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giovedì 20 giugno 2024

TEATRI E TEATRINI

 

Gaspare Galliari, "Gabinetto in stile neoclassico", particolare, 1810 circa.

 

In un'epoca in cui non esistevano né l'IA, né le simulazioni fatte al computer, né i computer stessi, il solo modo per creare era costituito dall'immaginazione umana unita alle capacità artistiche e manuali delle persone. Anche per dare vita alle suggestive ambientazioni teatrali questi erano gli unici mezzi a disposizione dei nostri avi. Ci sono vari modi per costruire una scenografia, uno di questi è il prologo, ovvero una forma di scenografia verbale; un altro è il disegno di un bozzetto. 

Alfonso Goldini, "Rocca con ponte", particolare, 1886.





La comunicazione teatrale, nei secoli passati, si fondava su tre elementi: la scelta della storia da raccontare, la scelta dello spazio in cui rappresentare lo spettacolo, la scelta del pubblico a cui rivolgersi. Va detto, infatti, che lo spazio teatrale comprende non soltanto il luogo in cui gli attori recitano, ma anche quello dal quale gli spettatori godono dello spettacolo. E non dimentichiamo che il teatro non tocca solo la sfera visiva, ma anche quella uditiva. Grande importanza perciò aveva e ha tuttora lo studio del suono e della sua propagazione.  "Il teatro d’opera in musica ha esigenze spettacolari diverse, che variano a seconda dei tempi, degli ambienti, del pubblico e delle organizzazioni teatrali. Non sono solo i testi e le musiche a determinare il successo di un’opera: molto dipende dall’originalità delle scenografie e dalle macchine sceniche, dalla ricchezza dei costumi e delle decorazioni. Nel Settecento le mutazioni di scena, definite “comparse”, dovevano essere “molte, meravigliose e varie”, nonostante alcuni teorici le ritenessero un motivo di distrazione dall’ascolto della musica. Il principe e l’impresario sapevano bene che le scene erano elemento essenziale di richiamo, nei teatri di corte come nei teatri pubblici, e la loro realizzazione era inserita in un sistema economico in delicato equilibrio. Nell’Ottocento gli spettacoli presero a circolare in un tessuto teatrale allargato, in cui la stessa opera veniva rappresentata contemporaneamente in sale e città diverse. I teatri non erano più privilegio di pochi, si moltiplicavano numerosi sul territorio ed erano affollatissimi. Per il carnevale del 1858 a Torino si diedero ben 28 opere in musica in cinque teatri; nel 1860 si rappresentarono 46 opere in nove sale. E la città contava allora circa 200.000 abitanti. La mostra dà conto di questa varietà". [Dal comunicato stampa della mostra.]  Ma il teatro come edificio è un'idea abbastanza recente: non tutte le epoche hanno prodotto luoghi adibiti esclusivamente alla fruizione di spettacoli teatrali. Nel Medioevo, ad esempio, la Sacra Rappresentazione era un fenomeno di tale portata e di tale importanza che non poteva svolgersi in un luogo circoscritto, così si allestivano più spazi in cui poter rappresentare le diverse "stazioni" del dramma. Solitamente si trattava di piazze (come la piazza del mercato), sagrati di chiese, strade, giardini e spazi verdi più o meno ricchi di vegetazione a seconda del tipo di spettacolo proposto. "Anche quando ci si avvale dell'edificio classico, se ne può sconvolgere l'uso, per esempio facendo scendere l'attore in platea o ospitando gli spettatori sul palco. Ecco come il francese Antoin Artaud intendeva modificare la sala per creare un nuovo rapporto tra lo spettacolo e lo spettatore: <<Noi sopprimiamo la scena, la sala, sostituendole con una sorta di luogo unico, senza divisioni né barriere di alcun genere, che diventerà il teatro stesso dell'azione. Sarà ristabilita una comunicazione diretta fra spettatore ed attore, perché lo spettatore, situato al centro dell'azione, sarà da essa circondato e in essa coinvolto. Questo accerchiamento sarà dovuto alla configurazione stessa della sala. [...] La sala sarà circondata da quattro pareti assolutamente disadorne, il pubblico sarà seduto in mezzo su poltrone girevoli per poter seguire lo spettacolo che si svolgerà tutt'intorno a lui. Di fatto la mancanza di una scena nell'accezione consueta del termine farà sì che l'azione dovrà dispiegarsi in tutti i punti della sala. Speciali aree ai quattro punti cardinali della sala, saranno riservate agli attori e all'azione>>. ['Il teatro e il suo doppio', Einaudi, 1968.] Un'altra soluzione per rivoluzionare il rapporto spettacolo-spettatore è quella di far ricorso a un edificio alternativo, una fabbrica, un capannone industriale, una cantina. In questi casi, in qualunque spazio ci si trovi, la scena non è più solo quella illusionistica svelata nell'aprirsi del sipario a inizio di spettacolo, ma ingloba senza soluzione di continuità anche lo spazio destinato al pubblico. Gli uomini di teatro sperimentano, in questo spazio globale che coinvolge attori e spettatori, le diverse possibilità di rapporto fra lo spettacolo e il pubblico.  Ma c'è anche chi nega la necessità di un edificio appositamente destinato al teatro. Dagli inizi del Novecento, il Teatro di Massa sovietico, l'Agitprop, tutti i teatri di ideologia sociale e politica, fino ad arrivare al Living Theatre, eleggono la strada e la piazza come spazio del teatro. Sempre nelle strade e nelle piazze hanno luogo gli spettacoli che si richiamano alle tradizioni popolari, come le rappresentazioni allestite dai Comediants o da Giuliano Scabia, nei quali lo spazio urbano permette di trasformare il gioco in rapporto col pubblico, come avveniva nelle rappresentazioni medievali". [Da "Scritture e linguaggi", vol. dedicato al Teatro, a cura di Federica Fiore e Anna Flocchini, La Nuova Italia Edizioni.]  Fatta questa premessa non doverosa ma utile a chiarire ed allargare la visuale del  contesto di riferimento, passo a illustrarvi il contenuto della mostra allestita nella Corte Medievale di Palazzo Madama, a Torino. [La mostra in questione sarà visitabile dal 20/06 al 09/09/24.] Dedicata alla storia del teatro e al mondo complesso che si muove nel Settecento e Ottocento intorno alla messa in scena degli spettacoli, in tutte le sue forme (dai raffinati teatri di corte agli apprezzati teatrini di marionette), la mostra presenta un gruppo selezionato di opere raffiguranti diversi scenari, fondali e studi per scenografie dal sicuro effetto. "Si apre con il dipinto di Giovanni Michele Graneri 
Giovanni Michele Graneri," Interno del Teatro Regio di Torino", dettaglio, 1752 circa.

che ritrae l’interno del Teatro Regio di Torino nel 1752 durante la rappresentazione del Lucio Papirio, con gli attori cantanti e l’orchestra in primo piano. Presenta un nucleo di disegni di mano delle varie dinastie di scenografi che nei secoli sottoposero le loro invenzioni agli autori dei libretti e ai compositori, per poi passare alla realizzazione pratica degli apparati scenici.

Giuseppe Toselli, "Reggia persiana", particolare, 1840-1844.

Dalle opere di Filippo Juvarra legate al teatro romano del cardinale Ottoboni e all’attività per il Teatro Regio di Torino, contenute nei primi due volumi di disegni dell’architetto messinese, ai bozzetti scenografici dei Galli da Bibiena, dei fratelli Bernardino, Fabrizio e Giuseppe Galliari, di Pietro Gonzaga e di Romolo Liverani, realizzati per i teatri di Torino, Milano e Parma dal 1750 a tutto il secolo successivo. Accanto ai disegni si potrà ammirare il ventaglio raffigurante il Teatro Regio e il Teatro Carignano con i palchi e i nomi degli occupanti nella stagione teatrale del 1780 – 1781.  Anche il teatro di marionette [Marionetta: pupazzo dotato di un sistema di fili per il comando dall'alto. Burattino: pupazzo a comando dal basso tramite un'apertura in cui il burattinaio infilava la mano.] era una forma di spettacolo molto amata, soprattutto nel corso del XIX secolo. 
Nicola Maghetti, "Il palazzo del diavolo", particolare, 1872.

La mostra è l’occasione per esporre per la prima volta una selezione di cinque fondali per teatrini, dalla raccolta di quindici scenari giunti a Palazzo Madama nel 1984 grazie al legato di Mario Moretti, ingegnere e esperto d’arte, di musica e di teatro, che li rinvenne abbandonati in un deposito, li acquistò e da appassionato collezionista ne ricercò l’origine e le vicende. I quindici fondali, ancora montati sulle bacchette originali, provengono dal teatro detto di San Martiniano in Via San Francesco d’Assisi a Torino (sito presso la chiesa dei Santi Processo e Martiniano, oggi non più esistente), dove operava la compagnia Lupi - Franco. I soggetti raffigurati erano di attualità storico-politica e patriottici, in stretta relazione con gli ideali risorgimentali, e spesso riproducevano opere e balli rappresentati nei teatri veri e propri, talvolta con modifiche e revisioni critiche. Le scene erano realizzate dagli stessi pittori che operavano al Teatro Regio e al Carignano: tra gli altri, Giuseppe Bertoja, Giovanni Venere, Giuseppe Maria Morgari. Uno dei fondali viene presentato nel teatrino nel quale venivano montati e conservati i teli, provvisto di aste e pennacchi lignei.  Tutte queste opere devono la loro sistemazione storica e bibliografica a Mercedes Viale Ferrero (1924 – 2019), studiosa torinese, figlia di Vittorio Viale, che fu direttore del Museo Civico d’Arte Antica di Torino dal 1930 al 1965. Nel 2024 si celebra il centenario della nascita di Mercedes: a lei e alla sua indimenticabile passione per la storia del teatro è dedicata la mostra". [Dal comunicato stampa della mostra.]  I motivi portanti di questa mostra sono, dunque, essenzialmente due: celebrare il lavoro di Mercedes Viale (a cui la mostra deve miltissimo) e onorare il primo articolo del Museo Civico di Torino che sancisce il ruolo di Palazzo Madama, ovvero raccontare la storia dall'epoca bizantina ai giorni nostri. Questa città, infatti, ha una collezione di oltre 70.000 opere che rappresentano e raccontano lo straordinario sviluppo delle arti applicate, in Europa e non solo. Uno dei nuclei portanti di tale narrazione è proprio la nostra esperienza teatrale, al cui centro c'è sicuramente il Teatro Regio,

Dettaglio di ventaglio pieghevole con interni del Teatro Regio e del Teatro Carignano, 1780, manifattura torinese.


 uno dei più grandi boccascena nel panorama europeo. E l'esperienza teatrale sabauda, che - passando appunto da Palazzo Madama, dall'armeria e dalla biblioteca per confluire nel Teatro Regio - è qualcosa che ha avuto un significato storico, culturale e sociale molto profondo, riflettendo anche la capacità dei Savoia di attrarre illustri personaggi. In questi giorni, ad esempio, il Direttore del Museo Civico di Treviso ha fatto visita a Palazzo Madama: il prossimo anno farà una grande mostra sul Settecento ed è venuto a chiedere in prestito alla Curatrice Clelia Arnaldi di Balme uno dei bozzetti posto in apertura della mostra "Teatri e teatrini".

Giambattista Crosato, "Sacrificio di Ifigenia", particolare del dipinto, 1750 circa.

  Questa esposizione ha quindi sia il compito di raccontare il ruolo della città di Torino a partire dalle collezioni museali sia quello di ricordare e far ricordare la Storia di un certo tipo di Arte (e quindi il passato) per fornirci strumenti atti a guardare al futuro.  La mostra è piccola ma condensata, perciò va assaporata con cura e attenzione.  

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