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martedì 16 agosto 2016

“IL PROFUMO” di Patrick Süskind. Edizioni TEA.






TRAMA
Siamo nella Francia del 1700, sommersa da una cappa di odori disgustosi e nauseabondi. Il 17 luglio 1738, in mezzo a tutte queste esalazioni pestilenziali nasce Jean-Baptiste Grenouille, unico essere umano senza odore, ma con un dono straordinario: la capacità di percepire, incanalare nelle proprie narici, catalogare in sé e imprimere in modo indelebile nell’archivio della propria memoria ogni tipologia di odore, indipendentemente dalla sua distanza. All’inizio Jean-Baptiste non è selettivo o schizzinoso, ma arde dal desiderio di apprendere e racchiudere in sé ogni tipo di odore, quasi a crearne un vastissimo catalogo mentale. Dal profumo più intenso a quello più delicato e impercettibile; dal puzzo più nauseante e insopportabile a vaghi e indistinguibili – ad un naso comune – sentori di putrefazione, zaffate di cloaca e olezzi vari. Pian piano il suo naso diventerà sempre più esigente, fino a desiderare di “possedere” letteralmente ogni odore. Sarà questo a spingerlo a commettere il primo omicidio di una lunga serie. La sua sete di conoscenza degli odori lo porterà in un viaggio attraverso il quale cercherà di apprendere tutte le tecniche di estrazione e di distillazione dei profumi. La sua brama ossessiva lo porterà a viaggiare non solo per tutta la Francia, ma anche e soprattutto dentro sé stesso. Dopo sette anni trascorsi in completa solitudine a cibarsi di ricordi e a dissetarsi, fino all’ubriachezza, di fragranze olfattive, deciderà di creare un profumo per sé, un profumo perfetto. Altri delitti si accoderanno al primo, finché Süskind non guiderà il lettore verso un finale a sorpresa dai risvolti talmente mozzafiato da sfociare nella magia più pura.


IMPRESSIONI
Terminato di leggere “Il profumo” vi accorgerete di avere le narici sature di stimoli odorosi e di ogni esperienza olfattiva compiuta dal protagonista. Vi  sembrerà di aver letto il libro ad occhi chiusi, sfruttando come senso uno dei più sottovalutati: l’olfatto. Vi stupirete di quanto sia possibile percepire i contorni, la costituzione e la natura di cose, persone e animali solo grazie alla descrizione del loro odore.
Ecco che grazie a questo romanzo il naso è rivalutato e oltre a rappresentare un’appendice più o meno pronunciata del viso, torna ad essere un utile strumento per analizzare il mondo.


IL PROTAGONISTA
Grenouille è una creatura fuori dal comune, straordinaria, che incute quasi timore. Non ha odore e pertanto è impossibile sentirlo arrivare; è impossibile notarlo subito, ma quando lo si nota non si può non rimanerne sconvolti. E’ vuoto e freddo Jean-Baptiste, ma nonostante questo possiede l’istinto di voler essere amato. Non ha un’anima e tutti lo considerano il figlio del Demonio, ma egli stesso si autodefinisce, invece, un Dio. E’ presuntuoso Grenouille, ma totalmente assorbito dal proprio scopo di fabbricarsi un’anima, si camufferà spesso dietro una maschera di finta ingenuità, di finto servilismo, di finta goffaggine. Arriverà persino ad instillare nel lettore il dubbio che sia davvero ingenuo e il suo agire non sia dettato dall’arroganza, ma al contrario, sia dovuto all’ingerenza di un crudele destino nella sua miserabile vita di genio degli odori.

L’AUTORE E IL SUO ROMANZO
Come Grenouille ha creato il profumo perfetto, così Süskind ha creato il romanzo perfetto miscelando in dosi accurate gli ingredienti per distillare una narrazione inebriante. Nel suo “Il profumo”, Süskind ha mescolato il romanzo filosofico al romanzo storico, al thriller, nonché al giallo (anche detto noir), all’erotico e persino al fantasy e al fantascientifico. Nel suo capolavoro alchemico, Süskind si è lanciato in una profonda dissertazione sul valore degli odori, inserendola e incorniciandola in un’attenta e accurata ricostruzione storica che tratteggia il 1700 (pre-rivoluzionario) francese. Il talento di Süskind risiede nel fatto di aver creato un romanzo dalle sfumature erotiche, ma senza cadere nel volgare; e benché ci siano anche molti altri generi racchiusi nel suo romanzo, egli non sconfina mai nell’eccesso di questi. Non troveremo, quindi, horror a partire dal giallo, splatter a partire dal thriller o banalità e squallore a sostegno della struttura de “Il profumo”. Süskind ha creato una narrazione basata su uno dei sensi più sottovalutati, sortendo l’effetto di rivalutare la potenza dell’olfatto. Questa innovazione letteraria ha permesso all’autore di condurre e di mostrare ai lettori una Francia del 1700 facendogliela “annusare” con l’ausilio di vivide “immagini olfattive”. E non solo. Süskind ha descritto con dovizia di particolari tutti i procedimenti scientifici adottati per la creazione dei profumi e delle essenze; nonostante questo, il lettore non si trova esausto o annoiato alla fine del suo viaggio, ma semmai arricchito. Questo accade perché le descrizioni di Süskind non sono lungaggini sterili e fini a loro stesse, bensì un essenziale coronamento di un romanzo “scolpito” a 360 gradi, il completamento di una narrazione a tuttotondo.