Ho
riflettuto a lungo, sia mentre leggevo
questo libro, sia una volta terminata la lettura, su come impostare una
recensione che rendesse giustizia a quello che io ho considerato un vero e
proprio capolavoro. Questo romanzo ha un valore altissimo non solo perché è un esperimento
letterario ben riuscito, ma anche e soprattutto perché – oltre ad aver
sviluppato un’idea innovativa in maniera eccellente – l’autore
ha corredato la narrazione di un linguaggio che attira e accompagna l’attenzione
e l’interesse del lettore da una pagina all’altra. L’innovazione risiede nel
fatto che Dell’Arti[1]
ti induce a vedere le cose sotto una prospettiva di continuità
temporale. Intendo dire che siamo sempre stati abituati a considerare i
Miti dell’Olimpo e le storie degli Dei, dei Titani e degli eroi leggendari come
realtà separate l’una dall’altra, come scatole cinesi o camere a sé stanti. Il
vaso di Pandora, il furto del fuoco, il potere di Medusa, la vita di Eracle
(Ercole), Re Mida, il vello d’oro erano stipate ognuna dentro una scatola
diversa e mai, prima d’ora, erano state unite. La maestria di
Dell’Arti è stata quella di sostituire questa ormai consolidata indipendenza
con un filo conduttore. Partito in medias res, ha poi ripreso mito per
mito, dipanando una intricata matassa di proporzioni – lasciatemelo dire –
mitiche, per donare finalmente un continuum alle vicende con un inizio,
uno sviluppo e una fine; una fine che fine non è, perché sappiamo bene
che dopo la fuga di Paride ed Elena (evento con il quale termina questo
romanzo) le vicende han proseguito il loro corso. L’innovazione letteraria –
come dicevo – è solo il primo di due grandi elementi a favore di questo
romanzo: l’altro è il linguaggio. Chi si approcciasse alla lettura di questo
libro con superficialità e leggerezza (errore non del tutto biasimabile data la
scorrevolezza del testo), noterà solo che alcuni tratti risultano più volgari
di altri per terminologia. Chi si accostasse, invece, con un occhio
maggiormente critico a queste pagine, si accorgerebbe del fine ultimo più elevato
di questa scrittura alternativamente cruda e delicata. Lo
scopo è quello di presentare le vicende senza veli, senza tabù e senza
restrizioni di alcun genere. Tutto questo conferisce al romanzo una
resa limpida e moderna, scorrevole e immediata, anche aiutata da capitoli
brevi e da un’impaginazione di comoda lettura. Geniale.
Così come geniale è il modo in cui ci vengono presentati gli Dei,
ossia non come entità astratte e irraggiungibili, bensì come
personaggi dotati di corpo, di anima e di forma, nonché di una mentalità molto
simile a quella degli esseri umani. Ogni Dio è caratterizzato dai propri
vizi
e dalle proprie virtù; ogni Dio, così come ogni Dea, possiede desideri
e bisogni pari a quelli dell’uomo; capricci e
scaramucce si alternano ad amori fulminei e conseguenti tradimenti;
e questo porta a invidie, a gelosie
e a ulteriori rancori, i quali portano, a loro volta, a guerre
a suon di spade, carestie ed epidemie. Uomini e Dei
si mescolano tra loro; mortali ed immortali convivono, lottano e si amano.
Violenza e sangue a fiumi incontrano amore, passione e tenerezza. Tutto
questo non è solo incalzante ed avvincente - tanto che al lettore
sembrerà di leggere una
storia nuova sebbene antichissima – ma anche esilarante.
Lo stile ironico e pungente rende divertente
la lettura di questo che è, a tratti, anche un romanzo
erotico.
Ci
troviamo catapultati di fronte a divinità dai poteri straordinari che però non
sanno affrontare sentimenti antichi quanto lo sono loro come la rabbia o
le pulsioni sessuali. Dei umanizzati,
indistinguibili da noi comuni mortali. Perdono e compassione si mescolano a
intransigenza e testardaggine. Irritante e commovente, dolce e amaro.
Piccoli
accostamenti all’Antico Testamento sono visibili anche in questa
che è, a tutti gli effetti, una Bibbia pagana. Mito della Creazione, diluvio
universale, sacrifici umani e animali, riti propiziatori, morti e resurrezioni
miracolose, cose che ci mostrano quanto sia sottile il confine tra religione
e paganesimo, tra Fede e superstizione.
Un
romanzo completo, ricco e straordinario.
Da leggere assolutamente e da tenere in casa come testo di consultazione per
professori e studenti, oltre che come ottima opera di intrattenimento.
[1] Giorgio
Dell’Arti (Catania, 4 settembre 1945), giornalista e conduttore radiofonico, è,
con Bibbia pagana alla sua quarta
prova letteraria dopo Il giorno prima del
Sessantotto (Mondadori 1987 e poi Marsilio 2008), Coro degli assassini e dei
morti ammazzati (Marsilio 2004) e I
Nuovi Venuti (Clichy 2014). Per le edizioni Clichy ha già pubblicato un
libro su papa Francesco (Non abbiate
paura della tenerezza, 2013), una selezione delle Note Azzurre di Carlo Dossi (Corruzioni,
2015) e un libro su Alberto Moravia (Moravia.
Sono vivo, sono morto, 2015).
Buona analisi e bello il romanzo
RispondiEliminaGrazie mille! In effetti il romanzo e' molto bello e sono davvero contenta di aver avuto l'opportunita' di leggerlo. Lo stra-consiglio a tutti: e' stata la migliore tra le tre letture Clichy che mi sono state inviate e spero di aver incuriosito i lettori di questo post...
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