO del Salone del Libro di Torino ha ospitato Massimo Recalcati col suo ultimo libro, intitolato: “La notte del Getsemani” (Edizioni Einaudi). Qui di seguito potrete trovare una ricostruzione della conferenza. Buona lettura!
INTRODUZIONE:
Ne “La notte del Getsemani” non abbiamo a che fare con Dio, bensì con l’uomo. È per questo che Massimo Recalcati (psicoanalista) ha deciso di dedicarsi alla stesura di questo libro: il tema gli era (e gli è) particolarmente congeniale.
LUCE E BUIO…
 Il focus, inizialmente, è sul contrasto tra la luce irradiata da Gesù all’arrivo nel mondo e durante il corso della propria vita e il buio che lo circonda durante la notte del Getsemani. In quella notte il Verbo diventa carne, Gesù trasforma in esempio pratico i propri insegnamenti.
IL SACRIFICIO…
Quella di Gesù è sempre stata considerata una Passione sacrificale, un martirio, ma – secondo Recalcati – questo dogma andrebbe rivisto: tutta la predicazione di Gesù ha, infatti, sempre mirato ad allontanare le persone dall’esperienza del sacrificio e ad abolirne l’idea,  perché la vita non è un bene sacrificabile!
IL TRADIMENTO…
Solitamente, quando si parla dell’esperienza del tradimento, si pensa alla figura di Giuda, e ci si dimentica di quella di Pietro. Recalcati ci spiega, dunque, per quale ragione anche le azioni di Pietro vadano considerate una forma di tradimento. Il tradimento è un inganno, una strategia intenzionale tramite la quale chi tradisce trae un vantaggio. Si può considerare tradimento la rottura di un patto da parte di uno dei contraenti. Pertanto il tradimento implica che ci sia un legame di fondo tra le parti. Ma per quale ragione gli allievi arrivano a tradire il maestro? Giuda prova una forte attrazione nei confronti di Gesù, inizialmente, in quanto quest’ultimo è come un magnete, ha il potere di attirare a sé le persone con la sola parola. Giuda, quindi, può essere considerato non soltanto un serpente, ma anche un “innamorato” deluso dal proprio Maestro. Il tradimento, infatti, parte spesso da una delusione, da una de-idealizzazione, da una de-supposizione. Giuda inizia a pensare che Gesù sia un esaltato e proprio da lì ha inizio la de-idealizzazione. D’altronde gli allievi hanno un’idea del Maestro che non corrisponde mai completamente col Maestro! Giuda è l’incarnazione della ragione politica e riversa su Gesù l’aspettativa dello zelotismo; si aspetta che Gesù si ponga a capo del movimento di liberazione dalla dominazione romana. Ma chi o cosa è il politico? Il politico è quella figura sociale che tende a far prevalere la dimensione  dell’universale su quella del particolare. Nell’episodio della donna di Betania, per esempio, possiamo vedere ben chiara la contrapposizione tra il politico (che ragiona a partire dalla povertà universale) e la donna in questione (che, invece, si occupa del particolare, cioè si occupa/si prende cura del corpo di Gesù). Nell’episodio sopra citato, perciò, è Giuda a considerare Gesù un traditore (e il suo bacio assomiglia più a uno sputo). Ma il vero traditore è Pietro. Pietro dichiara - apertamente e con orgoglio - che il proprio amore per il Maestro esclude il dubbio, l’ambivalenza; Pietro crede fermamente in Gesù ed era stato proprio in virtù di tale fede che il Maestro lo aveva nominato suo successore. Ma allora qual è l’errore di Pietro? L’errore risiede nel non aver considerato che anche l’amore più sincero e devoto si basa su contraddizioni… Giuda si impiccherà, dopo aver tradito Gesù. Pietro, invece, piangerà e le sue lacrime hanno un peso enorme: dimostrano che la “pietra” si è umanizzata, ha finalmente riconosciuto la contraddizione nell’amore e – così facendo – ha reso quell’amore più forte e più grande.
LA SOLITUDINE…
Gesù, prima di essere arrestato, fa una richiesta ai propri discepoli: chiede loro di restare con lui, quella notte. È come un bambino che sente il bisogno di avere attorno a sé l’affetto e la solidarietà degli amici. D’altronde è un momento di una tragicità intensa! Gli allievi, però, si addormentano e Gesù si ritrova solo, immerso nell’angoscia. Per gli allievi è difficile vedere e – soprattutto – ammettere la fragilità del Maestro: meglio è, per loro, preservare l’idealizzazione di Gesù nel loro sonno e nei loro sogni. Nessuno riesce a capire le necessità del Maestro che non ha solo la forma dell’uomo, non ha semplicemente un corpo: Gesù È un UOMO!
LA PREGHIERA…
Gesù prega e, per Freud, la preghiera rappresenta una forma di regressione all’infanzia. In questo caso non si tratta tanto di  regressione quanto – piuttosto – di supplica: Gesù, infatti, supplica il Padre di interrompere il Destino già scritto che incombe su di lui, di fare un’eccezione all’applicazione della “Legge”. Anche il figliol prodigo chiede la stessa cosa dopo aver sperperato il patrimonio; anche nell’episodio della donna adultera compare la stessa supplica. Gesù sta (non troppo) implicitamente chiedendo al Padre di prolungargli la vita, ma riceve in risposta il silenzio. Dio ha sempre risposto alle preghiere del Figlio, non lo ha mai abbandonato, ma in quella notte sembra essere venuta meno la formula del “Chiedi e ti sarà dato”. Per questo motivo si dice che l’ateo sia più vicino a Dio rispetto a quanto lo è un credente: il primo fa l’esperienza del silenzio di Dio… Anche sulla croce Gesù prova l’angoscia dell’abbandono, ma rivolge a Dio una seconda preghiera che non è più una supplica, anche se ha tutta l’aria di una immolazione, di un sacrificio a un Padre che non prova Pietà per il proprio figlio. La vicenda della crocefissione può essere letta in una chiave completamente diversa, d’altronde se Gesù è venuto per abolire il sacrificio perché dovrebbe immolarsi lui stesso? La seconda preghiera assume così la forma della fedeltà di Gesù nei confronti della propria missione: è un’offerta di sé, non un’”automartirizzazione”! Guardando la vicenda da questo punto di vista potremo vedere non un Gesù “vittima” del proprio destino, ma “complice” del proprio desiderio e coerente con esso.

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