Un sogno. Tutto inizia così per Yeong-hye. Un sogno, mai lo
stesso, dai contorni sfocati, sbiaditi che dentro di lei lasciano – però –
segni ben nitidi, netti come incisioni sulla carne. La carne, l’altra grande
protagonista di questo libro intitolato proprio “La vegetariana”. Dopo aver
fatto un sogno o – per meglio dire – un incubo, Yeong-hye prende la decisione
di diventare vegetariana. Le sue vicende, le vicende di questa donna, vengono
narrate da tre persone e mai dalla protagonista. Il libro è – infatti –
suddiviso in tre sezioni: la prima è data dal racconto delle vicende dal punto
di vista del marito, la seconda dal punto di vista del cognato e la terza dal
punto di vista della sorella di Yeng-hye, In-hye.
Yeong-hye è una donna tranquilla, pacata, remissiva, docile,
il nichilismo fatto a persona. Lo è sempre stata. Ha sempre subito in silenzio
le angherie del padre (prima), poi quelle del marito. Insomma, la classica
vittima. Sembra l’esatto opposto della sorella, così intraprendente, laboriosa,
di carattere, ma solo quando verrà il turno del racconto dal punto di
vista di In-hye, ci accorgeremo di una
realtà agghiacciante (che ovviamente non vi svelerò).
Yeong-hye adotta una forma di ribellione molto particolare,
quella legata al cibo: decide di diventare vegetariana (in realtà vegana, se
proprio vogliamo essere precisi). Quando le chiedono il motivo lei risponderà
sempre principiando la frase con le parole. “Ho fatto un sogno”.
Questa sua decisione di non voler più in alcun modo avere a
che fare con la carne e i suoi derivati sarà motivo di vergogna per la sua
famiglia. Il marito la lascerà, il padre tornerà a picchiarla, lei stessa
tenterà il suicidio e la sorella la farà rinchiudere in una sorta di manicomio,
mentre il cognato comincerà a vederla per ciò che Yeong-hye aspira a diventare-
un vegetale – e la tratterà come tale. Sfruttandola per i suoi scopi personali
talmente folli da risultare a volte incomprensibili.
Yeong-hye si sente un vegetale nel corpo e nell’anima e
aspira a “tornare” a quella forma naturale che necessita solo di acqua.
Attraverserà – dunque – varie fasi, che si riflettono – tra l’altro – nella
suddivisione del libro in tre sezioni. Tre fasi in cui passerà dal non mangiare
più carne e derivati al non cibarsi di nulla per coronare col digiuno il
desiderio di fare – almeno del proprio corpo – ciò che vuole. Estremizzerà la
scelta della dieta ferrea nella messa in pratica dell’eutanasia. Lei, che è sempre stata
considerata alla stregua di un vegetale da tutta la famiglia; lei che non ha
mai assunto un ruolo determinante nella vita; ebbene, lei prenderà – così – l’unica
vera grande decisione: fare del proprio corpo un vegetale a tutti gli effetti.
Un libro crudo, una scrittura asciutta e spiazzante quella di
Han Kang. Le budella si aggrovigliano leggendo “La vegetariana”. Un libro tanto
onirico quanto realistico che vi lascerà a bocca aperta per lo stupore. Strano,
sconvolgente, intrigante, erotico, appassionante. Non è adatto a tutti. Ci va
uno stomaco forte e al contempo una grande delicatezza d’animo nell’accostarsi
alla scrittura di Han Kang, però – una volta iniziato - vorrete sapere come va
a finire. Così è successo a me.
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