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lunedì 20 dicembre 2021

MAUTO - Quando il talento è tutto

 

 

MAUTO - MUSEO NAZIONALE DELL'AUTOMOBILE - TORINO

“È un’impresa che trascende le modeste possibilità dell’uomo qualunque e richiede doti eccezionali, quali il cervello di un veggente, il cuore di un artista, la tenacia di un animo temprato ad ogni battaglia, la superba fede di un pioniere”.

Apro il mio articolo sul Mauto (Museo Nazionale dell’Automobile di Torino) con le parole del suo fondatore - Carlo Biscaretti di Ruffia – e la sua “ricetta” per pensare, immaginare e costruire un Museo di tale portata. Sono le stesse parole che vi accoglieranno al secondo piano del Mauto (piano dal quale parte la mostra) e che vi risuoneranno nella mente durante la visita alla scoperta dell’automobile, della sua storia – dalla nascita alla sua evoluzione (compresa la sua diffusione) e, chissà, forse al suo futuro – della sua presenza imponente nelle nostre vite. La maggior parte delle persone è abituata a pensare alle automobili soltanto come a mezzi di trasporto, senza considerarne il valore artistico e culturale. Ogni auto non è semplicemente una quattro ruote su cui spostarsi da un luogo all’altro, è il risultato di un’ispirazione, di una serie di studi, di un senso estetico, di un lavoro di squadra, di un incontro tra utilità, comodità, stile, prestazioni ed eleganza. Ci sono auto che hanno fatto la Storia e – a sua volta – la Storia ha fatto sì che nascessero certi modelli di automobili. Al Mauto questa visione è intrinseca ma molto chiara e ogni vettura esposta desta nel visitatore ricordi, idee, pensieri e opinioni che derivano sia dal contesto storico di riferimento sia dal vissuto personale. 21 sale, 3.800 metri quadri di esposizione, oltre 200 vetture originali di 80 marche provenienti da tutto il mondo; cavalli, cilindrate, velocità e curiosità di ogni tipo sono le informazioni contenute nelle didascalie spesso divertenti, ironiche, ma comunque brevi e incisive per essere fruite senza appesantire il tour.

L’apertura, come dicevo, è nelle mani di Carlo Biscaretti, con un triciclo prodotto in migliaia di esemplari (ma solo per piloti esperti, tra i quali figurava proprio Biscaretti);

Triciclo di Carlo Biscaretti

 

 c’è una carrellata di modellini (alcuni in movimento) che raffigurano le prime vetture; 

 


c’è l’automobile a molla di Leonardo da Vinci risalente al 1478; 

Automobile a molla di Leonardo da Vinci

 

 

 

c’è persino il CARRO di CUGNOT, un veicolo a vapore del 1769, prodotto in Francia, che poteva percorrere 4 chilometri all’ora: si tratta, infatti, del primo veicolo semovente al mondo. Finì contro un muro, ma è passato comunque alla Storia…

Carro di Cugnot

 

 

 

 

 

 Sullo stesso piano c’è poi una suggestiva installazione formata da una grande e sfarzosa carrozza trainata da (una proiezione di) cavalli che - ad un certo punto, per simulare il passaggio dai cavalli al motore – si dissolvono davanti allo sguardo incantato dei visitatori. Si tratta della CARROZZA di BORDINO, che – come si può ben immaginare – anticipa di molto l’automobile, grazie all’avvento del motore.


 

 C’è da dire, però, che prima dell’avvento del motore a scoppio o di quello elettrico si tentò di applicare alla carrozza quel propulsore che – all’epoca – stava riscuotendo tanto successo tra le persone: il vapore. Ma il meccanismo era troppo grande, pesante e difficile da gestire. D’altronde l’automobile non è un treno e il suo futuro percorrerà altre vie. Comunque sia, una piccola vettura a vapore potete trovarla, al Museo: è la PECORI del 1891, prodotta in Italia quando il destino dell’auto non era ancora stato scritto.

Pecori - Vettura a vapore

 

 

 

 

 Ma andiamo con ordine: partiamo dal 1800…

Una BERNARDI del 1896 testimonia che l’inventore italiano dell’automobile – Bernardi, appunto – è diventato costruttore; una ricostruzione della JAMAIS CONTENTE (“Incontentabile”), invece, ci dimostra che il motore elettrico è un’idea che viene da un passato molto lontano… Con la sua carrozzeria aerodinamica e il suo motore – elettrico, per l’appunto – l’Incontentabile era in grado di raggiungere i 100 chilometri orari! 

Ricostruzione della Jamais Contente

Poi c’è una VICTORIA (BENZ) del 1893 che per anni è rimasta sepolta sotto una catasta di legna, ma ha un valore storico enorme poiché è la prima auto dell’”inventore” dell’auto. E qui passiamo a una curiosità molto “succosa”: sapete qual è stata la prima auto a circolare in Italia? Una PEUGEOT (TIPO 3). Correva l’anno 1892…

Nella vostra esplorazione del Museo arriverà, prima o dopo, il momento in cui vi imbatterete nel GARAGE DEL FUTURO, un grande spazio teso a eleggere Torino a capitale della nascente industria automobilistica: vi troverete a cavallo tra gli ultimi anni del 1800 e i primi del 1900. 

Il grande garage del futuro

 

Ci sono: una PRINETTI & STUCCHI (un marchio dalla vita breve anche se ai suoi successi contribuì un giovane Bugatti); una FLORENTIA (marchio che sopravvivrà soltanto una decina d’anni, ma che saprà attirare uno dei pionieri del collezionismo); una FIAT 16/20 HP, moderna ed elegante “ammiraglia” del marchio; una HURTU (una delle prime vetturette della casa francese); una B1 PANHARD & LEVASSOR (la più antica marca francese); una DARRACQ da 9,5 HP (una delle prime “vetturette” Darracq, campionessa in gara e star del cinema); un’altra FIAT – da 8 HP, questa volta – prima auto col motore anteriore in gara con Giovanni Agnelli “assistito” da Felice Nazzaro; una OLDSMOBILE CURVED DASH (un’utilitaria nata negli USA prima che le “Big Three” monopolizzassero il mercato); una CEIRANO da 5 HP (Ceirano e Locati &Torretta: due grandi nomi dell’industria automobilistica torinese); una DE DION & BOUTON; la prima FIAT (da 3 e ½ HP), nata tre mesi dopo il marchio (ne sono sopravvissute solo 4); una RENAULT da soli 3 e ½ HP che, però, bastarono a vincere la Parigi-Ostenda e a garantire il successo alla neonata Casa automobilistica; un’altra PRINETTI & STUCCHI da 4 HP (particolarità di questo quadriciclo sono i 2 motori De Dion & Bouton sulle ruote anteriori). Tutte “custodite” da manichini realistici dotati di strumentazione tecnica e attrezzi da lavoro. 

Manichino nel garage del futuro

Manichino nel garage del futuro

Ma la carrellata non finisce qui, ovviamente, e infatti – proseguendo il giro – troverete: una FIAT da 18/20 HP appartenuta al “padre” del Museo, Carlo Biscaretti; una LEGNANO A 6/8 HP (moderna, bella ed economica, ma “stroncata” dalla crisi incombente); una BRIXIA ZÜST da 10 HP (un’auto all’avanguardia che però segnò la fine della Casa bresciana, dalle cui ceneri nascerà la OM); una STAE, grazie alla quale il futuro sembrava avere un’aria “elettrica” (e le prestazioni lo confermavano: la benzina avrebbe dovuto faticare); una POPE WAWERLY ELECTRIC RUNABOUT (lanciata sul mercato dal magnate Pope che puntò tutto sull’elettrico, con un modello base per tutti); un’altra DE DION & BOUTON, BG (utilitaria ma ben equipaggiata: sarà una delle ultime vetturette De Dion & Bouton; ancora una FIAT, la ZERO A, capostipite delle utilitarie Fiat e pietra miliare dell’Italian Style che giunse al Museo come furgoncino; una ISOTTA FRASCHINI – AN 20/30 HP – vettura elegante per una delle prime dame al volante (la patente sulla fiancata risale al 1913);

Isotta Fraschini AN 20/30 HP

 

 una DELAGE, AB-8, leggera e sportiva; la AG-FIACRE PARIS della RENAULT, ossia uno dei taxi più popolari di Parigi, ma anche un vero  proprio “pezzo” di Storia europea; 

Renault AG-Fiacre Paris

un’altra FIAT – una 4 – grande, potente e costosa, ma longeva: l’ammiraglia Fiat sarà prodotta anche negli USA; una ITALA da 35/45 HP (grazie al Grande Scudiere del Re, Carlo Biscaretti ritrova la Palombella della Regina); poi, per i grandi appassionati di macchine “altisonanti”, una ROLLS ROYCE: dai salotti al fronte… Non bastano granate, proiettili e neanche gli anni a fermare la SILVER GHOST; 

Rolls Royce Silver Ghost

una CITROËN C3 – 5 CV (dalle armi alle automobili: meno di un litro per il grande successo di questa Casa); un’altra ISOTTA FRASCHINI, questa volta una 8A – costosa e raffinata come il dono di un re e affascinante come la una diva del cinema (e così fu); una SPA (la 23 S) dalla carrozzeria sportiva e palmarès d’eccezione (nel 1959 venne ritrovata in Inghilterra); una CORD L-29, direttamente dagli Stati Uniti, una vettura elegante e innovativa che conquistò il jet-set americano; c’è poi anche una DIATTO 30, uno dei più prestigiosi marchi italiani (ma con la Tipo 30 è quasi il canto del cigno).

È la volta dei FOLLI ANNI 20 e 30!

Diradate le nubi della guerra, si riaccendono i riflettori… Sugli schermi del Museo si susseguono immagini di film di grande successo come “A qualcuno piace caldo”, “C’era una volta in America” e “Il grande Gatsby”, ma anche pellicole meno note come “La palla n. 13”, “Gangster story”, “Le schpounz”, “Luci della città” e “Preferisco l’ascensore”.

E, a proposito di film, tenete d’occhio gli schermi, signore e signori, perché – ad un certo punto – vi imbatterete in un filmato molto interessante in cui vengono mostrate immagini di tutte le auto più aerodinamiche realizzate: la sezione è, appunto, denominata AERO, in onore del vento che sembra scolpire le forme e plasmare il metallo delle macchine in questione.

Ma altre vetture aspettano di essere ammirate, in particolare: una MERCEDES BENZ 540K; una BUICK 41C SPECIAL nata all’Arte & Color Section, che inventa il car design moderno. (Dono di uno dei padri di Autoworld.); una AUSTIN SEVEN, auto inglese economica e dai bassi consumi; una CITROËN 11A, rivoluzionaria con la sua trazione anteriore e scocca autoportante (design di Flaminio Bertoni); una FIAT 508, moderna, affidabile e di successo, ma… per tutti è BALILLA;

Fiat 508 o Balilla

 

 

 

 

 

 l’intramontabile FIAT 500: è la TOPOLINO, il cui nome ha segnato un’epoca; 

Fiat 500 o Topolino

c’è persino una FORD JEEP, una macchina americana che va alla guerra in Italia: quella che vedrete esposta è stata donata al Museo e rappresenta un “pezzo” di Storia; una FIAT TURBINA che non avrà futuro; una CISITALIA 202: la “scultura in movimento” arriva al MoMa per merito di Pininfarina.

A seguire, Flavio Bertoni e la sua innovazione del car design: nasce la CITROËN DS19.

E ancora: gli ANNI della RIPRESA. Gli italiani scoprono il “boom” e la fabbrica diventa industria.

Ecco, dunque, la FIAT 600 MULTIPLA: grande dentro, piccola fuori, originale ed economica. Così la praticità diventa design. Ottima per le gite fuori porta, per le vacanze al mare, per i pic-nic… Al Museo la vedrete in un diorama esplicativo comprendente ombrellone, valigie, sdraio, vettovaglie, una Vespa e un pallone da spiaggia, tutto l’occorrente per l’”evasione” dalla vita quotidiana, insomma. 

 

Fiat 600 Multipla
E, a proposito di Vespa, poco oltre potrete ammirare anche una ACMA VESPA 400, microcar italiana che trova particolare fortuna oltralpe: tutta sua “zia” Vespa!

Nei dintorni, una ALFA ROMEO GIULIETTA SPRINT, veloce, moderna e italianissima: la “Fidanzata d’Italia” sarà il simbolo di un’epoca; una CADILLAC 62, made in USA per antonomasia e simbolo di una cultura. Sulle strade così come al cinema;  una BMW (ISO) ISETTA 250, una “creatura” made in Italy che, per avere successo, dovrà emigrare; una FIAT 1900 B GRAN LUCE: la berlina italiana che guarda alle mode d’oltreoceano con le sue due porte, il suo caratteristico essere bicolore e le sue molte cromature; un’altra FIAT, la 500 F, “Cinquino” dal grande successo, ma – soprattutto – specchio di un’epoca; e ancora, una FIAT 600: pratica ed economica e… acquistabile a rate, che è riuscita a motorizzare l’Italia. Anch’essa – insieme alle due precedenti vetture – è inserita in un diorama che riproduce una tipica cucina casalinga dell’epoca, coi suoi elettrodomestici e i suoi mobili;

Tris di vetture con relativo diorama

 poi, una vettura per gli amanti delle JAGUAR: un modello E-TYPE del 1969, protagonista del jet-set, del mercato, e sogno di una generazione. Ora è una leggenda, ma un tempo fu Storia. Sullo schermo “a bocca” dietro di lei scorrono le immagini di famosi baci del cinema… 

Jaguar E-Type

Un altro tassello di Storia è sicuramente  occupato dalla vettura successiva: una CITROËN 2CV AZ. Siamo nel 1958, in Francia. La macchina esposta  è tutta colorata ed è inserita in un diorama cui appartiene anche una tenda da campeggio “abbinata”.

 

 

 

 

Citroën 2CV AZ

 

Si apre l’era dei GIOVANI che vanno alla CONQUISTA del MONDO. Da status symbol a bandiera: l’auto è sempre in prima linea. E proprio lì, di fronte a voi, vedrete un pullmino in sezione, con tante chitarre sul tettuccio a formare la perfetta “fotografia” dell’epoca.


Se volete fare un salto negli anni Ottanta, al Museo sono a portata di mano con la FERRARI 208 GTB del 1982. Il turbo dà una grinta particolare alla “piccola” del Cavallino e la trasforma in una vera icona di quegli anni. E, per restare in tema FERRARI, ecco la MONDIAL QUATTRO VALVOLE: presentata nel 1980, è considerata la più riuscita interpretazione Ferrari-Pininfarina nell’ambito “coupé supersportivo” a 4 posti degli anni Ottanta.

Ecco che poi si delineano le NUOVE TENDENZE in EUROPA e nel MONDO – Il lusso sfrenato e scintillante cede il posto alla dura realtà…

Autovettura in sezione
NSU RO80 con doppio rotore Wankel. Siamo nel 1970, in Germania: il Wankel è silenzioso, è leggero e va forte – fino ai 180 km/h – ma i suoi consumi sono troppo alti e resterà una meteora.

È il turno della TRABANT 601. Come sia riuscita a segnare un’epoca è ancora un mistero, dati tutti i difetti che sembravano dotazioni di serie… scherzo, naturalmente, ma non troppo. Spartana e con un motore più adatto a una moto che a una macchina, sprigionava fumo come una ciminiera (guardate il filmato proposto in sala e mi darete ragione), ma arrivava ugualmente a coprire 100 km all’ora. Forse il suo “pregio” fu quello di essere nata nella Germania Est del 1987, solo due anni prima della caduta del Muro di Berlino…

Trabant 601

[GOOD BYE LENIN – Da una parte all’altra del Muro. Sogni e contraddizioni. I filmati proposti: “Quella Trabant venuta dall’est (Go Trabi go)”, di Peter Timm, Germania 1991; “Good bye, Lenin!”, di Wolfgang Becker, Germania, 2003; “Uno, due, tre! (One, two, three!)”, di Billy Wilder, USA, 1961.]

GAZ M-20 Pobeda

GAZ M-20 POBEDA (1957, URSS). Si chiama “Vittoria” l’ammiraglia d’oltrecortina. Un grande successo che conquisterà anche Stalin.

Ma torniamo al lusso e alle auto che da esso scaturiscono (o che lo creano, chissà) e parliamo ancora di FERRARI. Questa volta, di una 365 GT4 2+2. È una macchina lussuosa e moderna, non c’è dubbio, ma non sarà mai la prediletta. Strizza l’occhio, per così dire, al mercato USA.

COLANI MIURA – CONCEPT CAR 1970

 “Oggi siamo sempre più abituati a veder riconosciute certe automobili come vere e proprie opere d’arte. Nei primi anni ’70, questa considerazione era ancora molto al di là dal venire ed erano pochissimi gli artisti affermati che si cimentavano con le auto.

Colani, Miura Concept Car
La LAMBORGHINI MIURA, fin dalla sua apparizione nel 1966, è considerata una delle vetture più belle mai prodotte. Nel 1970, Luigi Colani, designer già molto noto, la trasforma in vettura “biodinamica”: nasce la “LAMBORGHINI MIURA LE MANS CONCEPT”, così chiamata perché formalmente concepita per correre la leggendaria gara di  durata francese.

Per realizzarla, Colani taglia trasversalmente una Miura, tiene il gruppo motopropulsore e l’assale posteriore, e lo riveste con una carrozzeria in vetroresina dalla forma affusolata, che termina, però, con una coda dal taglio verticale. Le prese d’aria per il motore sono incorporate nel disegno dei passaruota. Incernierata sopra la parte posteriore, la parte anteriore, sempre in vetroresina, è realizzata con una forma che trae ispirazione dall’abitacolo degli alianti, in questo caso allargato per ospitare due passeggeri seduti affiancati e coprire, così, la larghezza del gruppo motore. L’abitacolo, a cui si accede attraverso una cupola apribile in plexiglass, vede i due passeggeri semisdraiati, come su una Formula 1 attuale. Il controllo della vettura è affidato a un joystick in posizione centrale. Le due ruote anteriori sono nascoste sotto le estremità laterali dell’abitacolo, comandate dal joystick attraverso una serie di rinvii meccanici. La parte anteriore e la parte posteriore si muovono in maniera indipendente (come la motrice di un bilico e il suo rimorchio), con un raggio di sterzata piuttosto limitato.

Presentata in più esposizioni europee nel corso degli anni ’70, l’opera d’arte realizzata da Colani è poi stata venduta in America, dove è rimasta nascosta per oltre trent’anni. Tornò poi in Germania e fu restaurata, prima di essere venduta a un collezionista di arte e di autovetture d’epoca.

La Miura di Colani è visibile al pubblico per la prima volta al Mauto dopo quarant’anni, prima di tornare negli Stati Uniti”.

[Massimo Delbò, Classic Car Writer]

E dal car design con le sue provocazioni si passa all’eco-sostenibilità. Ecco dinanzi a voi una sala ricca di AUTOMOBILI ECO-FRIENDLY. Le auto del futuro e il futuro dell’auto sono/saranno queste?

Automobili di un futuro eco-sostenibile

FIAT ECOBASIC, datata 2000, 100 km con 3 litri, cambio robotizzato e linea giovanile: Fiat saluta il nuovo millennio.

IDRA 08, elettrica (940 km/litro), classe 2008: gli studenti del Politecnico sfidano il mondo dell’auto gettando uno sguardo al futuro.

PHOENIX II SOLARE, anno 1987, propulsione elettrosolare (80 km/h e autonomia di 50 km): per le strade forse non le vedremo, ma le auto solari sono la bandiera di una nuova epoca.

IDRA 11, classe 2011, propulsione a idrogeno, ben 2344 km con un litro!

IDRA PEGASUS, anno 2012, ad idrogeno, 2023 km con un litro, sterzo posteriore e monoscocca in fibra di carbonio: una nuova sfida!

FIAT DOWNTOWN, 1993, elettrica, ecologica, brillante e urbana: già nel 1993 Fiat puntava sull’elettrico per la sua idea di citycar! Velocità: 100 km/h; autonomia: 300 km.

E, visto che il Mauto è ricco di meraviglie, vi voglio portare in un’altra ala al suo interno: è AUTORINO. Torino capitale dell’auto: dal centro alla periferia, sempre protagonista. La sala in questione è estremamente suggestiva e incanterà anche i bambini perché si può camminare su un pavimento illuminato che in trasparenza rivela una immensa piantina di Torino. In evidenza, i luoghi dell’auto (come Fiat Mirafiori). Quasi sull’angolo, in fondo, ci sono due simboli della città: una versione in scala della Mole Antonelliana e una FIAT, la NUOVA 500, del 1962. Un’auto “minima”, ma trasversale: è la macchina che usa il Presidente della Repubblica Sandro Pertini per le strade di Roma.


Altre macchine figurano al Mauto, ma una – in particolare – tende a canalizzare l’attenzione: si tratta di un’altra FIAT, una 509A. Nata nel 1929 fu un’utilitaria acquistabile a rate e arrivò al Museo nel 1956 con ben 200mila km “masticati”!

SINFONIA MECCANICA

Sinfonia meccanica

Tutto bello, tutto interessante, sì, ma sotto la “pelle” delle auto che cosa si nasconde? Vi attendono due sale in cui potrete scoprirlo! Il Museo mette a disposizione degli occhi motori, telai, ruote e molto altro, a voi basta mettere la curiosità… Vedrete l’evoluzione della meccanica, le sfide del presente e le soluzioni del futuro filtrate attraverso alcune tra le applicazioni (meccaniche, per l’appunto) più importanti: mozzo ruota, trasmissione, sospensioni e sterzo. Un percorso davvero istruttivo!

Sinfonia meccanica

 

 

 E se vi dovesse venir voglia di vedere come viene prodotta una macchina, beh allora c’è la sala della METAMORFOSI. La produzione: dalla prima catena di montaggio al robot. Davanti a voi un’automobile composta da… automobili, e assemblata da un “esemplare” robotico di casa Comau.

 

 

 

Un'auto di auto
 


 

E poi via verso altre vetture storiche come la CHEVROLET CORVETTE C1 CABRIO (la più amata d’America e la sportiva per antonomasia) e la VOLKSWAGEN TIPO 1 “BEETLE” (nata per essere l’auto “del popolo”, sarà la più prodotta di sempre).  Ma anche verso auto rare come la LLOYD ALEXANDER TS…

E come non citare la BIANCHINA AUTOBIANCHI? Solo a sentirne pronunciare il nome non vi vengono in mente Fantozzi e la Signora Pina? Ovviamente quella esposta non è appartenuta a loro, ma ha comunque una storia di tutto rispetto alle spalle: è stata, infatti, della stessa proprietaria per ben 40 anni! E, per dirla tutta, è la versione d’élite della 500.

Autobianchi - Bianchina

Aggiungerei all’elenco la FIAT 850 S (l’erede della 600 che chiuderà l’epoca del motore posteriore) e la ROVER MINI COOPER (la Cooper degli anni Novanta, con scocca rinforzata e alimentazione a iniezione elettronica single point. In suo onore nacque in quegli anni un campionato monomarca di velocità su pista riservato alle Cooper).

E, se siete in vena di auto bizzarre, vi consiglio di cercare proprio lì da quelle parti l’auto “erbosa”: sono sicura che vi stupirà…

Un'auto "erbosa"

 Fossi in voi, darei un’occhiatina anche alla TECHRULES REN, ma – mentre la cercate – ve la racconto: il modello di stile in  polistirolo, è disegnato da Fabrizio Giugiaro (GFG Style) nel 2017 e scolpito a bassofondo da Ezio Gribaudo nel giugno 2019 e raffigura uno scheletro di dinosauro. La Techrules REN è una vettura elettrica di ispirazione aereonautica alimentata da turbine con tre posti a guida centrale. Di questo modello sono stati realizzati successivamente il prototipo e una vettura performante da record.

Techrules REN

 

 

 

 

Possiamo passare ad un altro genere di FOLLIA… Le stanze che seguono sono il ritratto di ciò che accade oltre il limite della ragione, quando si fondono passione, ossessione e dipendenza. Si tratta, infatti, di stanze allestite come se fossero macchine, con sedili al posto delle sedie attorno al tavolo, con water fatti come postazioni di Formula 1, 

Un water su ruote

 

 

 

 con auto dal cofano alzato e che – al posto del motore – hanno i fornelli, scolapiatti nel bagagliaio e cestello di lavatrice nel retro di un furgoncino… C’è persino un letto a semi-baldacchino ricavato in un’auto,

 

 

Auto/Letto a semi-baldacchino

 

 una vasca da bagno che sembra una barca a motore, un armadio Abarth assetto corse, un caminetto che… oh, lascio a voi il brivido della scoperta degli altri segni di follia. Vi divertirete un mondo a girovagare tra le innumerevoli stranezze che vi circondano!

Qualcuno ha detto auto da corsa?

Protagoniste indiscusse della scena sono la TARF (voluta, creata e guidata da Taruffi, la Tarf è l’auto della caccia ai record, dove ogni eccesso è permesso); 

Tarf

 

 

 

 

la NIBBIO II; la DRAGSTER THE HAWAIIAN (da zero a trecentoventi in un quarto di miglio: oltreoceano è una leggenda). 

Dragster The Hawaiian

E se di limiti vogliamo parlare, allora non possiamo che prendere atto del fatto che ricerca ingegneristica e grandi capacità di guida sono la giusta combinazione per creare auto da record. Ne sono un esempio la LANCIA D24  del 1953 (Vittorio Jano riporta la Lancia alle corse e non conosce ostacoli); la CISITALIA 202 SMM del ’47 (arriva dall’America la vettura dell’ultima, grande impresa di Nuvolari); la TEMPERINO 8/10 HP (piccola, leggerissima e brillante: sembra un giocattolo, ma vince le corse);

Temperino 8/10 HP

 OM 469 SPORT (il suo esordio è vincente. Nel ’22 trionfa nei circuiti del Garda, nel Mugello e alla Coppa delle Alpi). Ma, come dicevamo, per vincere serve anche essere piloti in gamba perciò il Mauto rende omaggio ad alcuni dei più grandi piloti di tutti i tempi con dei cartonati a grandezza naturale.

 

 

 

 

 

"Sfilata" di grandi piloti

 

 Ci sono: Gastone Brilli Peri, Tazio Nuvolari, Rudolf Caracciola, Achille Varzi, Bernd Rosemeyer, Alberto Ascari, John Surtees, Jackie Stewart, Jim Clark, Alain Prost, Ayrton Senna, Michael Schumacher. In una vetrina ci sono persino coppe luccicanti, premi di fine gara. E per restare nell’ambito delle corse, potrete ammirare una bellissima installazione in cui campeggiano numerose auto da corsa stagliate su uno sfondo/schermo gigante dove scorrono immagini simbolo di movimento e velocità. Pur se le auto sono perfettamente immobili, avrete la sensazione che si stiano muovendo: l'effetto è proprio quello di  una gara di Formula 1!


 Dietro di voi, invece, avete intere stanze/diorama; ognuna di esse narra una storia attraverso auto, foto e accessori correlati. Tra le varie auto spiccano: l’ALFA ROMEO 33 TT 12 che riportò 7 vittorie su 8 gare; la LANCIA DELTA INTEGRALE disegnata da Giugiaro che dominò i rally;

Lancia Delta Integrale

 

 

 

 la MERCEDES BENZ W196 erede delle “Frecce d’Argento”,

Mercedes Benz W196

 

 avanzatissima, bella e guidata dai migliori che, infatti, la portano alla vittoria; la FERRARI 312 T5, ossia la vettura del grande Gilles Villeneuve, e ultima delle leggendarie “T”; la FERRARI F-2005 che, dopo una vittoria e qualche piazzamento, chiude l’epoca dei cinque Mondiali di Schumacher. Ma c’è anche una FIAT, 130 HP, anno 1907. Protagonista di una delle più belle e trionfanti stagioni sportive della Fiat, questa leggendaria vettura da corsa venne progettata dall’ingegner Giovanni Enrico, affiancato dai progettisti Carlo Cavalli e Guido Fornaca. La potente 130 HP venne equipaggiata di un poderoso motore a quattro cilindri verticali biblocco di oltre 16 litri, caratteristico per la distribuzione a valvole in testa disposte a V di 90°, trasmissione a catena e freno a pedale sul differenziale. Nel 1907 tre esemplari di questa vettura, guidati da Felice Nazzaro, Vincenzo Lancia e Louis Wagner, parteciparono al Grand Prix dell’Automobile Club di Francia. Vinse Nazzaro, alla guida della vettura denominata F2.

Fiat 130 HP

Straordinario anche il suo ritrovamento in Francia negli anni Cinquanta, dopo che del suo mito era rimasto solo un offuscato ricordo. La Fiat riuscì ad acquistarla dopo lunghe trattative e la gloriosa vettura di Nazzaro venne donata al Museo nel  1956.

Degna di nota anche l’ALFA ROMEO 155 V6 TI, anche se la vittoria le sfuggì per un soffio in un campionato bello e impossibile.

Oh, bene, siamo/siete giunti a una zona museale che vi susciterà parecchia ilarità: AUTOMOBILISSIMO. Record, primati  stranezze da un mondo a quattro ruote. Troverete una serie di piccole teche/diorami in cui – in maniera molto divertente – sono state inserite, nell’ordine: la + popolare, la + lunga, la + veloce, la + piccola, la + bassa, la + visionaria, la + polivalente, la + economica, la + funeraria, la + aristocratica, la + papale, la + lenta, la + vecchio stile, la + mimetica, la + diplomatica, la + bond, la + conveniente, la + cara, la + criminale, la + di tutto. Prendetevi un po’ di tempo per analizzarle tutte, ne vale la pena; in particolare soffermatevi a guardare il filmato che scorre dietro la + polivalente… 

Automobilissimo... La + lenta

 

 

 

Spoiler: le auto volanti e quelle subacquee esistono davvero! Alla fine del corridoio, ad attendervi, c’è BEDELIA 8 HP, la + stretta, che nella forma si ispira agli aerei. 

 

Bedelia 8 HP, la + stretta
 

 

 


 

 

 

 

IL CAR DESIGN IN PRIMA PERSONA – Creativi, tecnici, manager o designer: ognuno di loro ha il proprio spazio, al Mauto. Perché la storia di chi ha fatto la storia è costituita da sei punti fondamentali:

·        La fonte d’ispirazione;

·        L’auto dell’esordio;

·        Il maggior successo;

·        L’auto che avrebbe voluto progettare;

·        L’invenzione più geniale della storia;

·        Il suo omaggio al Museo.

I protagonisti del car design e i loro segreti

 

 

Ogni “artista” dell’auto ha, come dicevo, una vetrina a lui dedicata con  sei nicchie contenenti - ognuna - un oggetto che rappresenta il punto in questione. Spiccano, fra tutti, i nomi di Leonardo Fioravanti, Fabrizio Giugiaro, Giorgetto Giugiaro, Paolo Pininfarina, Flavio Manzoni e Lorenzo Ramaciotti…

 

 

“CATY TORTA”

Mostra temporanea visitabile fino al 23 gennaio 2022.

Locandina della mostra

 

Direttamente dalle parole di Laura Tota, Curatrice della mostra “UN’ARTISTA LIBERA”: “Parlare di Caty Torta vuol dire intraprendere un viaggio attraverso tutto il ‘900.

Significa partire alla scoperta non solo di una pittrice talentuosa e apprezzata dalla critica benché lontana dalle luci della ribalta per sua scelta, ma anche incontrare una donna straordinaria, capace di affermare con fierezza e caparbietà la propria autonomia artistica e personale in un continuo rincorrersi di visioni, movimento e colore.

Una vita vissuta alla velocità delle sue passioni, la pittura e le automobili, plasmate in maniera assolutamente personale rispetto al suo tempo, con uno sguardo sempre attento al passato e al futuro.

Antesignana assoluta di quell’emancipazione femminile che solo dopo qualche decennio avrebbe infiammato i dibattiti sociali, Caterina Torta (in arte Caty Torta) non erge mai il vessillo della causa femminista, né tantomeno affianca il proprio nome ad alcuna causa politica. La sua non è una missione, bensì una necessità naturale di assecondare la propria indole di donna autonoma e indipendente, lontana dai cliché dell’epoca, tanto da entrare in possesso sin da giovanissima di una patente sportiva ante-litteram: ancora adolescente, partecipa a diverse gare di velocità, persino alla Mille Miglia, e continua a guidare automobili da corsa – tra cui una fiammante Porsche - fino agli ultimi anni di vita.

Allieva prima di Alemanni e poi del Maestro Casorati, Caty Torta delinea in oltre 70 anni di produzione, una propria cifra stilistica, imparando sì dai suoi maestri, ma ricercando e perseguendo allo stesso tempo una sua personale identità artistica in cui vere e proprie sinestesie interpretano visioni e percezioni: i colori diventano forma, le intuizioni racconto.

Dal figurativismo all’astrattismo, le sue tele raccontano di suggestioni attraverso spazi rarefatti, colori violentemente accesi e rincorse tra tonalità calde e fredde sapientemente accostate, capaci di dar vita a grandi risultati volumetrici. Lo stesso dinamismo delle sue tele percorre e dirige la sua vita, costellata da scelte coraggiose, eventi nefasti e rivincite: tra Parigi e Torino, velocità e introspezione, avventura e contemplazione, la vita di Caty ricorda quella di tante eroine femminili della letteratura che con lucidità, tenacia, consapevolezza e devozione hanno saputo lasciare un segno senza dover rinunciare alla cosa più preziosa per la vita di ogni individuo, la Libertà.

Questa mostra ha l’obiettivo di raccontare tanto l’artista quanto la Donna Caty Torta, omaggiando la sua energia vitale che si è espressa ora nella pittura, ora nell’amore per le automobili, ora nell’essere donna e madre”.

La mostra è, dunque, un amalgama di tele, colori, auto, sensazioni, passione, stile e libertà. Potete perdervi tra i disegni di questa magnifica artista, ma potete anche ascoltarla e vederla grazie a un filmato/intervista in cui è lei stessa a raccontarsi.

 

 

 

 “MICHELOTTI WORLD”

Mostra temporanea visitabile fino al 9 gennaio 2022.

Locandina della mostra

 

GIOVANNI MICHELOTTI: 1921-2021 Cento anni di un designer senza confini

Giovanni Michelotti si spegne a Torino, per un tumore incurabile, il 23 gennaio 1980. Non aveva ancora 60 anni. È difficile immaginare cosa avrebbe fatto d’altro, se avesse avuto più tempo. Il mondo dell’auto stava cambiando rapidamente: arrivavano i computer e i robot, la nuova flessibilità produttiva avrebbe permesso ai costruttori di produrre tutto da soli, mentre i carrozzieri sparivano e maturava l’era dei centri stile. Tutte cose che hanno contribuito a chiudere un’epoca, di cui lui, più di altri, era il testimone perfetto.

Anche negli ultimi anni il maestro non manca di alcune idee originali, soluzioni estetiche ardite, spunti tecnici migliorativi, in cui più del tratto forse si apprezza l’ingegno. Ma è la potenza della ricerca stilistica di Michelotti, del giovane creativo con una clientela globale, che ci ispira a cento anni dalla sua nascita, in un mondo dove tutte le idee sembrano a portata di mano eppure, tanto spesso, ci sfuggono.

Le utilitarie compatte e le microcar non sono uno dei momenti più conosciuti della storia di Michelotti. Ma il prototipo LEM (Laboratorio Elettrico Mobile, 1974) realizzato con il grande giornalista dell’automobile e ingegnere Gianni Rogliatti, appartiene a una serie di progetti interessanti. Dagli studi sulla evoluzione dell’Isetta, alla Siata Mitzi, alla Meadows Frisky con porte ad ali di gabbiano, fino a quelli per le DAF 44 e Coupé, lo stile di Michelotti si applica anche alle vetture economiche. E la Fiat 126 City con porte scorrevoli e dimensioni esterne ridotte al minimo, si fa ben notare alla mostra “Carrozzeria italiana: cultura e progetto”, che debutta a Torino il 18 aprile 1978.

LEM - Laboratorio Elettrico Mobile

 

Al Museo è presente il frutto della collaborazione tra il designer Giovanni Michelotti e il giornalista/ingegnere Gianni Rogliatti: un’originale vetturetta elettrica con motore a corrente continua 4 poli, 24 V. Il nome richiama il modulo lunare e i segni della mano di Michelotti sono evidenti nella forma compatta, funzionale ed elegante. La vettura è stata donata al Museo nel 2012 dalla Famiglia Rogliatti.

Altra collaborazione, altra vettura. Nel 1968 Giovanni Michelotti collabora con Philip Shell, ideatore di yacht e insieme realizzarono la FIAT 850 SHELLETTE SPIAGGETTA, con motore e 903 cc di cilindrata. 

Fiat 850 Shellette Spiaggetta

L’auto si presenta con una carrozzeria affusolata ma priva di portiere e di una copertura, dotata solo di un top in tela. Tipici anche gli interni, realizzati in legno e vimini, che le conferivano un carattere particolarmente estivo. [Collez. Stuart Parr Classics, USA]

Continuando a parlare delle “creature” a 4 ruote di Michelotti non possiamo non prendere in esame la LANCIA AURELIA B52, coupé del 1952, è uno dei soli 98 telai prodotti dalla Lancia, tutti carrozzati da diversi carrozzieri. Quello in Museo è un pezzo unico della Carrozzeria Bertone su design di Giovanni Michelotti perfettamente proporzionato. [Esposta da Bertone al Salone di Torino 1952. Collezione privata]

BMW 2800 CS del 1971. Michelotti studiò il nuovo frontale di questa vettura con un profilo leggermente aggettante e con le caratteristiche prese d’aria laterali a elementi orizzontali, ai lati dello scudetto a “doppio rene”. In questo insieme inserì i 4 proiettori rotondi, un sapiente esercizio di stile che diede slancio e modernità a tutto il corpo vettura. Fu, per decenni, un tratto distintivo del marchio e si ritrova in forma subliminale, ancora oggi. [Collez. Andrea Dal Vecchio, Torino]

E rimaniamo in casa BMW con il modello 1800 NEUE KLASSE del 1968. Evoluzione della modernissima BMW 1500, la versione 1800 consentiva prestazioni più brillanti. La seconda metà degli anni Sessanta fu estremamente intensa quanto a ricerca stilistica. Michelotti fu tra gli artisti più prolifici mentre la BMW cercava di ampliare la gamma della Neue Klasse con ulteriori versioni. [Collez. Daniele Mancini, Cerreto Guidi (FI)]

TRIUMPH R4 SPORT. La TR4 incontrò fin da subito il favore del pubblico grazie alla sua linea moderna: una rivoluzione rispetto alla precedente TR3 di cui conservava telaio e gran parte della meccanica. La filosofia Triumph di automobile sportiva coniugava, per contenere i costi, la tradizione con l’innovazione. Elemento distintivo era la “gobba” sul cofano, inventata da Michelotti per ingabbiare i carburatori, e contribuì a rafforzare l’immagine aggressiva della TR4. [Collez. Vittorio Aragona, Milano]

TRIUMPH HERALD COUPÉ. Si narra che questa vettura, destinata a un grande successo commerciale, venne disegnata da Michelotti in pochi minuti, il prototipo consegnato al committente alla viglia di Natale, con la carrozzeria dipinta in nero e argento. Fu realizzata in versione berlina, giardinetta, coupé e convertibile. Queste ultime due particolarmente riuscite. [CMAE – Club Milanese Automotoveicoli d’Epoca]

TUTTI PAZZI PER MICHELOTTI

La straordinaria collaborazione con Vignale (310 progetti tra il 1949 e il 1963) resta il periodo d’oro delle fuoriserie di Michelotti. Ma non c’è mai l’esclusiva: lui disegna contemporaneamente per Moretti, OSI, Nardi, Siata e due nomi entrati nella grande storia, ovvero Cisitalia e Abarth. Un passaggio cruciale verso il mercato estero è la collaborazione in Svizzera con Ghia-Aigle. E infatti le grandi Case Internazionali, che da anni tengono d’occhio Michelotti, stanno per bussare alla porta.

ALFA ROMEO 1900 SS “LA FLECHE”. Esemplare unico presentato da Vignale in occasione del Salone di Torino 1955. Disegnato da Giovanni Michelotti, nasce sul telaio dell’ALFA ROMEO 1900 SUPER SPRINT. Venduto nuovo a Trieste viene in seguito portato a Roma e appare, tra l’altro, in due film degli anni ’80, “Giovanni Senzapensieri” e “Sapore di Mare 2”. [Collez. Lopresto, Milano]

FERRARI 195 212 INTER. La Ferrari 195 Inter era la versione della 195 con una vocazione più da Gran Turismo. Riscosse un grande successo tra i clienti meno avvezzi alle prestazioni estreme. L’esemplare esposto al Museo presenta una carrozzeria realizzata dalla prodigiosa coppia Vignale-Michelotti. [Collez. Umberto Camellini, Modena]

Il modellino in scala 1:5, invece, arriva dall’Archivio Storico Michelotti. È stato realizzato in scagliola verniciata e utilizzato per i test in galleria del vento del Politecnico di Torino. Il restauro è a cura di 3VU Group Rivalta Torinese.

CISITALIA FORD 808 ROADSTER CARROZZERIA VIGNALE. Giovanni Michelotti progettò questa sportiva direttamente per Henry Ford II, il grande appassionato di vetture roadster. Il design si rivelò una sfida interessante in quanto sagome e proporzioni della carrozzeria dovevano essere adattate a un chassis Ford Mercury, considerevolmente più grande di un telaio italiano. La presentazione ad una mostra della 808 Roadster, Cisitalia davvero unica nel suo genere, è una  prima mondiale e segue un complesso restauro da poco ultimato in Italia. [Collez. Urs Jacb, USA]

Cisitalia 808 Roadster

MASERATI A6 2000 GRAN TURISMO. Erede ed evoluzione della A6, la 2000 Gran Turismo era un modello non particolarmente potente e da ciò conseguì la limitata produzione. Di fatto, con questa berlinetta inizia l’era dei grandi carrozzieri italiani in casa del Tridente. Delle sessanta unità costruite, molte portano la firma di Michelotti per Allemano (esposta in mostra), di Zagato con la versione Competizione e alcune di Pietro Frua sia coupé che spider. [Collez. Umberto Panini, Modena]

CATTIVA E POSSIBILE, la ALPINE RENAULT A110 è la mattatrice francese dei rally e un esempio tra i più riusciti di sportiva piccola, cattiva, sogno di chi se ne intende, ma non ancora una supercar irraggiungibile. La carrozzeria è in vetroresina, il telaio, modernissimo, a trave centrale. Diventerà l’incubo delle Fulvia coupé e delle Porsche. Nel 1973 stravince il campionato mondiale. Michelotti l’ha disegnata, come già le precedenti A106 e A108: il banco di prova di un’idea per vincere. La Alpine Renault A110 era, grazie al peso ridotto e alla sua compattezza, molto agile e veloce.

Alpine Renault A110

CORSO FRANCIA, 35

Nel 1949 Michelotti apre in via Ormea a Torino il primo studio professionale dedicato specificamente al disegno delle carrozzerie. In Italia è una novità. Si ingrandirà presto in corso Duca degli Abruzzi e in un attico di corso Francia che diventerà celebre tra gli addetti ai lavori.

Il Museo ha provato a ricostruirne la suggestione all’interno dei propri spazi, con delle immagini scattate tra il 1965 e il 1969. Accanto al designer, ormai all’apice del successo, ci sono Paolo Martin, Diego Ottina, Dany Brawand, Piero Ambrino, Beppe Pasta, oltre alcuni clienti stranieri e il figlio Edgardo.

IL CARROZZIERE DEI CARROZZIERI

Tra il 1938 e il 1947 Michelotti disegna le più importanti auto carrozzate degli Stabilimenti Farina. L’opportunità è straordinaria e alcune creazioni memorabili. Purtroppo la guerra paralizza per cinque anni il mondo dell’automobile e alla fine degli anni ’40 l’astro dei fratelli Farina volge al tramonto.

Michelotti diventa lo stilista freelance di vecchi e nuovi carrozzieri. Allemano, Ghia, Canta, Balbo, Monviso, ma anche Bertone e, soprattutto, Vignale.

Arriverà ad avere 40 sue vetture esposte allo stesso Salone di Torino. Tutte con griffe diverse e una ricerca di stile specifica, per cercare di conferire a ciascun costruttore la sua personalità.

UN RAGAZZO DI BOTTEGA - 1937

A sedici anni il vetrinista Giovanni Michelotti risponde a un annuncio degli Stabilimenti Farina, la più prestigiosa carrozzeria di Torino. Va al lavoro in bicicletta, vestito da garzone. Tempera le matite, riordina i disegni, fa le commissioni. Ma soprattutto cerca di imparare. Pietro Frua, di pochi anni più anziano, è il disegnatore-capo. Sarà il suo primo maestro.

Quando Frua, in rotta con Attilio Farina, lascia l’azienda, il giovane tuttofare ha da poco completato un corso serale di disegno. Si trova con la matita in mano e in officina, alle prese con una nuova Alfa Romeo per Mario Revelli di Beaumont.

RIEN NE VA PLUS

Un patrimonio di automobili sequestrato dalla Guardia di Finanza diventa un’esposizione al Mauto.

La collezione di veicoli d’epoca e di lusso esposta al Mauto fu sequestrata a Genova nel 2018 dalla Guardia di Finanza, nell’ambito di un’operazione internazionale denominata “Rien ne va plus”. I veicoli, complessivamente 20 per un valore di oltre 1 milione di euro, appartenevano a un evasore apparentemente nullatenente e 9 complici operanti tra Genova, Maranello, Montecarlo, Costa Azzurra e Regno Unito; l’organizzazione criminale li aveva destinati ad essere commercializzati in diversi Paesi anche attraverso rinomate case d’asta. La Procura della Repubblica di Genova li ha affidati in custodia al Mauto, dove potranno essere conservati in modo adeguato alle loro caratteristiche tecniche e storiche.

Tra le auto sequestrate nell’operazione figurano:

·        Una LAMBORGHINI MURCIELAGO LP 670-4S V del 2009;

·        Una FERRARI 430 SCUDERIA del 2009;

·        Una PORSCHE 981 BOXTER del 2014;

·        Una FERRARI 360 CHALLENGE STRADALE del 2003;

·        Una AUTOBIANCHI, BIANCHINA TRASFORMABILE del 1960;

·        Una FIAT NUOVA 500 D JOLLY GHIA CAPRI del 1959;

·        Una BMW ISETTA 300 del 1959;

·        Una FIAT 600 MULTIPLA del 1964.

È molto d’effetto, poi, il contrasto tra la suddetta Porsche e la carrozza al suo fianco. Si tratta di una carrozza francese del secolo XVII, periodo in cui i cavalli erano il “motore” per eccellenza e l’automobile non esisteva ancora.

Carrozza francese del secolo XVII

Ora, visto che siamo in tema di particolarità e stranezze, voglio proporvi una breve carrellata di vetture che – per le loro caratteristiche e/o per la loro storia – rientrano appieno nella categoria delle auto degne di nota, ma di cui ancora non vi ho parlato.

 Partirei con una LAND ROVER 109 “AZIZA”: vettura del 1967, Regno Unito, il cui nome – Aziza, per l’appunto – in arabo significa carina. Questo appellativo le fu dato dall’architetto e fotografo Nino Cirani (1926-1998) che battezzò, sin dal 1962, i 6 veicoli usati nelle sue spedizioni in giro per il mondo. Partito il 2 luglio 1968 da Genova, destinazione New York, insieme all’Aziza e al compagno di avventure Nino Pascotto, viaggiò per 11 mesi (326 giorni), per 102.000 km, attraverso 18 paesi. Per attrezzare la vettura ad affrontare questo viaggio gli ci vollero 1.500 ore di lavoro, ma ne uscì una macchina perfetta che sopportò la prova con onore, in maniera efficiente e senza neanche la necessità di cambiare le balestre o la frizione.

Un’auto interamente in legno? Al Mauto c’è anche questo… Nel 1928, infatti, Le Corbusier disegna la VOITURE MAXIMUM, frutto del suo approccio razionalistico. Essa privilegia il contenuto alla forma, senza concessioni al superfluo. La proposta, però, si è fermata ai disegni tecnici in scala ridotta e non si è mai sviluppata in una maquette tridimensionale. Giugiaro, in collaborazione con Fideuram, decide nel 1987 di materializzare il progetto con un modello in legno fresato in scala 1:1. Al car designer interessano anche le intuizioni del grande architetto in materia di utilizzo degli spazi interni: esegue quindi due figurini a tempera, che favoriscono una corretta valutazione dei temi anticipativi del progetto.

Voiture Maximum

 

 

LANCIA FLAMINIA QUIRINALE, anno 1961. Le chiamavano “presidenziali”: debutta portando la Regina Elisabetta al Quirinale.

Lancia Flaminia Quirinale

MATRA BUGGY BERTONE, anno 1971, Francia. Alla fine egli anni Sessanta la Dune Buggy è di moda in Europa. Anche Bertone presenta la sua versione al Salone di Parigi del 1970 con design di Marcello Gandini e meccanica della Simca 1200s Coupé. E a me, quando sento parlare di Dune Buggy, viene subito in mente uno dei film con Bud Spencer e Terence Hill, “…altrimenti ci arrabbiamo!” (del 1974). E un   attimo dopo mi ritrovo a canticchiare: “Come with me for fun in my buggy…” (da “Dune Buggy” di Oliver Onions).

Matra Buggy Bertone

 

ASTON MARTIN DB5. Prodotta dal 1963 al 1965, rispetto alla DB4 esteriormente ha piccoli particolari modificati per un utilizzo migliore: la cornice dei fari risulta più larga per evitare l’infiltrazione d’acqua e, in alcuni modelli, sono presenti sul muso degli indicatori di direzione color arancione. La carrozzeria è stata disegnata dall’italiana Touring e costruita in Inghilterra su licenza; ogni Aston Martin DB5 riporta sulla carrozzeria la scritta “Superleggera” che identifica la Carrozzeria Touring. La DB5 è uno dei modelli più famosi della casa inglese grazie alla sua iconica presenza sul grande schermo come auto di James Bond in numerose delle trasposizioni cinematografiche delle avventure del celebre agente segreto.

Aston Martin DB5

 

 

 

FERRARI TESTAROSSA MONODADO, anno 1987. Design estremo per la sportiva per eccellenza, con finiture e affidabilità ai massimi livelli: un riuscito mix tra le tendenze Pininfarina  degli anni Ottanta e la tipica personalità delle sportive Ferrari.

 

 

Ferrari Testarossa Monodado
 


 

BUGATTI 35 A. Francia, 1925. Ettore Bugatti, geniale tecnico e poi anche costruttore di automobili, milanese di nascita trasferitosi in Francia, a Molsheim (Alsazia), dove apriva una fabbrica presto diventata famosa nel mondo, deve parte  alle macchine da corsa costruite nel primo dopoguerra. Già nel 1925, la Tipo 35 fu affiancata da una versione semplificata, denominata Type 35 A, tale modello era paragonabile ad una versione stradale di una vettura da competizione, destinata a clienti che apprezzavano le belle vetture sportive e il piacere di guida, ma che non avevano molta esperienza in campo agonistico. Si distingueva dalla Tipo 35 per il motore meno potente. Fu prodotta fino al 1929. [Collez. Mauro Ferrari, Brescia]

Bugatti 35A

ALFA ROMEO 6 C 1500 MILLE MIGLIA SPECIALE. Italia, 1928. Il primo modello della Serie 6 C fu la 1500 Normale, con un motore 6 cilindri a un solo albero a camme in testa, seguita dalla 6 C 1500 Sport munita di testa a due alberi a camme, smontabile. Nel 19281500 Normale e la 1500 Sport vennero affiancate da una piccola serie di 1500 MMS (Mille Miglia Speciale). Era un esperimento interessante: il motore, spostato indietro di 200mm, faceva posto a un compressore tipo Roots davanti al propulsore. Il serbatoio del carburante, maggiorato a 95 litri, venne posizionato dietro i sedili invece che sulla parte posteriore del telaio. Questo nuovo modello, riservato alle competizioni debuttò alla Mille Miglia del 1928 condotto da Campari e Ramponi, che vinsero alla guida di una versione con compressore. [Collez. Federico Göttsche Bebert, Cuneo – Colle della Maddalena]

ALFA ROMEO P2. Italia, 1930. È la versione modificata della “P2” da corsa progettata da Vittorio Jano, che al suo esordio nel 1924, pilotata da Antonio Ascari, vinse la 200 Miglia de Il circuito di Cremona, prima di una lunga serie di vittorie tra cui il G. P. d’Europa con Giuseppe Campari e Ascari, il primo Campionato del Mondo con Gastone Brilli Peri, il G. P. di Monza e la settima edizione del Circuito d’Alessandria (denominato Circuito Pietro Bordino) con Achille Varzi. Il tipo modificato nel 1930 si affermò, fra l’altro, al Circuito di Alessandria e alla Targa Florio di quell’anno, ancora con Achille Varzi. Il modello “P2” è considerato il capostipite di tutte le celebri Alfa romeo da corsa. [Dono di Alfa Romeo spa, Milano]

FIAT 1200 GARDEN CAR, del 1958. La “Garden Car” è una gardinetta lanciata da Vignale nel 1957 e prodotta per un paio d’anni in una manciata di esemplari. Questo genere di carrozzeria era pensato per unire la praticità del grande piano di carico con uno stile elegante. Disponibile sui modelli Fiat 1100 e 1200 era caratterizzata dalla verniciatura bicolore, molto in voga all’epoca. [Collez. Lopresto, Milano]

E, proprio all’ingresso, c’è una macchina che oltre che per le linee si fa notare soprattutto per il colore… È una LAMBORGHINI DIABLO SE 30 del 1994. Ha un’aggressività prepotente, sottolineata dalla sbilanciata volumetria della parte posteriore che evidenzia la potenza del motore V12. È la supercar erede  della Countach, disegnata anch’essa da Marcello Gandini e progettata dall’ingegnere Luigi Marmiroli.

Lamborghini Diablo SE30

 

Ma al Mauto ci sono anche delle moto!

Tris di Harley Davidson

 

·        Una HARLEY DAVIDSON HERITAGE SOFTAIL del 1999;

·        Una HARLEY DAVIDSON FLSTS CUSTOM del 1999;

·        Una HARLEY DAVIDSON ROAD KING FLHRC del 2016.

Per ovvie ragioni NON ho inserito TUTTE le vetture e gli oggetti presenti nel Museo, ma confido nel fatto che - in questo modo – siate maggiormente invogliati ad andare a visitarlo e a scoprire coi vostri occhi - e/o con gli altri sensi - le meraviglie in esso contenute.

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

·        Fino al 9 gennaio 2022 sarà visitabile la mostra “Quei temerari delle strade bianche”: 40 immagini scattate dal fotografo Adriano Scoffone nelle edizioni tra il 1925 e il 1930 della corsa in salita Cuneo-Colle della Maddalena. Tra i miti dell’epoca immortalati da Scoffone c’è anche Nuvolari. In esposizione anche tre delle vetture che si sfidarono, inserite nell’impianto scenografico e di storytelling curato da Giosuè Boetto Cohen in collaborazione con Angelo Sala, già direttore dell’allestimento scenico del Teatro alla Scala.

·        Il Mauto (e il Museo del Cinema) festeggiano – in un progetto condiviso – i 60 anni della Jaguar E-Type e del fumetto che fece di questa vettura il proprio cavallo di battaglia, ovvero Diabolik. La mostra – visitabile fino al 6 marzo 2022 – prevede l’esposizione della E-Type sia nella versione coupé nera, sia in quella Spider rossa. Dedicate al celebre personaggio mascherato anche la Fiat 500 Diabolika e la Citroën DS 19, auto dell’ispettore Ginko nella saga di Diabolik. La mostra nasce da un’idea di Giosuè Boetto Cohen.

·        Perché poco fa ho detto che il Museo è visitabile con tutti i sensi? Perché l’accessibilità al Mauto è a 360° grazie a un nuovo percorso inclusivo. In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, infatti, è nato un progetto bello e utile per tutti coloro che hanno difficoltà visive o uditive in quanto il percorso museale prevede la traduzione dall’audioguida in lingua dei seni. All’interno dell’app di guida del Museo, nel menu delle opzioni linguistiche sono infatti presenti la LIS – Lingua dei Segni italiana e la IS – International Sign Language. Sono inoltre presenti sul percorso pannelli tattili con mappe, disegni in rilievo con testi in braille e modelli in resina con tecnica ad esclusione e particolari realizzati con stampante 3D: ogni modello è corredato da audiodescrizioni, attivabili tramite QR Code a rilievo e tecnologia NFC, che raccontano l’auto e forniscono curiosità e informazioni in italiano e in inglese.

·        Il progetto è a cura di Sara Corda – MAP Associazione Culturale e di Rocco Rolli – Tactile Vision onlus.

·        Pochi giorni fa è nato il nato il MautoStore, un bookshop indipendente dal Museo, ma punto di riferimento per tutti gli amanti dell’automobilismo.  È accessibile a tutti e non necessita di biglietto pur essendo aperto tutti i giorni secondo gli orari del Museo.

·        Ringrazio sentitamente la Responsabile dell’Ufficio Stampa del Mauto – Lorenza Macciò – che mi ha garantito libero accesso alle sale del Museo.