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martedì 7 marzo 2023

ALBERTO MORAVIA

NATO PER NARRARE: RISCOPRIRE ALBERTO MORAVIA

"Non so perché non ho fatto il pittore", alla GAM di Torino dal 7 marzo al 4 giugno 2023.

 

La mia anormalità era quella di essere un artista: un artista è un essere profondamente anormale[1]”.

Alberto Pincherle, ovvero Alberto Moravia, non avrebbe bisogno di presentazioni se non fosse per il fatto che non fu soltanto uno scrittore… Ben pochi intellettuali possono vantare il curriculum di Moravia, così eclettico, costellato di interessi, trapunto di passioni, lastricato di tali e tanti rami artistici. Scrisse romanzi, saggi, reportage, articoli, racconti; ebbe a che fare col Cinema e con La pittura e fu particolarmente attivo nell’ambito della Critica. Proprio così… Moravia scrisse moltissimo di Arte, tanto è vero che – nel 2017- Bompiani fece uscire un libro, curato da Alessandra Grandelis e intitolato “Non so perché non ho fatto il pittore”; un florilegio – dunque una selezione – dei pezzi più significativi redatti da Moravia in campo artistico dalla metà degli anni Trenta al 1990, anno della sua morte. Secondo Luca Beatrice, uno dei Curatori della mostra che porta lo stesso titolo del libro in questione, lo si potrebbe quasi definire “un tomo di Critica militante”.

Mario Schifano, "Doppio ritratto", 1983. Tecnica mista su tela. 100 x 196,5 cm. Roma, Casa Museo Alberto Moravia.

L’interesse di Alberto Moravia per l’Arte non è casuale… Il padre era appassionato di pittura; la sorella – Adriana Pincherle – era una pittrice, sposata – tra l’altro – con un pittore fiorentino (Onofrio Martinelli). Inoltre non bisogna sottovalutare il fatto che, nel dopoguerra, gli artisti (scrittori, pittori, ecc.) erano soliti frequentare gli stessi ambienti, cosa che permetteva loro di conoscersi, confrontarsi, influenzarsi vicendevolmente. Tra le persone con cui Moravia ebbe maggiori contatti figurano Carlo Levi, Renato Guttuso e Mario Schifano. C’è però anche una significativa percentuale di presenze femminili nelle conoscenze dello scrittore, tra le quali spiccano Giosetta Fioroni (compagna di Goffredo Parise), Titina Maselli (sorella di Citto Maselli, regista de “Gli indifferenti”), Leonor Fini (artista post-surrealista) e la già citata Adriana Pincherle.

«Le donne sono molto importanti perché impartiscono agli uomini una “educazione sentimentale”, come scrisse Flaubert».

Elisabetta Catalano, "Alberto Moravia", 1970. Stampa alla gelatina ai sali d'argento. 405 x 285 mm. Torino, GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea.

«Tra ritrattistica in pittura e ritrattistica in fotografia non c’è grande differenza; in ambedue, l’occasione crea l’ispirazione, ma l’occasione a sua volta non è casuale; senonché il fotografo, come già il pittore, non lo sa o, che fa lo stesso, finge di non saperlo. […] La differenza tra pittura e fotografia sta semmai nel fatto che il pittore, più sperimentale, può anche non essere un inconscio sociologo. Il fotografo, con le sue infinite riprese del reale lo è quasi sempre».[2]

Osservando l’entourage di Alberto Moravia e leggendo i suoi scritti è possibile notare il suo apprezzamento per la pittura figurativa, forse perché – essendo lui un narratore che raccontava le storie di personaggi di cui delineava i contorni – si sentiva più  vicino a quel tipo di Arte, la quale raffigurava soggetti dai contorni ben riconoscibili. Moravia non amava l’astrazione e, non a caso, ignorò volutamente artisti come Burri e Fontana.

«Esiste una pittura pura, come la poesia pura? Se esiste, Capogrossi ne è uno dei cultori più accreditati. I suoi colori magri, piatti e limpidi danno l’impressione di una ricerca di linguaggio che si nutre in profondità…»[3]

“Non so perché non ho fatto il pittore”. Moravia se lo domandava spesso, d’altronde era “Nato per narrare” e la pittura avrebbe potuto essere un buon modo per farlo. Eppure scelse le parole come mezzi di comunicazione, e poi trovò il modo per declinarle anche nell’ambito delle arti visive…

"Ma qui comincia il mistero, almeno per me, dei pittori. Come fanno a trasmutare la loro visione del mondo non già come si presenta alla mente, cioè con le parole, ma in immagini, in pittura? Che cosa è successo per esempio nella mente di Recalcati quando ha ripreso nel ritratto, che mi ha fatto con evidente compiacimento, il gesto con il quale appoggio il mento sulla palma della mano? E perché mi ha fatto gli occhi di un colore diverso, più scuro (ho gli occhi che tirano al verde), dell'originale?"

Antonio Recalcati, in "Corriere della Sera", 3 marzo 1988 [p. 393]

Antonio Recalcati, "Ritratto di Moravia", 1987. Olio su tela. 77 x 61 cm. Roma, Casa Museo Alberto Moravia.

 

«Cara Giosetta, […] la tua maniera di togliere invece di aggiungere, di dare importanza al vuoto invece che al pieno, di definire attraverso l’assenza invece che attraverso la presenza, ti introduce senza che tu te ne accorga nella compagnia dei pittori e dei poeti giapponesi, maestri nel farci vedere ciò che non c’è».[4]

Giosetta Fioroni, "Il fascino", 1969. Argento su carta. 100 x 70 cm. Filippo Vezzola, collezione privata.

 

 

 Si annoiava spesso, Moravia, e forse fu proprio la noia il suo propulsore, la spinta che lo portò a esplorare campi di espressione differenti…

«La noia – almeno per me – è una forma di angoscia; è la caduta del rapporto tra me e la realtà. L’ho chiamata anche in tanti altri modi: disperazione, disponibilità, indifferenza… Sempre noia è. Ho chiamato “La noia” un mio romanzo, ma anche il primo l’avrei potuto chiamare così: invece di intitolarlo “Gli indifferenti” avrei potuto chiamarlo “Gli annoiati”, perché la noia è una costante della mia vita, non è una cosa che ho provato una volta sola e che ho raccontato una sola volta[5]».

Probabilmente a questo punto vi starete chiedendo che cosa è esposto alla GAM… Ebbene, ora proverò a raccontarvelo.  Voglio partire da un consiglio e una precisazione a cui i Curatori – Elena Loewenthal e Luca Beatrice – hanno attribuito particolare importanza. La precisazione:  la mostra è nata da un’accurata ricerca e da una fitta rete di collaborazioni; con il Fondo Moravia di Roma, con la Casa Editrice Bompiani e – parallelamente – con il Museo Nazionale del Cinema di Torino nonché con il Circolo dei Lettori e le Gallerie d’Italia. Ma di questi parallelismi parlerò tra poco. Il consiglio: guardare la mostra due volte; prima sarebbe bene osservare le opere, i colori, le forme, i soggetti… Poi ripassare in rassegna ogni opera leggendola attraverso le parole di Moravia.

 Nella Wunderkammer potrete ammirare una trentina di opere (tra cui anche la scultura di una testa), alcune delle quali potrebbero essere utili per ri-scoprire artisti di valore. Antonio Recalcati (scomparso recentemente), Carlo Guarienti, raffinato surrealista di cui Moravia paragonò i quadri al mondo di Giorgio de Chirico e di Alberto Savinio;

Carlo Guarienti, "I guardiani del faro", 1970. Olio su tavola. 100 x 130 cm. Courtesy Studio d'Arte Campaiola, Roma.

 molto interessante è anche il quadro di Piero Guccione, che - provenendo da Scicli - ritrasse il cielo di un azzurro tale da colpire Moravia in modo particolare.

Piero Guccione, "Sul far della luna", 1968-1969. Olio su tela. 48 x46 cm. Collezione privata, San Lazzaro di Savena (BO).
«Piero mi sembra dipinga le cose, i paesaggi per scoprirne la vitalità. Dipinge l’emergere della terra, del mare, nella luminosità dell’aria. Anzi, certe volte introduce in questa emersione alcuni elementi di rottura, o un elemento di rottura – lo dicevo prima: la carrozzeria di una macchina, un parafango, una fiancata… Lì dentro affiorano foglie, alberi, profili di cose… Queste macchine, devo dire la verità, sono impressionanti: sono il recupero di qualcosa che nella temperie della sua pittura sembrerebbe irrecuperabile[6]».

C’è poi un’opera di Enrico Paulucci, artista di cui Moravia scrisse nel ’34; ci sono i già citati Carlo Levi, Renato Guttuso e Mario Schifano. C’è Fabrizio Clerici, che Moravia definì “archeologo di se stesso”

Fabrizio Clerici, "Piccola confessione palermitana", 1952. Olio su tavola. 28 x 35 cm. Tommaso Calabro, collezione privata.
  e c’è Mario Lattes, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, evento per il quale, tra non molto, verrà allestita una mostra alla Reggia di Venaria. Perché Lattes? Perché nel periodo in cui fu maggiormente attivo e presente nel mondo delle Arti visive, Moravia scrisse presentazioni, cataloghi, intervenne nei dibattiti sulle riviste e sui quotidiani (scrisse anche per La Gazzetta del Popolo), e fece anche una presentazione per l’apertura della Galleria Don Chisciotte, a Roma, in cui esponeva proprio la persona di Mario Lattes… Ebbene, grazie alle varie collaborazioni, si è riusciti a trovare persino un quadro che faceva parte di quella mostra!

Nelle note troverete l’elenco[7] completo degli artisti e delle artiste le cui opere sono presenti in mostra alla GAM.

Ma è giunto il momento di parlare di quei parallelismi a cui ho fatto accenno poche righe fa…

«Il film è del regista: è lui che parla attraverso le immagini. Però gli serve compagnia, così lo sceneggiatore lo accompagna. A me non piace scrivere sceneggiature: penso che sia un lavoro – come dire? – subalterno».[8]

·         Come probabilmente saprete, Moravia ebbe numerosi rapporti con l’ambiente cinematografico, tanto è vero che da buona parte dei suoi romanzi furono tratti dei film, ma non è tutto: è noto il suo lavoro per L’Espresso, editoriale sul quale teneva una rubrica settimanale proprio sulla Critica cinematografica… Ecco perché anche il Museo del Cinema ha collaborato al progetto “Nato per narrare”. Narrare, infatti, può voler dire raccontare con le immagini oltre che con le parole, come abbiamo già detto. E così, al Cinema Massimo è stata allestita un’esposizione  composta da 13 scatti di Massimo Frontoni (il celebre fotografo delle Dive). Nel ’63 Frontoni andò a Capri, sul set de “Il disprezzo” di Godard, perciò si è deciso di riproporre alcuni dei suoi numerosissimi lavori nell’allestimento di cui sopra[9]. Luca Beatrice ed Elena Loewenthal hanno selezionato i film tratti dai libri di Moravia (film a cui Moravia stesso collaborò), giungendo a sceglierne quattro[10]: “Il conformista” di Bernardo Bertolucci, “Il disprezzo” di Godard, “La ciociara” di Vittorio De Sica e “Gli indifferenti” di Citto Maselli.  Ricordiamo che le attrici protagoniste dei film in questione erano/sono tutte di prim’ordine: Brigitte Bardot, Stefania Sandrelli, Sophia Loren e Claudia Cardinale. E, a testimonianza dell’enorme valore che Moravia attribuiva alle donne, alle ultime due attrici citate dedicò persino dei libri.

«Non ho avuto bei film tratti dai miei romanzi, anche se ci sono belle cose… Il film ha dei limiti. È strano, ma Godard si è intimidito per la presenza del romanzo; non è stato così libero come quando non c’era un romanzo. Doveva essere meno timido, provare a essere più ‘infedele’».[11]

«Il regista e lo scrittore sono due artisti diversi, perciò – in pratica – non c’è alcun rapporto tra un film e il libro da cui è stato ricavato. Il regista che è fedele, in sostanza, dovrebbe essere infedele perché l’infedeltà è garanzia di originalità. Il regista è un tipo di artista diverso dallo scrittore, è un artista che interpreta il romanzo come interpreterebbe, in fondo, un fatto di cronaca, un avvenimento qualsiasi. Questa è l’unica esigenza che può avanzare un autore. So che molti altri, invece, non la pensano così, ma è impossibile non tradire il romanzo».[12]

«Ogni volta che leggevo un nuovo romanzo di Moravia l’istinto, fin dalle prime pagine, era quello di farne un film: non è un caso che – credo - quasi tutto quello che ha scritto sia diventato Cinema».[13]

·         Per quanto riguarda invece la collaborazione con il Circolo dei Lettori (e con le Gallerie d’Italia), vi lascio il succulento calendario nelle note[14] di questo articolo.

La mostra alla GAM di Torino, la retrospettiva al Museo del Cinema e gli incontri che si terranno nel corso delle prossime settimane rappresentano ottime occasioni per scavare all’interno e tutto intorno ad un autore profondo e sfaccettato. Al di là del fatto che lo si ami oppure no, non si può negare che costituisca un grosso tassello della Letteratura italiana e – a quanto pare – non soltanto di quella.

 

 



[1] RAI MOVIE - MOVIEXTRA

[2] Elisabetta Catalano, Tempo di ritratti, Mondadori, Milano 1987 [p. 377]

[3] Giuseppe Capogrossi, in “Maestrale”, III, 12, dicembre 1942 [pp. 23-24]

[4] Giosetta Fioroni. “La vita a Roma”. Luoghi, personaggi e dimore, Galleria del Naviglio, Milano 1971 [p. 186]

[5] RAI MOVIE – MOVIEXTRA

[6] Pomeriggio con Guccione in casa Moravia. Caro Moravia, è più bello dipingere o scrivere?, in “Bolaffi Arte”, febbraio-marzo 1979 [p.282]

[7] Gisberto Ceracchini, Carlo Levi, Enrico Paulucci, Giacomo Manzù, Renato Guttuso, Giuseppe Capogrossi, Mario Mafai, Renato Birolli, Onofrio Martinelli, Fabrizio Clerici, Leonor Fini, Alberto Ziveri, Mino Maccari, Mario Lattes, Antonio Recalcati, Adriana Pincherle, Sergio Vacchi, Piero Guccione, Giosetta Fioroni, Carlo Guarienti, Titina Maselli, Mario Schifano, Elisabetta Catalano.

[8] RAI MOVIE – MOVIEXTRA

[9] L’esposizione (allestita nel foyer del Cinema Massimo) sarà visitabile dal 12 marzo al 31 maggio 2023.

[10] Programma delle proiezioni: “Il disprezzo” – 14 marzo, ore 20:30; “Il conformista” – 12 marzo, ore 20:30; “La ciociara” – 26 marzo, ore 16:00; “Gli indifferenti” – 28 marzo, ore 21:00.

[11] RAI MOVIE - MOVIEXTRA

[12] RAI MOVIE - MOVIEXTRA

[13] Da un’intervista RAI a Bernardo Bertolucci.

[14] 7 marzo 2023: Dacia Maraini al Circolo dei Lettori inaugurerà il ciclo di incontri su/di e “con” Moravia, dialogando con Mario Andreose e Beatrice Masini; 9 marzo 2023: Alain Elkann dialogherà con Carmen Llera Moravia, vedova dell’autore; 14 marzo 2023, al Circolo dei Lettori: Elena Stancanelli leggerà l’amore in Moravia nella lectio “L’insudicia amore”; 17 marzo 2023, al Circolo dei Lettori: Edoardo Albinati, partendo dai libri di Moravia, parlerà del corpo e di tutte le sue caratteristiche; 21 marzo 2023, al Circolo dei Lettori: Camilla Baresani racconterà i viaggi dello scrittore nell’appuntamento intitolato “Moravia il nostro Chatwin”; il 28 marzo dalle ore 17:00 al Circolo dei Lettori si terrà una maratona moraviana su tre grandi temi: pensiero, arte e corpo. Sarà condotta da Elena Loewenthal, attraverso le letture dell’attrice Viola Santoretto e gli interventi di René De Ceccatty, Giorgio Ficara, Alessandra Grandelis, Luca Beatrice e Giacomo Papi. Altri appuntamenti di “Nato per narrare”, al Circolo dei Lettori, saranno: “Io ed Elsa”, uno spettacolo realizzato da Tangram Teatro Torino, con Bruno Maria Ferraro e Patrizia Pozzi, regia di Ivana Ferri sul rapporto tra Elsa Morante e Alberto Moravia; 16 marzo 2023: l’ “Osservatorio sul Romanzo”, uno studio sull’influenza dell’autore sulla forma del romanzo, a partire da “Gli indifferenti”. Fino al 1 aprile 2023 sarà allestito, al Circolo, “Dedicato a te”, un’esposizione di libri di autori contemporanei, tratti dalla biblioteca personale di Alberto Moravia e a lui dedicati. il 20 maggio 2023, in occasione della XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, il Premio Pulitzer Jhumpa Lahiri condurrà un evento sulla dimensione oraziana di Alberto Moravia nella lectio “Moravia è un autore classico?”

E non poteva mancare almeno un appuntamento nella città che ha dato i natali a Moravia, ovvero Roma: a “Libri Come, la Festa del Libro e della Lettura”, nell’Auditorium Parco della Musica, il 26 marzo 2023 Alessandra Grandelis, Nicola Lagioia e Paolo Pecere condurranno “Omaggio ad Alberto Moravia”, a partire da “L’Inverno Nucleare” (Bompiani), in Sala Studio 2 alle ore 15:00.

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