Lev Tolstoj, "Guerra e rivoluzione", Feltrinelli |
Non dovrebbe spaventarvi
tanto il pensiero di leggere questo libro, quanto – piuttosto – quello di non
leggerlo. È un testo BELLISSIMO e PERICOLOSO “Guerra e rivoluzione” di Lev
Tolstoj, tanto che dovrebbe essere accompagnato da un foglietto illustrativo,
da un bugiardino, come i farmaci. Perché? Perché contiene la formula per la
LIBERTÀ, espressa con una chiarezza e una semplicità disarmanti. E, che
concordiate o meno con le idee di Tolstoj, sarete inevitabilmente portati a
riflettere su molti aspetti che riguardano la vostra vita di cittadini e –
ancor prima di quella – la vostra vita di esseri umani. Tra gli “effetti
collaterali” dovrebbe, a tal proposito, esseri scritto: “Può causare
DISOBBEDIENZA”.
Se avrete occasione di
leggere questo saggio capirete perché non posso aggiungere ulteriori dettagli alla mia
recensione e, forse, mi perdonerete…
"Ivàn lo scemo", Lev Tolstoj, Ed. Barbes. |
Ivàn lo scemo. Scemo? Mica tanto, anzi, proprio per niente!
Buono e generoso, semmai, e ricco di umiltà. Attraverso di lui, Tolstoj ci
mostra la sua società ideale, basata sui valori cristiani; una società in cui
la vera ricchezza non è quella data dal denaro e il vero potere non è quello
che deriva dalla dominazione dei popoli attraverso gli eserciti e le guerre. Se
“Guerra e rivoluzione” rappresenta la “teoria”, “Ivàn lo scemo” mostra come mettere
in pratica gli appunti contenuti in quel saggio. La parola d’ordine è “semplicità”.
Con la semplicità, unita alla coltivazione della pace, la ricchezza (intesa
come abbondanza di tutto ciò che ci è necessario per una vita serena) è
assicurata. Un racconto brevissimo, molto divertente e istruttivo “Ivàn lo
scemo” di Lev Tolstoj, ed. Barbes. Un classico dal sapore fiabesco, adatto a
tutte le età.
F. Dostoevskij, "Il sosia", Garzamti |
«Voi, signori, mi
conoscete tutti, ma sinora mi conoscevate soltanto da un lato». Un thriller
psicologico di altissimo livello “Il sosia” di Dostoevskij (1846) è, per me, la
versione russa de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Stevenson
(1886). Abilissimo nello scandagliare l’animo umano, Dostoevskij sa metterne in
luce tutti gli aspetti: da quelli più dolci e sensibili a quelli più abietti e
meschini L’uomo “perbene” contrapposto all’uomo “del sottosuolo”; l’uomo
onesto, probo e irreprensibile sia dal punto di vista sociale sia da quello
morale perennemente in lotta contro il proprio crudele e depravato alter ego.
Così diversi eppure così simili…
F. Dostoevskij, "Un cuore debole", Passigli |
Ammalarsi di felicità.
Perché si pensa di non esserne degni, di non meritarla… Ancora una volta
Dostoevskij mi ha portata sulle montagne russe delle emozioni: gioia e
malinconia, entusiasmo e angoscia, serenità e disperazione… E, ancora una
volta, le relazioni umane di amore e di amicizia sono state al centro della
scena, hanno rappresentato il fulcro delle vicende e hanno saputo coinvolgere e
straziare il mio cuore con la loro intensità di espressione.
"F. Dostoevskij, "Il sogno di un uomo ridicolo", Newton Compton |
Così come Dante
Alighieri nella “Divina Commedia” si cimentò nell’ardua impresa di raccontare
quello che, per comodità, definiamo “Aldilà”, anche Dostoevskij – ne “Il sogno
di un uomo ridicolo” – ha tentato di narrare che cos’è il Paradiso e come vi si
vive, ma anche come si costruisce un Inferno. Le difficoltà di Dostoevskij nel
trasporre la propria esperienza in parole umane sono le stesse incontrate da
Dante nel descrivere il volto di Dio, una volta tornato dal proprio “viaggio”.
La Verità – quella Assoluta, quella dell’Amore universale, quella dell’unione
con il Tutto – è impossibile da spiegare, ma può essere capita, compresa
attraverso l’intuizione. In questo senso, l’espediente del sogno è adatto allo
scopo: nel mondo onirico, infatti, tempo e spazio non sono gli stessi della
veglia e vi si può viaggiare – senza alcuna limitazione – con la mente. Il
messaggio che trapela dal racconto di Dostoevskij nasconde in sé una domanda:
potremmo avere il Paradiso qui, sulla Terra, se soltanto lo volessimo tutti
fortemente, ma – per ottenerlo – dovremmo ritrovare il “bambino interiore”,
vale a dire ciò che eravamo in un tempo e in uno spazio assai lontani… Siamo
disposti a recuperare quella purezza o giudicheremo “ridicolo” chiunque
professi la propria fiducia nella possibilità di ri/costruire l’Eden?
Un racconto brevissimo
(una ventina di pagine, appena) e molto godibile. Ve lo consiglio, con tutto il
cuore.
F. Dostoevskij, "L'eterno marito"+"La moglie di un altro e il marito sotto il letto", Feltrinelli |
“L’Ottocento fu il
secolo per eccellenza dell’adulterio, nelle opere letterarie il rapporto
coniugale borghese venne sottoposto a una sorta di costante radiografia, per
individuarne la struttura e i meccanismi” [Serena Prina]. Anche Dostoevskij si
cimentò nell’impresa di trattare questo tema e ne nacquero “La moglie di un
altro (Una scena di strada)” e “Il marito geloso (Un’avventura fuori
dell’ordinario)” [uniti, poi, a formare un unico testo dal titolo “La moglie d
un altro e il marito sotto il letto (Un’avventura fuori dell’ordinario)”] e
“L’eterno marito”. Quest’ultimo, sebbene sia stato redatto in soli tre mesi,
contiene – dietro un’apparente semplicità – una struttura complessa in cui
figurano il tema del doppio (tanto caro all’autore) sia maschile sia femminile,
un sottinteso antioccidentalismo (dovuto a una disamina della corruzione morale
derivante, secondo Dostoevskij, proprio dall’Occidente) e – tra i vari colpi di
scena – una rivelazione in grado di lasciare a bocca aperta il lettore. Altra
caratteristica particolare de “L’eterno marito” è la quasi totale assenza
dell’adultera all’interno della narrazione: all’apertura del romanzo, infatti,
la donna è morta da nove anni e di lei si parla solo in termini di “ricordo”; i
veri protagonisti sono, pertanto, il marito, l’amante e – per un tratto – la
figlia della defunta, che non tarderà a diventare un fantasma come la madre.
Scorrevole, stranamente
esplicito, a volte tragico, altre volte comico, “L’eterno marito” è diverso
dagli altri racconti di Dostoevskij; è diverso – persino – da “La moglie di un
altro e il marito sotto il letto”, così assurdo e grottesco.
Ho scoperto un
Dostoevskij che non conoscevo e voglio consigliarne la lettura anche a voi.