Cosa
ci fa un’opera di Yves Klein al MAO, all’interno di una mostra che racconta il
Medioevo Islamico? Yves Klein,"Monochrome bleu", 1959, pittura su carta, 21,5 x 18 cm, collezione privata.
È un punto di contatto tra l’Arte Antica e quella Moderna, è
una fonte di dialogo tra le opere esposte il cui linguaggio è il colore blu.
Attenzione, però, non si tratta di un blu qualsiasi… Lo spiega molto bene la
Curatrice, Veronica Prestini, Davide Quadrio (Direttore del MAO) e Veronica Prestini (Curatrice della mostra "Metalli Sovrani").
ne “Il blu oltre(il)metallo”:
“La sperimentazione artistica di Yves Klein, che ha trasformato il colore in arte esaltando la luminosità e l’intensità del blu oltremare, è stata in qualche modo il compiersi di una ricerca che ha origini antichissime. Il blu oltremare può senza dubbio essere considerato come il più importante dei colori naturali già conosciuto e usato in pittura dagli Egizi e dagli Assiri.
Allora ottenuto dal lapislazzuli polverizzato, leggermente arroventato, poi trattato con acqua e aceto (poi ancora polverizzato e levigato in acqua) si trovava nei ricchi giacimenti del Badakhshan in Afghanistan e dell’Iran. Da lì proveniva la preziosissima materia prima usata nell’arte da incomparabili talenti. Essa giungeva in Europa dai porti del Vicino Oriente, controllati soprattutto dai veneziani, passando dai loro possedimenti d’Oltremare.
La ricerca stilistica del colore ha coinvolto in maniera assoluta anche i miniaturisti islamici dediti all’illustrazione dei manoscritti. Il blu oltremare domina infatti nelle pregiatissime miniature ed è spesso sapientemente accompagnato dalla foglia oro.
In quest’ottica “Monochrome bleu” permette di apprezzare l’evolversi della sapienza tecnica, artigianale e artistica, in continua tensione espressiva, divenuta un modello filosofico nell’interpretazione di Klein e di poter godere a pieno della profondità dirompente del suo colore.
Nell’allestimento della mostra, che ha come protagonisti metalli e miniature illuminate, si è scelto il colore brevettato da Yves Klein, l’”International Klein Blue” (“IKB”), perché in grado di esaltare la lucentezza del metallo e capace di restituire un ulteriore aspetto sensoriale grazie alla resa vellutata e corposa del colore”.
Cos’è, dunque, “Metalli Sovrani”?
Come
già detto, è un modo per mettere in relazione le opere antiche con quelle
moderne, per rileggere e ridare lustro alle une attraverso le altre. Ma non si
tratta solo di questo.Pannello e frammento di pannello provenienti dalla Siria.
“Metalli Sovrani” si prefigge anche lo scopo di “complicare” la nostra lettura/rilettura delle opere. Quando salirete al quarto piano del MAO e accederete alla sezione islamica vi accorgerete che l’ambiente non è “affollato”, non ci sono – cioè – molti oggetti esposti. È stato fatto volutamente, così da permettere una sorta di rieducazione all’osservazione. Avere un numero limitato di opere da osservare, infatti, ci consente di focalizzare meglio la nostra attenzione su ognuna di esse, senza dispersioni. “Complicare” inteso nel senso di bandire la lettura superficiale dei manufatti a favore di una osservazione più attenta e un approfondimento culturale maggiore. Ma per integrare le collezioni già presenti nel Museo con altre collezioni e raccontare nuove storie non basta scegliere accuratamente cosa esporre… Per raggiungere una vera complementarietà e donare ai visitatori esperienze immersive, emozionanti e di approfondimento culturale è necessario un altro fattore: la collaborazione. Figure come quella di Veronica Prestini, in grado di donare sguardi freschi e innovativi alle collezioni, figure come quelle degli scienziati e degli studiosi specializzati in ogni settore (e qui entra in gioco la collaborazione con “The Aron Collection”[1]) sono indispensabili per “complicare” la lettura di ogni opera, cioè raggiungere i dettagli nascosti nelle “pieghe” e darne così una conoscenza profonda.
Entrando nello specifico…
I
grandi temi della mostra sono quelli rappresentati dagli oggetti esposti e
dalle incisioni su di essi: la scrittura, la poesia, il misticismo (in
particolare, la mistica sufica), il firmamento (astronomia e astrologia[2]),
il convivio/banchetto[3],
la caccia, il profumo, gli auguri, la salute, la festa, i
rituali, la luce, gli animali (soprattutto cavalli, ghepardi, cani, lepri e
pesci) Coppa. Siria o Egitto, metà XIV sec. Ottone inciso e ageminato in argento. Museo d'Arte Orientale, Torino. Vaso a forma di cavallo con cavaliere. Iran, XII-XIII sec. Ceramica "fritta", decorazione in blu cobalto sotto invetriatura turchese. MAO, Torino.
e i vegetali (come peonie e fiori di loto). I reperti con la targhetta blu, in particolare, possono essere letti su due livelli: quello estetico (le scritte[4] e l’apparato iconografico sono bellissimi) e quello poetico/beneaugurale. È un po’ come per le parole, che sono composte da significante e significato, o come il simbolo, che ha una parte “fisica” e una “spirituale”, eterea, inafferrabile…
Le
opere provengono da aree geografiche diverse (tra cui l’Iran, la Siria, l’Iraq,
l’Egitto e la Turchia) e da un lasso di tempo compreso tra l’XI e il XVII
secolo. Ci sono portapenne,Portapenne. Iraq, Mossul, XIII secolo. Lamina di ottone battuto e inciso e incrostato in oro e in argento. The Aron Collection.
ciotole, candelieri e porta-torce (Mash'al), Candeliere. Egitto o Siria, XIV sec. Ottone battuto e inciso e incrostato in argento. The Aron Collection.
bruciaprofumi
Coppa con pesci. Iran, XII-XIII sec. Ceramica "fritta", decorazione in nero sotto invetriatura turchese. MAO, Torino. |
Coppa magico-rituale (interno). Iran, XVII sec. Ottone inciso. MAO, Torino. |
Coppa magico-rituale (esterno). Iran, XVII sec. Ottone inciso. MAO, Torino. |
Vassoio con iscrizione laudatoria. Egitto o Siria, XIII sec. Ottone battuto, inciso originariamente incrostato in argento. The Aron Collection. |
Dal
grado di complessità delle incisioni – che, a guardarli bene, somigliano a dei
ricami – e dal loro significato evinciamo che gli autori di questi manufatti
non erano semplici artigiani, bensì dei veri e propri artisti, per di più molto
colti…Bacile (dettaglio). Iran, Fars, XIV sec. Lamina di ottone battuto, inciso e incrostato in argento. Diametro 43 cm. Altezza 7,5 cm. The Aron Collection.
“Metalli Sovrani”[5] è una mostra complessa, stratificata, ma vi aprirà delle porte nella conoscenza e vi donerà un bagaglio di bellezza e curiosità dal valore inestimabile.
[1] “La Aron Collection è il frutto della straordinaria stagione del collezionismo di arte islamica in Europa che maturò nella seconda metà del secolo scorso. Negli anni ’70 raffinati intenditori e studiosi dotati di particolare talento e sensibilità promossero una sorta di circolo virtuoso: gli studi univano i musei dove si cominciavano a valorizzare esemplari noti e meno noti, se non sconosciuti, e i collezionisti che mettevano a disposizione quanto avevano raccolto con passione e preparazione”.
[2] L’astrologia era considerata dagli arabi al pari di una disciplina scientifica ed era strettamente legata all’astronomia, la scienza delle sfere celesti.
[3] C’era persino un genere letterario chiamato “banchetto e battaglia” che stava a indicare come i fasti della pace si contrapponessero in maniera ciclica all’ardore della battaglia. Il banchetto era anche la celebrazione di un’antica festa persiana dell’equinozio di primavera, ovvero il capodanno solare.
[4] Il rigore delle arti calligrafiche era, tra l’altro, espressione di innumerevoli titolature regali e dei dettami del Corano e testimoniava la ricerca di un equilibrio tra le prerogative regie e gli ineluttabili dettami del divino.
[5] “Metalli Sovrani – La festa, la caccia e il firmamento nell’Islam medievale”. Dal 16.06.23 al 17.09.23, al MAO di Torino.
Come sempre bellissimo e istruttivo
RispondiEliminaGrazie di cuore!
RispondiElimina